Interview – Marcos

É uscito venerdì 17 novembre 2023 su tutte le piattaforme digitali il primo disco solista di Marcos, musicista e autore, già noto per il suo ruolo in diverse formazioni (Seven Jay, Laika Vendetta, Hoka Hey). Questo EP dal titolo “Gradi di libertà“, è un disco personale, sentito e stratificato di influenze che partono dall’alternative rock, un nuovo capitolo e un nuovo inizio per l’italo brasiliano Marcos Cortellazzo, che nel titolo richiama un concetto di Statistica, intesa come scienza. Il gioco del Tris spiega infatti al meglio i gradi di libertà: ogni casella vuota rappresenta una “libertà” e a mano a mano che viene presa una scelta (X/O), le possibilità per l’avversario si riducono. Nel gioco, chi ci sfida crea dei vincoli tramite le sue scelte, lasciando a noi sempre meno spazio di movimento. Questo accade anche nella vita!

Noi lo abbiamo intervistato, iniziando dalle sue influenze musicali, quelle scontate e quelle non, e finendo col chiedergli quale domanda avremmo assolutamente dovuto fargli.

Quali sono le vostre influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai? 

Ciao, ogni volta che penso alle mie influenze musicali mi risulta difficile trovare questo o quell’artista. Tuttavia non è raro che mi dicano quanto il mio sound si ricolleghi alla musica rock anni 90. Ho suonato pop-punk nella mia prima formazione quando avevo 16/17 anni, poi ho svoltato verso il territorio alternative rock alla Teatro degli Orrori, oggi di preciso ancora non saprei dirti, a parte appunto un generico “anni 90”. Non ti aspetteresti che ascolto bossa nova, MPB e insomma tanti artisti brasiliani, e che in futuro si sentiranno forse di più queste influenze. Ah, spesso in auto ascolto quei brani tipo liscio delle radio locali, mi mette allegria come suonano la fisarmonica. 

Ci fai un riassunto di quelle che sono state le tue precedenti formazioni musicali? C’è qualche esperienza che ti ha segnato più delle altre?

Seven Jay, Laika Vendetta, Normale, Hoka Hey. Ognuna mi ha insegnato il valore della critica, la condivisione di un sogno, il sacrificio, l’equilibrio tra l’ascolto degli altri e quello che vuoi tu. Insomma sono state scuole super importanti e sono felicissimo di quanto è stato. Ognuna di esse mi ha segnato, senza fare classifiche, perché nessuna è stata meglio di un’altra in termini di lezioni da apprendere.

Come mai hai scelto di chiamarti semplicemente “Marcos”?

Perché un giorno mi sono detto che un nome d’arte per me sarebbe stato uno schermo, una maschera, per mettere una distanza tra me e quello che scrivevo. Più per quanto riguarda i testi che le musiche. Quindi mi piace dire che ho abbracciato il mio nome.

La chitarra è stato il tuo primo strumento musicale? Come l’hai scelto?

Improvvisamente,…vedendo suonare mio zio. La stessa chitarra che mi fulminò oggi la suono, me l’ha regalata qualche anno fa.

E quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?

Ti senti mai completamente soddisfatto dei brani che scrivi?

No, :’)!

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