I dischi dell’anno 2014

Siamo stati offline per un po’ di tempo, ma no abbiamo di certo smesso di ascoltare musica durante questo periodo di inattività. Come tutti gli anni abbiamo rispettato la tradizione e compilato le nostre personalissime classifiche dei dischi dell’anno.

La classifica è stata realizzata sfruttando la top 10 personale di ogni collaboratore, attribuendo un punteggio differente in base alla posizione, con un “premio” per i dischi posizionati più in alto in classifica. Ecco qua dunque la nostra top 20 dei migliori album usciti lo scorso anno.

20. Havah – Durante Un Assedio
havah

Il secondo album di Michele Camorani (Havah) è un monolite granitico di suggestioni post-punk. Ogni brano è ispirato ad una vera battaglia avvenuta nel corso dei secoli precedenti. Un disco che porta avanti con fierezza il vessillo della new-wave nostrana.

19. Ghemon – ORCHIdee
ghemon

Ghemon con il suo album ORCHIdee è riuscito nell’impresa di far apprezzare l’hip-hop anche a chi non è proprio amante del genere. Certo siamo consapevoli che i “puristi” storceranno il naso, ma a noi interessa poco. Il punto è che ci siamo identificati molto in questo album, lo abbiamo cantato spesso mentre lo ascoltavamo in cuffia in giro per la città e ci siamo ritrovati nei testi: insomma ORCHIdee ci piace e merita di stare in questa classifica.

18. Artemoltobuffa – Las Vegas Nel Bosco
artemoltobuffa

Quando un ottimo artista torna dopo tanti anni, può capitare che cambi completamente strada o che resti sul proprio percorso abituale ma magari senza lo smalto di un tempo. Alberto Muffato, invece, riprende molte cose del suo disco precedente del 2007 e le fa semplicemente meglio. Suono ricercato che però suona fresco e scorrevole, melodie di spessore e testi che seguono la parte musicale nel loro essere di alto profilo risultando allo stesso tempo capaci di toccare tanti ascoltatori nelle corde giuste.

17. Godblesscomputers – Veleno
godblesscomputers

Veleno è un viaggio che oscilla con coraggio fra diverse polarità. Lorenzo Nada aka Godblesscomputers, giovane romagnolo con un’importante parentesi di formazione a Berlino, dà vita ad un lavoro che si muove efficacemente tra sperimentazione e immediatezza. Una costante contaminazione fra natura (in What we’ve lost viene campionato il suono del legno) e artificio, alterna sfoghi tribali (Yuan) e tratti ambient. In un momento di ottima forma per l’elettronica italiana (Populous, Clap! Clap!, Sin/Cos, Stri) Veleno è una raffinato lavoro di artigianato e ricerca musicale.

16. Maria Antonietta – Sassi
mariaantonietta

Gli elementi stilistici del suo esordio ci sono ancora tutti: rock, punk, chitarra e voce ma quello veramente diverso è l’atteggiamento. Una nuova visione della vita secondo il principio biblico da cui arriva il titolo: ora i sassi sono da raccogliere non più da lanciare apre le porte a testi di più ampie vedute frutto di una inevitabile maturità. La felicità minata sempre da qualcosa che la può minacciare, anche solo per la paura che tutto sia un sogno, il timore di perdere tutto in un attimo confermano Letizia Cesarini come un’artista capace di scavare profondamente nel proprio animo e riuscire ad esprimerlo in modo totale.

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