Intervista: Gaia Morelli

Uscito il 12 aprile scorso per Panico Concerti e Dischi Sotterranei, La Natura Delle Cose è il primo album solista per la cantautrice piemontese Gaia Morelli.

La malinconia e la visione unica e particolare del mondo che la circonda ci ha molto incuriosito e le abbiamo fatto qualche domanda.

Ecco cosa ci ha raccontato.

IR: Con questo album solista, molto diverso dalla tua precedente esperienza dei Baobab!, quale parte di te hai voluto far uscire?

GM: Ho voluto far uscire il mio gusto personale con urgenza e questo mi ha aiutato a maturare tutta la parte di scrittura e composizione di musica.
Questo passaggio ha aiutato molto anche la mia maturazione a livello strumentale; è molto più stimolante suonare qualcosa che ti appartiene davvero.


IR: I tuoi brani raccontano della ‘provincia’ da cui sei dovuta andare via per riuscire a crescere. Non credi che sia comunque una cosa che se non ci fosse stata non avresti potuto esternare le tue emozioni allontanandoti?

GM: Sicuramente. Credo comunque che ogni cosa che accade abbia una motivazione di esistere e non ho rimpianti di aver vissuto parte della mia vita in quei luoghi.

Adesso provo una sorta di tenerezza per la provincia, sono tornata a bazzicarci durante la realizzazione di questo disco e ora sto costruendo nuovi ricordi. Non escludo di tornarci in un futuro.

 
IR: Il brano Siamo Stonati mi ricorda una quarta di copertina di un fumetto: “Ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”, nel tuo caso sostituirei “infelici” con “stonati”.

Sei d’accordo?

GM: Sono d’accordo e il termine “infelice” non deve avere un’accezione esclusivamente negativa.

Nel brano mi piaceva utilizzare la parola “stonati” proprio perché ricorda un’adolescenza imperfetta, colma di errori e questa non deve essere obbligatoriamente una cosa negativa, ma anzi può acquisire un valore aggiunto.


IR: Sempre riguardo alla necessità di evadere in Geografia sembri voler fuggire dal passato senza dimenticare gli errori.

GM: In questo brano parlo di una storia d’amore non conclusa nel migliore dei modi. Per non cadere totalmente nel dolore di pancia, mi rifugio negli spazi più stretti della testa dove posso sbarcare appunto “in posti meravigliosi” e creare il mio scenario sicuro.

Il periodo nel quale ho scritto questo brano non è stato dei più floridi e questa canzone ne è sicuramente la migliore rappresentazione.


IR: Il brano che mi ha più colpito è Ti racconto, è così difficile essere accettati e necessario scappare?

GM: Non è necessariamente difficile. Penso comunque sia un sentimento abbastanza universale, tutte le persone che ho conosciuto e frequentato in periferia erano accomunate da questo bisogno di fuga. Questo non voleva per forza significare che nella nostra bolla non eravamo accettati, ma era sicuramente più facile trovare situazioni dove rappresentavamo la pecora nera, quindi pesanti da sopportare.


IR: Quale dei pezzi ha richiesto più lavoro di altri?

GM: Potrei dire Siamo Stonati. Abbiamo messo più volte le mani sul ponte che collega le due parti dei brani, dato che non eravamo mai soddisfatti del passaggio.

Abbiamo poi trovato delle soluzioni minimali a livello strumentale, che ci hanno soddisfatto.


IR: So che la qualità di un album non è determinata dalla durata, il tuo dura 30 minuti e ho visto che è una tendenza (Any Other, Andrea Poggio, Colombre, Lucio Corsi…). E’ vero che viviamo con un problema di attenzione degli ascoltatori, tu cosa puoi dire a tua discolpa? 😀

GM: A parer mio, al momento, focalizzarsi sulla durata dei brani è più una cosa performante che altro. In questo periodo storico è importante tornare a una visione di disco inteso come contenitore di brani che abbiano senso di coesistere insieme.

È altrettanto importante prendersi il proprio tempo per maturare un lavoro per intero. Sono fiduciosa che si possa tornare – che si stia tornando nel piccolo – a una visione di dischi intesi come lavori dedicati e completi.

Detto ciò, sono una grande sostenitrice dei brani di lunga durata, ma devono personalmente acquisire un senso logico se si vuole intraprendere questa strada. E aggiungo che trovo difficile scovare qualcosa di sensato a livello nazionale.


IR: Porterai live l’album? Se sì con che formazione?

GM: Avrò la fortuna di portare il mio disco dal vivo perlopiù in quintetto. Saremo quindi batteria, basso elettrico, tastiere, due chitarre e due voci.
Per alcune date sarà complicato spostarsi, di conseguenza avrò anche una formazione in duo: chitarra acustica, chitarra classica e due voci.

IR: Questa è una domanda che faccio a tutte le ragazze che intervisto e non vedo l’ora di non farla più: il mondo della musica è notoriamente maschilista, tu hai avuto esperienze in negativo rispetto a questo aspetto?

GM: Quale ambiente non è maschilista? 🙂 Innumerevoli volte mi sono capitate situazioni paradossali, soprattutto i primi anni nei quali ho iniziato ad approcciarmi a questo mondo. Poi, essendo tendente alla timidezza, è stato ancora più complesso contrastare certi comportamenti, anche se necessario molte volte. Con il tempo ho imparato a essere diretta, dato che purtroppo alcune persone non si rendono conto di determinati atteggiamenti. Comunque tutt’ora mi capitano situazioni spiacevoli di questo tipo.

IR: Quali sono i tuoi ascolti in questi giorni?

GM: Questi dischi:

W H O K I L L – Tune-Yards

Only God Was Above Us – Vampire Weekend

Dry – PJ Harvey

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *