Intervista: Anna Castiglia

Ogni tanto bisogna superare i pregiudizi indie-snob che perseguitano ed andare a sentire anche chi, come Anna Castiglia, ha fatto parte di un circo, non quello dei tendoni ma quello della TV, quello che inizia con la X e anche dall’ex cantante dei Bluvertigo.
Bisogna pensare che c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ di cui nessuno parla e di questo ho chiesto alla gentilissima Anna.

IR: sei nata a Catania, poi ti sei trasferita a Torino e ora abiti a Milano.

AC: esatto! Questi trasferimenti sono nati tutte dalla necessità di cambiare qualcosa e di costruire qualcosa di nuovo.
Il primissimo trasferimento da Catania a Torino, a diciott’anni, come molte persone della mia età l’ho fatto per cercare di fare musical, canto, danza, recitazione in un’Accademia. In realtà per fare anche musica. Arrivando a Torino ho scoperto che era possibile fare musica come lavoro ma ero molto giovane, non sapevo ancora bene cosa mi piacesse. Era già tanto che avessi dato una prima opportunità all’arte, perché non ero tanto fiduciosa. Pensavo, nel caso anche di fare una qualunque facoltà universitaria che comunque potesse avere un qualcosa di artistico, come comunicazione oppure design, cose così, ma per fortuna ho avuto il coraggio fare l’accademia. Arrivai seguendo mia sorella gemella che si voleva trasferire a Torino per fare circo contemporaneo in un’accademia. Lei mi ha fatto dato la motivazione che mi mancava per trasferirmi. In effetti l’idea di restare a Catania,  senza di lei non mi piaceva. Oltre frequentare l’accademia di musical frequentavo la città e i vari locali, e lì ho capito che c’era la possibilità di proporre la propria musica originale, inedita, cosa che a Catania non è molto presente.

Io già suonavo e cantavo nei locali ma solo piano bar con un repertorio di cover infinito.

Durante la gli anni di accademia ho capito che la mia direzione era proprio quella, perché anch’io avevo canzoni mie, ma ancora non le portavo in giro. Poi ho iniziato a fare con concerti interi con solo di canzoni mie.

Ho resistito fino a dopo il Covid ancora due anni a Torino dopo i tre anni d’accademia,  provando a fare solo musica, ed è stato complesso ma ce l’ho fatta a tirare avanti.

Ma ovviamente per sopravvivere ho fatto un po’ di tutto,il servizio civile ad esempio, ma non ero felice e ho deciso di ricominciare a studiare e mi sono iscritta al Conservatorio di Milano e mi sono trasferita.

Tra il 2023 e quest’anno è successo un po’ di tutto, la mia vita è cambiata totalmente e finalmente la musica ha preso veramente piede. Sono strafelice.

IR: Tra i progetti di cui hai fatto parte a Torino la cosa che mi ha colpito tantissimo è Canta fino a 10 il collettivo che hai creato con altre ragazze.

AC: Sì volentierissimo! Canta fino a 10 è un collettivo femminista di cantatrici ed è nato a Torino, ne fanno parte Rossana De Pace, Francamente(Francesca Siano),Cheriach Re ( Valeria Rossi) e Irene Buselli, in quel periodo eravamo tutte a Torino ma ora viviamo tutte in altri posti: in due siamo a Milano, un’altra abita a Berlino, una a Genova e una a Como.

Ma anche se non siamo più a Torino cerchiamo di passarci ogni volta che possiamo, perché ci chiamano spesso per suonare! Il nome sta girando ed è bella questa cosa e a breve faremo un mini tour al sud e ne avevamo già fatto uno in Puglia.

IR: in cosa consiste un vostro concerto?
AC: per prima cosa  d’impatto è che stiamo sul palco tutte insieme. Ci siamo rese conto che vedere 5 donne faceva effetto, cosa che non fa vedere 5 uomini, perché è più o meno la normalità invece tante donne insieme ‘strania’.
Il nostro obiettivo intanto è cercare di portare le voci femminili sui palchi tutte assieme, per amplificare il nostro messaggio e dimostrare che è possibile e far vedere che ci sono tante cantautrici, nonostante i festival siano prevalentemente quasi tutti al maschile, solo che bisogna scoprirle!

In concerto ognuna di noi fa le proprie canzoni del proprio repertorio ma sul palco collaboriamo tutte insieme.

Non potendo provare molto teniamo gli arrangiamenti ad un livello base ma efficace: cori, arrangiamenti vocali e poi ci passiamo la chitarra un po’ come un testimone, anche questo è un simbolo di cooperazione tra donne per distruggere anche quello stereotipo secondo cui tra noi c’è competizione, che è anche vero, ma il motivo non deriva da noi, noi siamo solo vittime di questa cosa e bisogna distruggerla.

Pensa alle etichette che gli addetti ai lavori ci propongono quando pubblichiamo qualcosa: ”la voce femminile più bella”, “la cantante rap più bella”, come se essere donna fosse un genere musicale a sé e si crea invidia.
Bisogna assolutamente distruggere questo modo di vedere il nostro lavoro facendo rete con la sorellanza, non sto scherzando.

IR: in passato hai fatto da opener per I Tre Allegri Ragazzi Morti, a Vinicio Capossela, Manuel Agnelli e Max Gazzè.
Immagino che fare da spalla abbia ampliato il tuo pubblico.

AC: fare le aperture è stato per me utilissimo, perché il pubblico degli altri, almeno quello che ho conosciuto aprendo questi artisti che all’inizio reputavo totalmente lontani da me, perché non facciamo cose simili,  è in realtà un pubblico molto aperto. A pensarci dopo, e prima ero terrorizzata di dover cantare davanti a chi non sapeva chi fossi, è un tipo di pubblico che ascolta tante cose, e anche gli artisti in sé sono eclettici, particolari e curiosi.

Quindi sono stata accolta benissimo e di conseguenza seguita, anche tutt’ora, in modo fedele proprio da chi mi ha visto all’apertura di Agnelli o dei Tre Allegri ragazzi morti anche se ormai è stato diversi anni fa.
Per Max Gazzè, più simile a ciò che faccio, ero meno spaventata e molto orgogliosa di essere lì.

Poi pensi sempre che dovrai suonare non davanti a chi aspetta te ma un altro e non è detto che tu sappia scaldare il pubblico, però per fortuna è sempre andata bene e dalle aperture ho ricavato tantissimo pubblico anche duraturo.

IR: le tue esperienze di teatro e danza riesci ad inserirle nei tuoi live?

AC: per ora cerco di dare un po’ di spazio alla recitazione. Faccio qualche monologo semplice, musicato, come se fosse una canzone, ma parlata.

Il mio obiettivo è proprio e piano piano lo sto scrivendo, creare più uno spettacolo musicale, però che possa includere la recitazione, la danza, la danza o cose come il tip tap ma come strumento musicale non come ballo e cercare di riportare tutte queste discipline in un’unica cosa che non sia per forza un musical.

Penso che le discipline non si possono ma non si debbano necessariamente separare, le vedo come concatenate: porto la recitazione nel canto, la danza nel canto:l’una serve all’altra per avere più consapevolezza.

Non avendo una grande presenza scenica sul palco e poi con la chitarra che mi copre devo studiare come rendere il tutto efficace.

IR: invece i tuoi testi che per quello che finora hai pubblicato sono molto ironici anche se trattano di argomenti importanti. Hai qualche artista di riferimento?

AC: in realtà sì e no. Non è facile rispondere.  Sicuramente non ho dei riferimenti per quanto riguarda la scrittura ma ho dei gusti quindi so cosa mi piace e cosa no.
Sono così spugnosa che qualunque cosa potrebbe farmi da riferimento, magari ascolto per una settimana e poi basta un album di Vinicio Capossela e inconsciamente scrivo qualcosa che riporta a lui, se ci sono non sono né consapevoli né lineari.

Ho comunque altri brani che non sono sicuramente ironici e parlano d’amore e altri argomenti diversi da quelli che per ora si possono ascoltare.

IR:  ma anche i generi musicali che hai usato sono molto differenti, hai un approccio molto libero in questo senso.

AC: Sì, esatto, questa cosa è bella. Penso che chi fa musica se ne debba fregare della coerenza. Se si vuole fare un album con canzoni tutte diverse lo si deve fare. Gli artisti che fanno così sono quelli che apprezzo di più.

Spesso ci “invitano” ad essere coerenti perché “altrimenti il pubblico non ti riconosce”. Ci riempiono e imboccano di tutti questi canoni inutili, invece gli artisti devono fregarsene altamente.

IR: come vivi i social? Ormai mezzo imprescindibile per gli artisti.

AC: molto male(ridiamo ndr). Devo dire che patisco tantissimo questa pressione di dover far vedere sempre che stai facendo qualcosa, anche quando non è vero, oppure anche quando è vero, però devi far vedere che lo stai facendo in un modo assurdo, lo patisco perché quando vedo gli altri che lo fanno penso subito: “io non sto facendo nulla”, è terribile.

E poi il fatto di dover fare contenuti social, io spero che stia arrivando al suo termine. Intanto si sta iniziando a parlare sempre di più della condizione mentale degli artisti e delle artiste.

Sangiovanni (il cantante ha rinviato l’uscita dell’album per troppo stress ndr) ha dato il via e dopo si sono accodati e accodate subito un sacco di persone e io ne sono contenta. Bisogna rivendicare una sanità mentale e la stanchezza che porta questa pressione dei numeri, delle visualizzazioni e dei “mi piace”, che sono veramente assassini e deleteri e contro la musica.

Ti sembra possibile che il canone per scegliere una canzone del Festival di Sanremo sia le visualizzazioni?

E la musica che fine fa? Quindi io patisco un sacco questa cosa.

Dopo X Factor ho avuto un attimo di disorientamento verso i social a causa dell’esposizione mi ero bloccata, abituata alla mia “quotidianità social” ora c’erano molte più persone che mi seguivano e quindi molti più pareri per qualunque cosa: “togliti gli occhiali”, “se fai politica non ti seguo” e cose del genere, di qualunque genere!

Magari pubblicavo un post di qualcuno, di un’attivista che seguo ed era un problema. Ultimamente sto cercando di trovare un equilibrio con i social, se non ho voglia mi prendo dei giorni in cui non li uso e cerco anche di non starci anche per diletto. Sono delle droghe. Mi rendo conto che a volte ci entro senza motivo, solo per cosa? E’ assurdo.

IR: uscirà un disco a breve?

AC: non so ancora la data precisa ma so che sarà verso la fine dell’estate.

Sto facendo un percorso al contrario: prima il tour e poi il disco.(ridiamo ndr)

E’ una modalità di lavorare che condivido, adoro la mia manager e il mio team anche per questo: non mi obbliga a fare delle cose per forza canoniche con la compressione di fare il disco e poi portarlo in giro il tour, mi piace questa libertà.

Ovviamente dopo questo tour nei club in tutto aprile (comincia il 4 aprile da Catania e si conclude il 27 a Perugia ndr). Ci saranno altre date da maggio per tutta l’estate.Ci sarà un singolo che uscirà a fine aprile ma non posso dire altro.

IR: live sarai sola o con una band?

AC: Iavrò una band! Ne sono felicissima! Sarà una formazione insolita: io chitarra classica semiacustica, ci saranno tastiere e synth che faranno anche il basso, poi trombone e flicorno, una batteria mista con percussioni varie, ossia una batteria ridotta e poi conga e bongo.

Una cosa un po’ latina perché il mio gusto, ho scoperto è quello facendo le prove con loro. Durante l’estate sicuramente varierò tra band e duo, dipenderà dalle situazioni.

IR: quindi hai riarrangiato anche i brani che sono già usciti per il live.

AC: sì, assolutamente! Ho deciso di riarrangiare anche i pezzi che sono usciti, anche per dare la possibilità al pubblico cantare qualcosa.
Perché appunto, già è un concerto molto “pesante” non perché sia noioso, ma perché è tutto inedito, quindi la soglia dell’attenzione è veramente stressata.

Alcuni (ri)arrangiamenti sono molto particolari, per altri ho cercato di essere più fedele all’originale. Poi ci sarà anche la cover che ho portato X Factor, perché alla fine è stata una mia produzione insieme a Simone Matteuzzi, quindi quella la facciamo quindi sicuramente ci sarà qualcosa di cantabile.

IR: chi farà parte della band?

AC: li ho conosciuti tutti al Conservatorio, sono dei compagni di corso con cui avevo già suonato in alcune occasioni al Conservatorio. Dei sette originali sono rimasti in tre e per questi live mi hanno dato un limite di quattro, compresa me e va bene così. Ci sarà Simone Matteucci, con cui produco i miei pezzi alle tastiere, poi Massimo Marcer un bravissimo trombettista, suona anche con Roy Paci e è il più grande della band cosa di cui sono felice,  avere queste differenze di età è molto arricchente per noi, impariamo ogni giorno qualcosa, infine alla batteria e percussioni c’è Edoardo Golamperti.

IR:  iniziare a Catania l’hai scelto tu o è un caso?

AC: l’abbiamo scelto insieme. Non è un caso assolutamente voluto iniziare proprio da lì, da dove tutto è cominciato e perché sarà una grande festa e perché nessuno va mai al sud, e io farò tre date in Sicilia e sono stracontenta di portare la musica soprattutto dove non c’è.

IR: cosa stai ascoltando ultimamente?

AC: ultimamente sto ascoltando tantissimo il primissimo album di Amy Winehouse, Frank, che è stupendo, perché a livello di produzione è un’ottima reference per il mio album poi è tutto suonato, è reale e sto ascoltando quello, è questa la ‘fissa’ del momento. (ridiamo ndi)

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