Daniele Celona : Amantide Atlantide
GENERE: cantautorale.
PROTAGONISTI: Daniele Celona + Nadàr Solo + Levante
SEGNI PARTICOLARI: il primo Fiori e Demoni(2012),per la sua vena sfrontata e per il suo saper giocare con l’immaginario comune, ci era piaciuto tanto e per questo a tre anni di distanza abbiamo molte aspettative intorno al nuovo lavoro di Daniele Celona “Amantide Atlantide”. Come nel predecessore ci sono ancora i Nadàr Solo, fratelli di mille e più chilometri d’asfalto e c’e’ anche Claudia Lagona (aka Levante) la ‘sorella minore’ che lo ha voluto come chitarrista per il suo ultimo tour. Daniele non lo si può categorizzare nettamente come un semplice cantautore. I testi, a volte sognanti, a volte aggressivi e disarmanti sono centrali alle canzoni ma c’è quella parte giocata dal suono, che completa e amplifica il messaggio senza affossarlo.
INGREDIENTI: partendo dal singolo La colpa, graffiante riflessione che descrive un mondo impazzito, ruota intorno a personaggi che ormai a stento provano a risalire. Altra sponda è il brano (d’apertura) Amantide dove pene d’amore e rabbia s’incrociano per mandare tutti dove meritano e andarsene. Le direzioni emotive si intrecciano e il disco si dipana tra descrizioni d’umanità al tracollo spinta a gran voce alla rivalsa e cuori disperati in cerca di libertà(emotive). In Precarion si allude alla ben nota situazione sociale in cui siamo immersi in modo un (amaro) ironico in un susseguirsi di slogan accompagnati da chitarre dilaniate. I Nadàr Solo questa volta hanno un’impronta importante e la lasciano bene in vista, in Sud ovest, dedicata alla amata Sardegna dove Daniele ha le sue radici, si chiede rispetto per un mondo a parte, prezioso e importante.
Una delle migliori qualità rimane il totale innesto tra i testi e la musica che spesso dilata le visioni delle liriche creando atmosfere inaspettate. L’apice è raggiunto con il brano più lungo, Johannes, intricato tanto musicalmente quanto nelle parole si muove tra personaggi e situazioni disperate. Una prova vocale magistrale di Daniele e un intreccio di suoni, distorsioni ed effetti lo rendono complesso e sopra gli schemi abituali del cantautorato cosiddetto indie. Questo pezzo dal vivo potrà regalare molto. A tanto livore risponde Sotto la collina dove prevalgono gli aspetti lirici sulla ruvidezza delle chitarre per descrivere l’odio/amore per Torino, città in fermento e piena di voglia di tornare viva. Non ci si illuda, è un abbaglio, infatti con V per settembre si torna violenti e si invoca vendetta tanto duramente che il testo sembra accessorio alla musica che torna tagliente e piena di imprevedibili cambi di registro.
Gli aspetti sociali di Politique ci illustrano una visione sprezzante dello stato del mondo politico italiano mentre L’oro del mattino, piena di stop and go, la rivalsa può risiedere solo nel reagire. Il finale, riservato al brano Atlantide, vede la presenza della bella voce di Levante che si intreccia perfettamente con l’esecuzione vocale di Daniele, sempre più sorprendente. Musicalmente è il brano più ‘leggero’ del disco è un racconto d’amore tra speranze e (verrebbe da dire ‘ovviamente’) di dolorosi addii.
DENSITÀ DI QUALITÀ: finalmente Daniele Celona ha trovato una impronta musicale chiara, piena di spunti che vengono fuori ad ogni ascolto. L’uso della voce, la potenza deli suoni sono tutti elementi che completano il disegno di un album che descrive i dolori degli addii e l’amarezza dei sogni perduti illuminando l’unica via possibile: quella di reagire e se necessario fuggire e di farlo subito. Daniele Celona con “Amantide atlantide” è cresciuto e se continua così rischia di diventare un gigante.
VELOCITÀ: potente ed evocativa.
IL TESTO: “Rare come le tue scuse/ come tangenziali vuote/ come l’eco dei tuoi passi indietro/ amare come le tue accuse/ come code sulle strade/ come l’eco dei tuoi tratti in dormiveglia/ Dio non voglia li riveda ancora/ anche una volta sola.” da L’oro del mattino.
LA DICHIARAZIONE: “In quanto tempo hai composto i brani di Amantide Atlantide?
R. Normalmente si finisce per collettare in un disco il materiale nell’ultimo anno e mezzo circa. In questo caso però alcuni brani sono più datati. Precarion la facciamo dal vivo da molto tempo, l’ ho scritta praticamente subito dopo l’uscita di Fiori e Demoni. Sotto la collina è invece il classico brano nel cassetto che ho tirato fuori perché mi serviva un momento acustico, di “decompressione”, da inserire a metà playlist.” (dalla nostra intervista)
ASSAGGIO: