Interview – Leiden

É uscito venerdì 5 gennaio 2023 il nuovo singolo di Leiden dal titolo “Tutto se ne va”, un brano alternative pop con produzione orchestrale/cinematica, prodotto da VIANI. La canzone nasce subito dopo il rientro dalle vacanze estive dell’artista, qui Leiden, originario di Pescara ma di stanza a Milano, descrive la lontananza dalla propria città e dalla propria famiglia.

Le strofe sono frasi breve e dirette che fotografano esattamente la quotidianità malinconica e turbata dell’artista fuori sede. Nel bridge Leiden sussurra una parola dopo l’altra rendendolo così un discorso in crescendo d’intimità e vulnerabilità, che sfocia poi in un grido disperato nel ritornello. Quest’ultimo è un salto nell’immenso vuoto che prova ogni volta che parte e saluta casa, la strumentale ne è lo specchio, da delicata e flebile diventa epica, quasi apocalittica.

Noi volevamo conoscerlo meglio, e gli abbiamo chiesto delle sue influenze musicali e di ciò che non gli piace del fare musica. Ecco com’è andata.

1. Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai?
Fondamentalmente i generi che mi hanno accompagnano da tutta la vita sono Rap ed Elettronica, per rap intendo dire a partire dalla vecchia scuola: Dj Gruff, Bassi Maestro, Costa Nostra, Colle Der Fomento, Kaos ecc.. per arrivare ai grandi nomi attuali..Salmo, Marra, ecc..

Per quanto riguarda l’elettronica ascolto davvero qualsiasi cosa mi faccia rizzare le orecchie, non ho un’artista preferito ma il genere che preferisco è la Future bass. I cantautori italiani che ascolto abitualmente non sono molti: Gino Paoli, Califano, Pino Daniele e pochi altri. Probabilmente è inaspettato il fatto che un periodo ero molto legato a gruppi alternativi italiani come Marlene, Blue Vertigo, Baustelle e in assoluto gli Afterhours, amo la scrittura di Agnelli.

2. Il tuo ultimo singolo si intitola “Tutto se ne va”. Cosa senti se ne stia andando dalla tua vita? E che cosa questo ha a che fare con il tuo trasferimento a Milano?

Mi sento meno sereno del solito, come se stesse andando via la parte “leggera” del mio carattere ma non penso sia dovuto al fatto che viva fuori casa…lentamente ci sto facendo l’abitudine, mentre quando scrissi “Tutto se ne va” il mio stato d’angoscia invece era dovuto proprio al fatto di essere fuori sede.

Ultimamente facilmente piuttosto perdo la spensieratezza, provo uno stato di sofferenza e moto interiore non ben definito che Milano semplicemente mette a nudo, magari a Pescara sarei riuscito a svagarmi e coprire l’angoscia più semplicemente, essendo rilassato e circondato da amici e famigliari, invece qui sono allo scoperto.

Ci sto lavorando su, carta e penna guariranno anche questa ferita.

3. Che cosa ti ha dato Milano che non avresti potuto trovare in altri luoghi?

La vera voglia di arrivare ad ogni costo. Qui la respiri davvero questa sensazione di potercela fare, anche se sei lontano dal traguardo in realtà a Milano basta un niente per rendertici vicinissimo, in altre città non esiste una roba del genere. Milano ti sprona a fare sempre di più, ancora e ancora, e se tu rispondi facendo sempre di più, qualcosa arriva sicuramente.

4. Con VIANI parli anche del significato e testo dei tuoi pezzi, o affrontate i brani solo dal punto di vista musicale? Con chi altro ti confronti?

Principalmente insieme affrontiamo i brani dal punto di vista musicale, ma comunque ci tengo molto a sapere se apprezza o meno il testo…finora tutto liscio.
Le bozze in stato embrionale le faccio ascoltare praticamente solo a VIANI e MicroMega (Cooproducer che cura Mix e Master) lui ha un’orecchio spaventoso sia per quanto riguarda le strutture e la scrittura delle melodie sia per quanto riguarda la produzione, sicuramente lui è il consigliere d’eccellenza.

Quando i lavori vanno avanti faccio sentire la bozza a 4/5 amici fidati, il loro feedback nella maggior parte dei casi contribuisce a farmi rendere più semplice e chiaro il brano.

5. Quale domanda avremmo dovuto farti e invece non ti abbiamo fatto? Quale invece la risposta?

Qual è la parte che preferisci del fare musica? Quale quella invece che ami meno?

Istinto creativo: quando scrivo mi perdo totalmente nelle parole e nei suoni, in quel momento mi sento finalmente libero da tutto e totalmente vivo nel momento presente, mi svuoto completamente e sento che esisto di nuovo. Invece quando un brano esce mi sento perso, è una sensazione strana, simile all’apatia. Fremo tanto per far uscire i lavori e poi cado a picco, reagisco così da sempre e ancora imparo a gestire questo down totale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *