Intercity – Amur
GENERE: indie-rock, songwriting
PROTAGONISTI: Dario Fugagnoli, Fabio Campetti, Giulia Mabellini, Michele Campetti, Paolo Comini.
SEGNI PARTICOLARI: terzo album per i bresciani Intercity: uno ogni tre anni.
INGREDIENTI: Senza di loro difficilmente si sarebbe parlato di indie italiano di qualità in un anno povero di veri capolavori, né invertendo l’ordine dei fattori si avrebbe avuto lo stesso effetto. In realtà questi cinque musicisti rivendicano il proprio credo come individui oltre che come membri di una band. Fra tutti citiamo il progetto Campetty. In questi anni gli Intercity si sono fatti conoscere e apprezzare, sembrando pronti dopo questa ultima fatica per il salto verso il grande (meritato) successo.
DENSITÀ DI QUALITÀ: rispetto ai precedenti album, Amur si distingue: si nota la grande cura del dettaglio, la ricerca costante delle sfumature, la tonalità giusta, nonché la poetica giusta da usare in ogni frase. Partendo da una impostazione piuttosto rock, il collettivo Intercity mette sul piatto un lavoro di ricerca, ricco di contaminazione e capace di essere spiazzante in numerosi episodi. Vuoi perché l’album inizia subito con un pezzo stralunato e riflessivo al tempo stesso quale Un Cielo Cinghiale in cui il dualismo chitarra e violino rappresenta la forza e l’eleganza stessa della rinnovata formazione. Vuoi perché l’elettronica e le tastiere che avvolgono Tu, cullano con la loro melodia fino alla bellissima Teatro Sociale che connota la band (a livello spaziale) in quel di Brescia. Ci si ritrova così in una spiazzante Reggae Song che con il suo cenno in levare toglie la linearità che aveva contraddistinto i primi pezzi di cui si compone Amur. Si tratta di un album ricco, con varie collaborazioni: da Luisa Pangrazio, voce femminile degli Ovlov, a Sara Mazo. Un album che è anche riflesso della scena che circonda la band. È un disco ispirato e la conferma viene dalla presenza di pezzi di un certo spessore. Fra i tanti non si può omettere Kyoto, uno degli apici dell’album, potente sia nel testo che sotto l’aspetto prettamente suonato; altri pezzi particolarmente meritevoli sono Indiani Apache, la title track e la conclusiva Le Avanguardie. Un occhio di riguardo, infine, è da prestare a Kill Bill, un diversivo dal singolo giusto e tagliente che ha lanciato questo lavoro, Polar. Questo disco è un approfondimento del percorso tanto auspicato da chi segue la band, che porta a un innegabile salto di qualità.
VELOCITÀ: varia
IL TESTO: “Come siamo lontani anche se vicini / a volte silenziosi a volte premurosi / qui convive il silenzio e non si parla più” da Un Cielo Cinghiale.
LA DICHIARAZIONE: “è il primo giorno d’autunno, è il primo giorno di Amur. Da oggi, ovunque..” dalla pagina facebook.