Intervista: Verano
Verano è sempre stata tra i nostri progetti favoriti, intanto perchè Anna Viganò, come ci racconta, ha fatto parte di mille altre cose che ci sono sempre piaciute e soprattutto perchè ha fatto uscire un EP, Supra, di notevole bellezza.
Non potevamo farci spiegare per filo e per segno ogni particolare e segreto dietro alle tre composizioni.
IR: riguardando cosa avevi fatto nella tua carriera ho scoperto/riscoperto che hai suonato con un sacco di artisti che mi sono sempre piaciuti: Colapesce, Intercity (che amavo tantissimo) e l’Officina della Camomilla
V: si ero sempre io (ride ndi)
IR: volevo sapere tutte queste esperienze le hai inserite nel tuo percorso solista
V: wow iniziamo con una domanda semplice e rapida
(ridiamo ndi)
V: allora diciamo io suono da sempre, da quando a sei anni in un film mi sono innamorata della chitarra.
Verso i sedici/diciassette anni ho mosso i primi passi un po’ più seri nel mondo del suonare e ho iniziato a fare dischi e avere delle band.
In effetti negli anni ho avuto l’opportunità e la fortuna di far parte di tantissime realtà come Intercity che hai nominato, ma ho fatto parte di una band con sette milioni di strumenti che si chiamava Laurex pallas, che era un casino portare in giro, però era molto figo, poi ho avuto un’esperienza molto lunga con l’Officina della camomilla un’esperienza ante litteram per tutto quello che era l’indie che faceva sold-out e la gente impazzita, infine sono arrivata in maniera naturale a Verano.
Mi sono sempre reputata una musicista poi a un certo punto ho cominciato a capire che le cose che avevo scritto solo in forma testuale potevano interagire con il mio mondo musicale e prenderne una “forma canzone”. Ti dico che inizialmente le cose che scrivevo non avrei voluto cantarle ma sentivo che non volevo che nessun altro le cantasse. Ho dovuto, un po’ come in Minecraft, “sbloccare” una “me” che ancora non avevo sbloccato e forzare la mia comfort zone, cosa che accade quasi sempre quando ci sono grossi cambiamenti.
A pensarci a posteriori è stato effettivamente un grande regalo che ho fatto anche a me stessa, che mi ha permesso di scoprire una parte di me che era lì ma ancora non aveva trovato spazio.
IR: l’ep appena uscito è il primo di tre che usciranno quest’anno: perché questa scelta?
V: diciamo che ad essere sinceri non sappiamo se saranno tre parti, non è un’operazione di marketing tale per cui faccio uscire ogni tot tre brani perché questo banalmente alza di più l’attenzione. In realtà quello che volevo fare dopo tredici dischi era quella di provare una nuova strada fondamentalmente: ogni tot tempo guardarmi dentro.
Il punto di partenza è stato che in questi due anni è cambiato tutto e siamo cambiati tanto anche noi e questa è l’idea che mi ha guidato. Poi anche che quando ho scritto quei brani, sei mesi fa, ero totalmente un’altra persona e quindi quello che voglio portare avanti è provare a superare il processo artistico e di scrittura che si usa di solito: fare un disco intero tutto in una volta.
La regola che mi sono data è di iniziare a scrivere la seconda parte appena uscita la prima parte, cioè in questi giorni. Questo mi dà un po’ lo stimolo per provare a capire che cosa portare in superficie ora senza cadere in quelle dinamiche tipiche di quando a fare un disco in maniera ‘classica’.
Non voglio dire che io sia più intelligente degli altri, è una scelta personale, negli ultimi lavori mi sono trovata un po’ ingabbiata nelle solite dinamiche del tipo: “allora se il disco è fatto da dieci mi serve il pezzo felice, la ballata ecc” ecco volevo assolutamente evitare questa cosa.
Visto che sono molto libera in questo momento volevo provare proprio a esserlo ancora di più e quindi i prossimi potrebbero essere tre pezzi lentissimi o da discoteca, non lo sappiamo.
IR: quindi è possibile che chi ha suonato nella parte uno potrebbe non essere nelle altre parti
V: è possibile ma non necessario però in realtà sto già lavorando con una persona di cui non dirò adesso l’identità, però è una è una di quelle cose che dici “che accoppiata strana!” e in realtà mi piace molto quello che stiamo facendo quindi sì, non mi precludo niente nella misura in cui appunto sono libera.
IR: di solito come e con che strumento componi
V: io compongo tendenzialmente con la chitarra sto iniziando a comporre un pochino anche con una tastiera e un pianoforte con la totale ingenuità di chi non sa suonarli e come sempre chiaramente escono cose stupende (ridiamo ndi) però tendenzialmente con la chitarra.
IR: adesso volevo fare una cosa che di solito non si fa: mi racconti un po’ di ognuno dei brani che sono usciti, sono tre quindi si può fare (ridiamo ndi)
V: Armatura, il brano che apre questo ep è, anche se chiaramente tutti i figli sono belli davanti alla mamma, effettivamente qualcosa di molto speciale. Quel brano è stato un atto quasi magico, scrivere quelle cose, molto forti per me, cose che le sento ancora molto vive. Un elemento comune con anche il secondo brani è l’acqua che nella mia vita sento molto presente, mi evoca sensazioni ed emozioni profonde. C’è anche un istinto di protezione che trovi quando ti immergi nell’acqua, in questo doppio mondo non riesco a non pensare a delle cose. La canzone vuole anche essere una preghiera che parla di una persona che chiede ad un’altra di fluidificare nell’acqua e annullare tutto il suo mondo.
Bianca parla di mare e di estate ed è il mio pezzo più “st vincentiano” che abbia scritto e non è un mistero che io sia una fan a livelli folli di St Vincent e sono super contenta di dell’arrangiamento, nato da un abbozzo chitarra-voce molto soft poi trasformato in fase di produzione con Marco e Alessio. Loro mi hanno aperto le porte per arrivare a quello che esattamente volevo.
Film invece che il pezzo che chiude il disco è molto particolare e non c’entra niente con il periodo in cui ho scritto gli altri due. Parla di una persona che cerca di allontanarsi dalla sua storia e da quello che gli è successo ed è così lontana che quella storia non gli appartiene più. Questo perché è dentro una tv e dentro a un film e quindi per definizione quando una storia diventa di tutti non è più è qualcosa che necessariamente ti fa meno male e per me era un atto di liberazione. Ero appena uscita da una storia personale e la cosa incredibile di questo brano era che veramente anche una sorta di purificazione ed è successa anche una coincidenza assurda mentre stavamo registrando a Torino.
Eravamo sopra Porta Palazzo, che è il mercato scoperto più grande d’Europa, e c’è una moschea e in quel momento abbiamo campionato un qualcosa, un canto proveniente dalla moschea che poi abbiamo messo all’inizio del pezzo. Per noi non voleva dire niente, nel senso che purtroppo non conoscendo l’arabo era incomprensibile. Una sera a cena facendo sentire il brano ad una ragazza tunisina ne è rimasta scioccata e mi ha detto “ma tu lo sai cosa sto dicendo qua” e io “non ho la minima idea cioè per noi potrebbe voler dire qualsiasi cosa” e lei “è il primo canto del corano che è un canto preparatorio che chiede ai fedeli di purificarsi e abbandonare le loro storie i loro problemi”.
Capisci che dopo che me l’ha detto sono rimasta in ‘botta’ tutta la sera(ridiamo ndi) e continuavo a fissarla e non sapevo più cosa dire. Quante probabilità c’erano? Confesso che questa cosa mi rende molto orgogliosa anche se non ho fatto niente però ne sono molto felice.
IR: a farlo apposta non riuscivi!
V: no assolutamente
IR: quindi hai citato alcuni nomi di chi suona nel nell’ EP, dimmi gli altri
V: c’è Marco di Brino che è il mio diciamo bassista nella band che è un ottimo musicista e suona anche con Daniele Celona, Davide Napoleone che è una nuova promessa molto bravo e ha mille altri progetti. Poi c’è Alessio Sanfilippo, ottimo batterista, storicamente accompagna Claudia Levante.
E’ stata una bella scommessa perché loro non avevano mai fatto produzione e io ho dato una grande fiducia e gli ho messo anche in mano una grande responsabilità, ma l’idea era quella di fare un’operazione che mi rendesse il più possibile libera di giocare con degli ingredienti nuovi. Avevo bisogno di togliermi da tutta una serie di dinamiche di cose che mi hanno intossicato negli ultimi tempi e quindi siamo partiti davvero per un’avventura in tre.
IR: sai se farai delle date live e se saranno loro che ti accompagneranno ?
V: tendenzialmente sì, ma non farò delle date adesso perché vorrei far uscire prima almeno la parte due sennò sarebbe un live un po’ povero
IR: quindi quando conti di fare uscire la seconda parte?
V: sarà sicuramente prima di agosto e poi vorrei fare un tour ad ottobre in modo tale che anche la narrazione live abbia un senso. Se così non fosse finirei per fare i pezzi vecchi ma vorrei che anche il live avesse un po’ più di libertà in questo senso.