Amor Fou – 100 Giorni Da Oggi

GENERE: pop, songwriting.

PROTAGONISTI: Alessandro Raina: voce, chitarre; Leziero Rescigno: batteria, percussioni, sintetizzatori, programming; Giuliano Dottori: chitarre, basso, tastiere, cori; Paolo Perego: basso, cori. Tra gli ospiti ci sono Alessandro Baronciani (Altro) e Davide Autelitano
(Ministri).

SEGNI PARTICOLARI: terzo disco per la band milanese, la cui lineup si è ormai stabilizzata, dopo i diversi cambi del primo periodo. Curiosamente, finora ogni album è uscito per un’etichetta diversa.

INGREDIENTI: un album più snello, per quanto riguarda sia il suono che la corposità letteraria dei testi e gli argomenti che essi toccano, decisamente meno impegnativo e impegnato. Alcuni brani possono senz’altro essere accostati a quanto proposto in ‘I Moralisti’ (‘Vero’, ‘La Primavera Araba’, ‘Le Guerre Umanitarie’ e l’episodio post-punk ‘Radiante’, presente qui come lo era ‘Dolmen’ nel disco precedente), ma la maggior parte di essi segna un evidente distacco dal passato, nei termini sopra specificati. Lo stile melodico è sempre quello e l’immaginario attraverso il quale vengono trattate le tematiche scelte anche, ma c’è una leggerezza nuova, che paradossalmente rischia di spiazzare l’ascoltatore troppo abituato al disco precedente. Nelle canzoni che segnano maggiormente l’accennato distacco, i sintetizzatori hanno un ruolo importantissimo e più di una volta si va a tanto così dal risultare spudoratamente ballabili. La conseguenza di quanto esposto è un’impronta ancora più internazionale rispetto a prima, quando comunque era possibile ritrovare certi riferimenti alla canzone italiana tradizionale: qui di italiano ci sono quasi solo le parole e i rimandi alla tradizione di casa nostra non sono del tutto assenti, ma risultano presenti in misura molto minore e con una scarsa rilevanza. Si diceva degli argomenti trattati nei testi, più legati alla stretta attualità e attenti alle diverse sfaccettature della quotidianità, mentre prima le storie sembravano spesso voler trascendere le epoche storiche e riguardavano temi generali della vita umana; appare esserci un filo conduttore nell’analisi di come un individuo possa esprimere la propria sfera emotiva e/o vivere le proprie storie sentimentali con tutti gli ostacoli derivanti dai vincoli insiti nel modo di vivere proprio della società contemporanea, ostacoli che magari non ti si palesano esplicitamente ma ti si insinuano sottopelle e ti fanno prendere inconsciamente direzioni non sempre del tutto volute. Coerentemente, il linguaggio ha un profilo leggermente meno alto ed è più aderente a quello comune.

DENSITÀ DI QUALITÀ: sono diversi i motivi che rendono questo disco un’uscita particolarmente rilevante. Intanto, la band riesce a fare qualcosa di davvero diverso rispetto al passato consolidando allo stesso tempo il proprio stile, a tal punto che chiunque dovesse ascoltare questo disco senza sapere di chi è non potrebbe che riconoscere immediatamente gli Amor Fou, sentendo però di avere possibilità limitate di accostare questi nuovi brani al repertorio precedente. È così evidente l’impronta del quartetto che, anche se può venire piuttosto facile tirare in ballo MGMT, M83 e Beach House come riferimenti, essi sono solo fonti di ispirazione e la personalità del gruppo è chiara come il sole. Poi è fondamentale la particolarità con cui si riesce ad essere leggeri e scorrevoli senza che ciò comporti superficialità e/o eccesivo ammiccamento nei confronti dell’ascoltatore: c’è molta immediatezza ma sono presenti anche una serie di prelibatezze, nella scrittura, in come si sviluppano i brani, nel suono e nei testi, che si colgono solo dopo qualche ascolto; inoltre c’è un’abilità particolare nel creare la giusta connessione tra una parte musicale molto più pop rispetto a prima e testi che, come si diceva, trattano una serie di tematiche non certo leggere. L’equilibrio è dato, oltre che da una parte musicale meno semplice di quanto potrebbe sembrare al primo ascolto, anche dalla capacità di raccontare storie e proporre riflessioni in modo acuto e stimolante senza mai porsi su un piedistallo me nemmeno abbassandosi al livello del cosiddetto uomo della strada, trovando, insomma, una via per risultare accessibili stando lontani dai luoghi comuni, che è poi anche quello che viene fatto nella parte musicale, per questo poi i due elementi interagiscono così bene tra loro. Va poi ribadita la qualità intrinseca di come vengono trattati i vari argomenti: molto contano i punti di vista ogni volta scelti, che rendono i brani veri spaccati di vita reale e portano l’ascoltatore a riflettere su livelli differenti che però si fondono benissimo tra loro. Scelte chiare, abilità nel concretizzarle, capacità di distinguersi da tutti e di evolversi coerentemente con il proprio stile: cosa volere di più? Al momento, il miglior disco italiano del 2012.

VELOCITÀ: varia ma c’è sempre il giusto tiro.

IL TESTO:
Se vuoi sarà più facile sedere sotto i platani
già verdi della nostra gioventù e non sentirci liberi di essere felici solo quando qualcuno ci spoglia, qualcuno ci chiama”, da ‘Una Vita Violenta’.

LA DICHIARAZIONE: dall’intervista a ‘Rockit’: “Abbiamo provato ad abbandonare una prospettiva cattedratica, un po’ retrò, da nostalgici, e scelto un approccio più moderno”.

IL SITO:Amorfou.it’.

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