Interview: Cesare Malfatti

S’intitola “Una città esposta” il nuovo progetto di Cesare Malfatti, padre nobile dell’indie italiano (La Crus, Amor Fou, N00rda). Noi di Indie-Roccia.it abbiamo fatto quattro chiacchiere via e-mail con Cesare per saperne di più.

IR: Ciao Cesare, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Cominciamo dalla fine, dal live che ti ha visto protagonista nella serata di chiusura del Milano Film Festival. Com’è stato essere sul palco con alcuni dei tuoi “compagni di scrittura” del tuo ultimo album?

CM: È stato strano perché tutti mi hanno un po’ stravolto le canzoni. Lì ho capito quanta personalizzazione dona il cantare, molto di più dello scrivere un testo. In un certo senso è stata la conferma del peso maggiore della musica sulla parola.

IR: Il tuo nuovo progetto musicale si chiama “Una città esposta” ed è realizzato in collaborazione di ExpoinCittà. Come nasce questo lavoro?

CM: Questo lavoro è nato proprio nel momento in cui ho sentito parlare di ExpoinCittà o meglio del collegamento tra i sei mesi dell’Expo a Milano e sei opere presenti a Milano. Sentito di questo progetto ho pensato di selezionare sei canzoni e far scrivere i testi sulle opere in questione. Da sei sono passato a 13 per arrivare ad avere il materiale per pubblicare un album. Sei opere ufficiali contro 7 storie o opere particolari di Milano. Una piccola battaglia!

IR: I testi dell’album portano la firma di alcuni autori italiani che a noi piacciono molto: che stimoli offre la collaborazione con personaggi (tra gli altri) del calibro di Bianconi e Benvegnù? E come hai scelto questi artisti?

CM: L’idea l’avevo fatta girare a tanti autori, Bianconi è stato quello che ha lavorato per primo ed ha fatto da traino a tutti gli altri. Gli stimoli sono stati tanti e penso che questo disco abbia creato dei rapporti che sicuramente si svilupperanno in futuro.

IR: In che modo conti di rappresentare dal vivo le tue “opere-canzoni”? Che forma prenderanno i prossimi live?

CM: La presentazione è stata fatta con Chiara Castello alla voce in loop e al synth e Leziero Rescigno alla batteria, io ogni tanto oltre a suonare la chitarra e cantare riesco anche a suonare i bassi con una pedaliera da organo, in questo modo riusciamo in trio ad essere abbastanza completi e al tempo stesso molto originali. Sto lavorando a dei video proiettati su di noi in modo che il collegamento con l’opera sia più chiaro.

IR: La grafica dell’album ci piace moltissimo, racconta in maniera molto chiara che si tratta di un concept album, oltre che di un’opera a tiratura limitata venduta a chi te ne farà richiesta. Questa attenzione all’aspetto “estetico” degli album è un po’ una costante della tua carriera: anche in passato producevi artigianalmente ogni cd e lo spedivi a chi lo comprava, non è vero? A cosa si deve questa cura?

CM: Tutti i progetti grafici sono stati curati da Stefania Giarlotta. Da sempre pensiamo che il packaging di un disco sia il vero valore aggiunto dell’oggetto cd, se no tanto vale comprarsi gli mp3!

IR: C’è il progetto di vendere “Una città esposta” anche attraverso i tradizionali canali di distribuzione o rimarrà un oggetto riservato a pochi?

CM: Si sarà distribuito ma la maggior parte sarà probabilmente venduto su richiesta tramite la mia mail: cesare.malfatti@gmail.com

IR: Ripercorrendo la tua carriera e le tue collaborazioni emerge il ritratto di un “capitano di lungo corso” del rock italiano – e milanese in particolare. Cos’è cambiato dagli esordi ad oggi nel mondo in cui lavori?

CM: Tutto. Una volta c’era una casa discografica che ci metteva a disposizione un budget per registrare, ci faceva fare a volte due video, aveva un ufficio stampa. Ora devo fare tutto io, a parte Adesiva Discografica con Paolo Iafelice che mi finalizza il lavoro e mi aiuta nella produzione artistica.

IR: “Una città esposta” è un’opera di celebrazione di Milano e dell’arte che qui è conservata e che un po’ la rappresenta, ma credi che Milano celebri abbastanza la musica?

CM: Abbastanza, anche se può fare di più, ricordiamoci che a Milano abbiamo come Assessore alla Cultura un compositore di musica contemporanea!

IR: Nel brano “L’ultima cena”, scritto con Francesco Bianconi, ascoltiamo le parole “Milano di fango si sporcherà sempre, ma vedrai anche lei cambierà, la bellezza se c’è non tradisce mai.” Sei d’accordo con quello che ha scritto Bianconi? Nemmeno la bella musica tradisce?

R: Sì sono d’accordo, anche nella musica come in tutte le cose il riconoscimento della bellezza è appagamento, è piacere.

IR: C’è già qualche progetto nuovo su cui stai lavorando? Ci anticipi qualcosa?

CM: Mi piacerebbe, comporre è la parte più bella di questo lavoro, ma ora mi devo concentrare a promuovere questo disco. Questo è il momento di rientrare economicamente da questo anno e mezzo di lavoro e ti assicuro che non è facile, serve moltissimo impegno… purtroppo di più di quello che ci metto per fare musica!

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