Cosmetic – Nomoretato
GENERE: Noise Rock, Psych Pop
PROTAGONISTI: Emanuele ‘Bart’ Bartolini: voce, chitarra, synth; Ivan Tonelli, chitarra; Emily Zhu, basso; Simone Bartolini, batteria.
SEGNI PARTICOLARI: giunto a due anni di distanza da Conquiste, Nomoretato è il terzo disco sulla lunga distanza pubblicato per La Tempesta e il quarto in assoluto per la band romagnola. In attività sin dalla fine degli anni Novanta, i Cosmetic sono stati tra i pochi ad integrare testi in italiano con lo stile shoegaze, peraltro con apprezzabili risultati. Hanno trovato la loro nicchia, sono diventati conosciuti per questo, ma anche se gli anni passano e la fanbase resiste, hanno deciso di sperimentare.
INGREDIENTI: già dalla copertina si riscontra la netta voglia di evolversi: messe da parte le immagini da cartoon che caratterizzavano i tre precedenti album, con spunti musicali che traevano ispirazione da quell’iconografia, e viceversa, sono anche i suoni a variare rispetto al passato, mediante l’uso di alcuni strumenti mai apparsi nei precedenti lavori. I dodici brani sono stati registrati in cinque folli giorni in analogico su nastro e con la produzione artistica di Claudio Cavallaro, cantante e chitarrista dei Granturismo, che ha apportato tutto il suo background di musica soul e anni ’70. Ci sono Farfisa, Fender Rhodes e altre tastiere, percussioni, cembali e molti cori, con tanti ringraziamenti al nuovo membro della band Ivan Tonelli, subentrato al posto dello storico chitarrista Motobecane.
DENSITA’ DI QUALITA’: Bart si è occupato della scrittura di tutti i testi, ispirato dai paradossi della vita. Il suono è dreamy, ti fa fluttuare nello spazio con la mente e ti distrae dai testi che invece ti riportano con i piedi per terra, alla quotidianità e alle loro storie. Le ispirazioni più evidenti sono l’indie americano anni ’90 e le sue derive lo-fi, mentre gli artisti di riferimento sono il loro amatissimo Ariel Pink e in parte i Beach House. Il primo brano del disco, Venue, si apre con un arpeggio di chitarra che più fuorviante non si può: da lì in poi la psichedelia prenderà il sopravvento, toccando il suo apice nella title track e in Continuum. Crediti è il pezzo più pop e catchy. Se lo ascolti un paio di volte, difficilmente te lo schiodi dalla mente. La vena cantautoriale è invece molto spiccata in brani come Stanza del Figlio, e lascia presagire un nuovo sviluppo, una nuova evoluzione. Visti i presupposti, si prefigura un altro azzeccato passo in avanti nel loro percorso. Echi del primo amore, lo shoegaze, tornano in Rocapina, mentre il pezzo posto in chiusura del disco è la strumentale Reprise. Un album completo, messo insieme con coraggio e senza il minimo timore di cambiare rotta. La produzione, per la prima volta non affidata ad un membro del gruppo, è molto ispirata e li porta, per quanto ci riguarda, al punto più alto della carriera, almeno fino alla prossima svolta. Anche se poi, come cantano loro stessi, non gli importa di svoltare.
VELOCITA’: si rallenta rispetto al passato, ma il viaggio, anche se più diluito nel tempo, si mostra più piacevole.
IL TESTO: “Non mi importa di svoltare, vorrei solo rivedere il mare” da Nelle mani Giuste.
LA DICHIARAZIONE: “Nomoretato è un’onomatopeica, è più o meno il suono che fa la tua vita quando decidi di essere te stesso fregandotene di tutto. Registrato in cassetta.” tratto dall’intervista rilasciata a infooggi.it