Zen Circus – Andate Tutti A Fanculo

GENERE: rock in italiano.

PROTAGONISTI: Appino, Ufo e Karim sono i nickname del trio, la band, il Circo Zen. Che in questo disco si spoglia oltre che della lingua straniera, di quasi tutti i prestigiosi collaboratori stranieri ad eccezione del fido Brian Ritchie, lo storico basso acustico delle Violent Femmes che torna ad aiutarli in sala. Assieme a lui altri interessanti camei, personalità disparate della scena Italiana, dall’intramontabile Nada che canta in ‘Vuoti A Perdere‘ alle chitarre dell’onnipresente Giorgio Canali, più Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

SEGNI PARTICOLARI: vivendo da tempo nel Regno Unito, difficile identificare cosa sia particolare se chi scrive non sa cosa sia usuale. É questa la sfida che ho accettato, vediamo dove mi porta.

INGREDIENTI: premettendo la quasi totale ignoranza della scena musicale italiana contemporanea, questo è un gran bell’album. Giovane, creativo, frizzante. Attinge alla tradizione dell’alternative americano dai Violent Femmes ai Dead Weather, ma lo incorpora nella tradizione della lingua che per questa nuova fatica gli Zen Circus hanno scelto. I testi, tutti in italiano dopo varie avventure in inglese, vogliono scuotere dal torpore chi ascolta. Per una delle tante false convenzioni, non scritte ma accettate, la parola ‘poesia’ in Italia è bandita se ci si muove al di fuori del giro cantautoriale classico. Queste dieci storie che riflettono come in uno specchio rotto, come in uno stagno inquinato, lo stato di una nazione in difficoltà, di un popolo in crisi, per metà disilluso e per metà rabbioso, sono invece spaccati perfetti di cinematografico realismo poetico. La realtà non viene osservata, gli Zen Circus ne sono parte. Provano le emozioni che descrivono e la loro prospettiva è efficace come un reportage, le fa provare a chi ascolta. Ne esce un quadro clinico che è profondamente, drammaticamente cinico. É di sicuro è il cinismo il sentimento che permea trasversalmente e, di ritorno, direttamente tutti i brani. Sfacciato come uno sputo in faccia. Gli Zen Circus dicono le cose per come sono. Non le enfatizzano. Le vivono e le raccontano. E le cose sono uno schifo. Se ai primi ascolti, forse per la facilità con cui riesco ad entrare nei testi di un album che finalmente canta nella mia lingua e descrive la mia terra, l’uso delle imprecazione mi era sembrata forzata, perseverando nell’ascolto emerge la spontanea sincerità. Questo lavoro parla senza nascondersi dietro alcun forma di moralismo ipocrita, perché nasce per combattere l’ipocrisia vigente. Sì quella cattolica, bigotta ed istituzionale, ma anche quella laica e progressista ben più tenace. Questa è l’Italia, questi gli italiani. Ci si spara in faccia nei bar, ci si odia in TV, si va con i trans e poi si bruciano… i trans, mica le prove! Un popolo Egoista, e lo cantano con i toni che merita. Musicalmente mi ha ricordato la sensazione che ebbi tanti anni fa quando come una cometa sfuggita ai telescopi arrivò nei negozi ‘Riportando Tutto A Casa‘, il primo album dei Modena City Ramblers. In un momento di stanca, mescolarono magicamente le tradizioni folk celtiche, gitane e la tradizione musicale italiana. ‘Andate Tutti Affanculo‘ non ha niente di celtico e gitano, ma ha la stessa efficacia nel prendere la tradizione del rock alternativo soprattutto americano, dal punk più melodico al blues più acido e omogeneizzarlo in un prodotto tricolore. Bravi, veramente.

DENSITÀ DI QUALITÀ: l’album è suonato splendidamente, ma il suo punto di forza è l’intelligenza che sottende alle musiche, che le rende parte di un processo funzionale ai testi che cantano. Si parte attaccando: ‘L’Egoista‘ descrive l’immaginario carnefice a cui l’album è dedicato. Il disco diventa un’arma, le canzoni proiettili con cui si prova a far diventare l’egoista-carnefice, la vittima. ‘Vecchi Senza Esperienza‘ ricorda un Fossati d’annata con una batteria che smitraglia sulla “banda di codardi” e mostra l’uso della musica per il testo. Così l’andamento in levare di ‘It’s Paradise‘ (cosa mi ricorda? Lo so che mi ricorda qualcosa!) racconta le riflessioni di un bambino che prima scopre l’esistenza della morte e due strofe dopo già riflette sul buonismo ipocrita degli epitaffi. ‘We Just Wanna Live‘ è un gioiello. Costruito in quello che è uno schema preso in prestito dalla classica canzone da parrocchia, con il prete che canta la strofa e i fedeli a rispondere a mo’ di preghiera. Qui il testo non prega ma impreca. Un avvelenato attacco alla falsità della religione. ‘Vuoti A Perdere‘ è un rock semplice che incede sul loop del basso ed è scandito dalla roca voce di Nada, sempre coraggiosa, sempre più nel ruolo di donna vissuta del rock italiano. Paga il pegno di avere il testo meno efficace e il ritornello più orecchiabile di tutto l’album. ‘Andate Tutti Affanculo‘ dà il titolo all’intero lavoro. Mi ha fatto subito pensare ad una contemporanea rivisitazione dell”Avvelenata‘ di Guccini. L’invettiva che fu contro un “sistema” in trent’anni diventa contro “tutti”. Un lamento pieno di rabbia che si riarrangia per otto interminabili minuti intorno ad un riff semplice e ostinato e contiene alcuni dei versi più belli dell’album. Se fin qui anche se dietro a strumenti spesso acustici sono prevalse armonizzazioni più rock, con necessari echi di ribellione punk, ‘Amico Mio‘ porta l’amarezza e chiede aiuto al blues. Acido, corrosivo. Un intro che quasi sembra un demo dei Black Keys. Canta dell’amarezza che segue alla perdita di un amico, non morto, ma accecato dal consumismo al punto di perdere contatto con ogni emozione, e non vedere che il suo mondo gli sta crollando intorno. “Ed é una morte un pò peggiore” canterebbe sempre Guccini. ‘Ragazza Eroina‘: spietata. Mettete insieme il titolo e il verso, inesorabile, “porti addosso i segni i segni più evidenti, che i tuoi fallimenti stan tutti nei tuoi denti” e non credo ci sia bisogno di aggiungere altro per dire che non sempre l’illusione della celebrità porta bellezza. ‘Gente di Merda‘ inventa un altro riff acidissimo. Così efficace che farebbe gola al Jack White dei Dead Weather ora che è nella frenesia di pubblicare il secondo album. Ci starebbe una Alison Mosshart a contraltare al cantato quasi rappato che apre di nuovo al regno della disillusione, e non lo manda a dire “la storia ce lo insegna che se dio esiste è solo un coglione”. ‘Canzone di Natale‘ chiude. Quando pensi che sia arrivato il momento per rilassarti, ecco l’equivalente in musica di uno dei vasi di Grayson Perry. Colorati e sinuosi, belli fino a quando non ti ci avvicini e vedi la durezza delle scene dipinte sopra. Così qui, quella che appare una ballatona Natalizia e accomodante, come ti concentri ad ascoltarla ti spiaccica in faccia un’altra realtà crudele. Natali svogliati, imposti tra famiglie disunite nell’attesa che tutto sia finito e si possa tornare all’egoismo di partenza. Nel frattempo il disperato bisogno di fuga, dalla cena, dalla realtà. La telefonata a chi è fuggito veramente, l’immigrato, che pieno del suo rancore ha imparato l’egoismo e non è disposto a far sconti, per far evadere nei paradisi immaginari della droga. Ma quello che sembra l’ennesimo episodio di cinismo, per magia diventa l’unica speranza che l’album ci regala.

VELOCITÀ: controcanti, ballate, divagazioni strumentali, qualche assolo. Non è un album veloce, non è lento. Ha l’andatura di chi viaggia in macchina lungo uno stradone di una grande periferia suburbana. L’ansia che sale quando si rallenta perché il semaforo si fa rosso e si guarda ai lati della strada. Poi il verde, e l’ansia svanisce nel rombo del motore “…un mutuo su una casa in periferia, una bambina nata tre anni fa, sua moglie s’è scopata mezza città, mentre lui va a calcetto con la sua Smart.

IL TESTO: “Essere stronzi è dono di pochi, farlo apposta è roba da idioti”, da ‘Andate Tutti Affanculo‘.

LA DICHIARAZIONE: da un’intervista su ‘Giardinodeileoni.blogspot.com’: “Non salvate proprio nessuno, in questo paese? Dove si può trovare un pò di speranza per il futuro?” Risposta: “Ma che! Salviamo tutto, il paese stesso. É meraviglioso, forte, lasciatevelo dire da chi lo ha girato con gli occhi da bambino per dieci anni, in cambio di un sogno e di qualche piatto caldo. La speranza nel futuro sta nei valori: che la comunità, finalmente, venga prima della famiglia!

IL SITO: ‘Zencircus.com’.

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