Shelly Johnson Broke My Heart – We Own Afternoon

GENERE: indie-rock, shoegaze

PROTAGONISTI: Ivan (voce – chitarra), Andrea (batteria – synth – percussioni), Davide (voce, basso).

SEGNI PARTICOLARI: dopo il primo EP omonimo e quello dell’anno scorso Brighter, tornano i riminesi Shelly Johnson Broke My Heart con un nuovo lavoro : ‘We Own Afternoon’. Che sia un LP oppure un altro EP poco importa, d’altronde neppure loro hanno le idee chiare su questo; escono per Stop Records, piccola realtà anch’essa di Rimini, che annovera fra gli altri, Mary In June e Girless & The Orphan. Il disco sarà disponibile in download gratuito, assieme ai vecchi lavori, dal 4 marzo sul sito di Stop Records; il bellissimo disegno di copertina è di Ilaria Scarpa.

INGREDIENTI: della Romagna e del mare hanno preso il sole e poco altro, magari hanno fatto provviste mentre si mettevano in viaggio per il nord Europa; hanno quel suono sporco che inevitabilmente fa pensare a terre d’ Oltremanica, ai primi Teenage Fanclub mixato con quell’approccio lo fi americano che tanto sta tornando in auge in questo periodo. Non c’è un vero e proprio tema comune a fare da filo conduttore, è la musica che collega episodi isolati e totalmente differenti fra loro.

DENSITA’ DI QUALITA’: ci si chiede sempre se è possibile fare buoni dischi senza essere eccessivamente originali. La risposta ascoltando gli SJBMH è decisamente un si, basta sapere bene ciò che si vuole ottenere. Dopo un intro che cresce a colpi di synth, il primo vero e proprio pezzo del disco ‘Prostitutes‘ si snoda strumentalmente per i primi tre minuti e sfocia in una sovrapposizione di voci che argomentano un pensiero comune. ‘John Krasinski‘ è un attore noto principalmente per la sitcom The Office, quindi non è difficile immaginare cosa stesse guardando il protagonista della canzone che appunto ne prende il nome: è la storia di un periodo buio, sputato fuori da una raffica di parole che trasmettono inquietudine. ‘Black Pop Song‘ avvicina nella strofa i primi Placebo, quelli bravi per intenderci, per virare poi in un’ ottima melodia pop-rock; ‘Lonesome Richard‘ sfrutta un espediente comune, melodia scarna all’inizio, chitarra che entra al momento giusto e finale potente, il ripetersi dell’ultima strofa come un mantra: “you can walk home safe and sound”. Echi post rock in ‘Alamogordo/Rio Rancho/Las Cruces‘, un sentimento malinconico pervade l’intero pezzo; l’ultimo brano ‘Sebastan, The King‘ fa registrare invece un ammorbidimento del suono, in controtendenza rispetto al disco: è una pop song classica nel senso più positivo del termine, perché cattura nella sua semplicità. Siamo di fronte ad un ottimo lavoro, musicalmente di spessore notevole; a mio avviso si possono migliorare le parti vocali non sempre convincenti, pur mantenendo sempre un’ottima personalità lungo l’intero arco del disco. La sfida a questo punto sarà nel lungo periodo, confermare l’ottima impressione e confrontarsi magari con un lavoro più articolato in termini di durata e numero di canzoni.

VELOCITA’: tutto sommato non particolarmente elevata, come quando si parte in anticipo per un viaggio di breve durata.

IL TESTO: “why don’t we stay forever and never leave, never go to sleep? ” da ‘Sebastian, The King‘.

LA DICHIARAZIONE: dal press kit: “6 canzoni, 25 minuti, con i quali gli SJBMH sanciscono la propria sovranità verso il pomeriggio e tutto quello che succede durante il
pomeriggio: deprimenti ore al parco passate a mangiare farfalle, prostitute che passeggiano, famiglie disgregate. ”

IL SITO: Facebook.com/sjbmh

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