Intercity – Yu Hu
GENERE: indie pop cantautorale
PROTAGONISTI: Anna Viganò (Voce – chitarra), Fabio Campetti (voce – basso), Michele Campetti (chitarra), Pierpaolo Lissignoli (batteria).
SEGNI PARTICOLARI: gli Intercity si formano nel 2008 dalla ceneri degli Edwood, grazie all’incontro fra Anna e la componente maschile del gruppo; appena un anno dopo esce il loro ottimo disco d’esordio ‘Grand Piano’, che già lasciava intendere le enormi potenzialità di questo gruppo. Registrato e prodotto dagli stessi Intercity e da Giacomo Fiorenza (produttore fra gli altri di Benvegnù, Giardini di Mirò, Offlaga Disco Pax, Moltheni) fra il gennaio e l’aprile del 2011, ‘Yu Hu’ vede la luce ad un anno di distanza. La lunga attesa è stata però totalmente ripagata dall’altissima qualità di questo lavoro.
INGREDIENTI: ma quanto è piacevole sentire delle belle canzoni pop nella propria lingua? Perché di questo si tratta, musica pop al proprio apice: ottime melodie, testi ispirati e per nulla banali, quella giusta dose retrò ad impreziosire il tutto; sprazzi malinconici disseminati nei testi per tutto il disco, la voce maschile che si incastra perfettamente con la sua controparte femminile. Prendete anche un pizzico di Cure, Wong Kar-wai, Henry Miller e Anaïs Nin, disseminateli fra Nord Africa, Alaska, Sud America e Canterbury per completare la ricetta; non manca davvero nulla, nemmeno quel calore dovuto alla registrazione in analogico che arricchisce piacevolmente il suono. Questo è il disco della consacrazione, deve esserlo, senza nessun dubbio.
DENSITA’ DI QUALITA’: è capitato a tutti: salire sull’autobus o sul treno ed innamorarsi al volo della sconosciuta di turno; l’effetto è lo stesso che ho provato ascoltando la prima traccia ‘Piano Piano‘, un vortice di citazionismo per nulla fine a se stesso, sorretto dall’elegante uso delle tastiere. Basta questo primo pezzo per essere catapultati nel mondo degli Intercity, dove le canzoni possono essere piccoli racconti personali, affreschi di situazioni particolari o semplici dediche; ma fermarsi appena all’inizio sarebbe un peccato mortale, perché si perderebbero troppi episodi di assoluta rilevanza, come le luci del ‘Neon‘, spesso intermittenti e nervose, che danno il titolo alla seconda canzone. Un grande pregio di questo LP è la grande alternanza ritmica, pur mantenendo coerente la scelta stilistica adottata e senza accelerazioni particolarmente travolgenti: troviamo momenti più calmi come ‘Nouvelle Vague‘ oppure ‘Smeraldo‘, la prima ballata del disco, che vede come protagonista solamente la voce sicura della Viganò immedesimarsi nel personaggio del racconto; altri momenti decisamente più ritmati, con un discreto numero di potenziali singoli quali ‘Anfiteatro‘ e sopratutto ‘L’Elettricità‘, forniscono un perfetto esempio al riguardo. Quest’ultima è decisamente il mio pezzo preferito dell’intero disco, non una nota fuori posto, l’intreccio vocale rasenta le perfezione e quel finale che distrugge totalmente, in senso positivo, la delicatezza della prima parte del brano. ‘Overdisco‘ rimarca fedelmente questa linea, rendendola più rockeggiante ed a questo punto appare chiaro come gli Intercity abbiano già convinto in pieno; ma per realizzare un grande disco non si può lasciare il lavoro a metà: un altro dei punti forti è appunto la costanza qualitativa, con la seconda parte efficace come la prima. Potreste tranquillamente ascoltare l’intera opera in riproduzione casuale e non sentire mai la necessità di saltare una canzone: la delicatezza di ‘Terrore Esotico’ e la sognante ‘Spiaggia Di Terra Bianca‘ non farebbero perdere nulla all’album se piazzate nelle prime posizioni. Il finale è di marca più intimista, contraddistinto dal cantato leggero di Campetti, fra riferimenti ai Radiohead in ‘Mondo Moderno‘ e la disarmante semplicità di ‘Anti‘ a chiudere il tutto.
VELOCITA’: la velocità è più da treno regionale, però di quelli puntuali. Quasi un’ora di ottima musica.
IL TESTO: ” Solitudini rompicapo e poi respiro zolfo dall’altro lato è elettrizzante, mi ruota il capo, si ferma il tempo un attimo di stelle, squarcia il cielo tenue, tintinnio costante, abbracciandomi amami con gusto, fallo fino in fondo, un poncho di gran lusso, per caso vestirai ” da ‘Anti’. Potete trovare tutti i testi nel booklet del cd, personalmente vi consiglio di leggerli tutti con attenzione.
LA DICHIARAZIONE: Fabio Campetti a stordiscointerviews.blogspot.it : “E’ un disco che ci riempie di gioia, un disco che abbiamo sempre sognato di fare e nonostante siano passati mesi dalla fine delle registrazioni, è un disco che ci emoziona tantissimo, come fossimo al primo ascolto. E’ sicuramente il nostro miglior lavoro (Edwood compresi)“.
IL SITO: ‘Facebook.com/intercitytheband ’