European Ghost – Pale and sick

Genere: post punk, electro dark wave.

Protagonisti: Cristiano Biondo (voce), Mario d’Anelli (chitarra, synths), Giuseppe Taibi (basso, synths, drum machine).

Segni particolari: Dalla mente di Giuseppe Taibi (già Two moons) nascono gli European Ghost; lo stesso decide di avvalersi della chitarra di Mario d’Anelli (già Black Veils), della voce e liriche di Cristiano Biondo. Sezione musicale e vocale vengono concepite e realizzate in separate sede. Il disco viene poi arrangiato e registrato da Giuseppe Taibi presso gli Sanda Studio di Bologna e masterizzato a Londra presso gli £££ Studio da James Aparicio (Depeche mode, Liars, Spiritualized). Il disco non è presente su Spotify.

Ingredienti: La lenta e martellante cantilena di Trip on mars, opener del disco, introduce l’ascoltatore nel mondo degli European Ghost; un mondo distopico – apocalittico, dagli scenari urbani desolati e desolanti, in cui regna un’atmosfera oltremodo asfissiante. Con il sound cupo e tagliente della successiva Preset si precipita nell’oscurità più profonda, vivendo un incubo ad occhi aperti. Si acquista velocità con Pale and sick: un composto adrenalinico di ritmi convulsi e nervosi, ossessivi e angoscianti. Sensazioni crude e introspettive trovano sfogo in Losthighway, uno dei pezzi migliori del disco: le linee vocali si fondono magnificamente a suoni freddi e geometrici. La prima parte del disco, dunque, segue una trama post punk che si innesta a tessuti sintetici; tessuti composti da un’elettronica incalzante, disturbata, cupa, che rimbomba come un eco nel vuoto squarciato da riff di chitarra sofferenti. La parte centrale del disco (Unreal space, The spiral, August in winter) risulta invece più in linea alle formule canoniche del genere, offrendo all’ascoltatore un ambiente rarefatto e lugubre, complice anche il cantato di Cristiano trasudante tormento. Nella parte finale, il trio ritorna a sperimentare giochi elettronici perversi (Sex in kepler) ed esplosivi (European Ghost).

Densità di qualità: Se pensate di trovarvi di fronte all’ennesimo tributo alle sonorità post punk e dark wave anni ’80 vi sbagliate. Certo, il punto di partenza è quello, ma il percorso (meravigliosamente cupo) incontra bivi ed incroci contemporanei. Non si tratta di un semplice revival, ma di una formula originale e personale, in cui momenti dilatati si alternano ad episodi compulsivi, in un saliscendi di sensazioni di inquietudine e pena. Incisivi e suggestivi, gli European Ghost dimostrano di avere un’identità già ben definita, ed è solo l’esordio.

Velocità: Immersi nella notte più gelida e buia, si viaggia ad un ritmo incostante ed instabile, mai lento.

Il testo: “we are european ghost, we’re running underground, we’re running underground” (da European ghost).

La dichiarazione: “Traccianti luminosi nella notte, bombe al fosforo, statue mutilate, città sventrate. Un esercito silenzioso e senza volto attraversa le fangose trincee d’Europa. Strappato dal cielo, cade un angelo sterminatore per vendicare il nuovo orrore moderno di solitudine e di mute battaglie urbane” (dal Comunicato stampa, 2016).

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