Echopark – Ties
GENERE: psychedelic pop, electronic rock, songwriting.
PROTAGONISTI: Echopark è il moniker del musicista italiano Antonio Elia Forte, originario di Lecce ma residente a Londra, dove ha avuto inizio la sua carriera musicale con la pubblicazione dell’acclamato album d’esordio Trees, uscito nel 2013.
SEGNI PARTICOLARI: Ties è il secondo album di Echopark, registrato insieme ad Andrea Rizzo, che si è occupato delle batterie, e mixato e masterizzato da Matilde Davoli presso il Sudeststudio di Lecce. Esso è distribuito dall’etichetta discografica italiana We Were Never Being Boring sia in Europa che negli Stati Uniti, dove verrà presentato in occasione del SXSW, un celebre festival musicale che si tiene ad Austin, in Texas.
INGREDIENTI: il nuovo album di Echopark è composto da un groviglio intricato di suoni in cui si intrecciano melodie acustiche, beat palpitanti e chitarre sporche e graffianti, fino a formare un nodo tenace che, oltre a conferirgli robustezza e compattezza, racchiude il cuore pulsante dell’intero disco, le cui canzoni rimbombano come il boato prodotto da un’esplosione che aumenta progressivamente d’intensità, raggiungendo il culmine nel ritornello del singolo End. Per quanto riguarda il concept dell’album, esso si propone di esplorare la complessità delle relazioni umane cercando di districare i pensieri confusi ed offuscati che si aggrovigliano nella mente, lasciandoli fluire nel racconto di nove storie che prendono vita riemergendo dai ricordi di esperienze passate, i quali vengono rievocati con malinconia nelle canzoni più struggenti del disco, tra cui i singoli Alan e Bruises, dove la voce del cantante irrompe abbattendo il muro sonoro di chitarre, percussioni e sintetizzatori, squarciando il silenzio che cala mutando improvvisamente l’atmosfera.
DENSITÀ DI QUALITÀ: Ties è un album il cui suono potente, vibrante ed elettrizzante penetra nelle orecchie dell’ascoltatore, scatenando un terremoto interiore che, come un’onda impetuosa, agita un mare di emozioni e sensazioni nascoste che ritornano improvvisamente a galla, infrangendosi sugli scogli per poi esplodere in una pioggia scintillante di schizzi simili a fuochi d’artificio che colorano il cielo. Il risultato è un arcobaleno di sonorità musicali diverse, le quali si intrecciano tra di loro formando un nodo stretto che dona unità all’intero disco e contribuisce a rafforzarlo come i legami che si instaurano tra le persone, da cui risulta impossibile sciogliersi completamente.
VELOCITÀ: l’andamento ritmico dell’album alterna slanci di euforia a momenti di cauta riflessione. Nel complesso, le canzoni sfrecciano rapide emettendo un rombo assordante che riproduce il frastuono dei pensieri che si affollano nella mente e dei battiti accelerati del cuore, i quali scalpitano fino a fuoriuscire dal petto nelle canzoni più ritmate e movimentate del disco.
IL TESTO: “And you know / There are still many days we can fight / As you know / We’re not near the end until we say it” dal singolo End.
LA DICHIARAZIONE: “La chitarra per decenni ha rappresentato l’emblema della ribellione, lo strumento alla portata di tutti, un sinonimo di imperfezione e libertà. La chitarra è uno strumento grezzo. Come fai a cambiarla? Non puoi. Sono sei corde in tensione su un pezzo di legno, te la puoi fare anche a casa con chiodi e martello. Prende la forma di chi la suona. Non importa se la suoni bene o male. È un megafono dell’anima. Per questo non puoi nasconderti dietro ad una chitarra, è un po’ come essere nudi“.