Dardust – Birth
Genere: Electro, Neoclassical
Protagonisti: Dario Faini è ideatore del progetto Dardust. Insieme a Vanni Gasagrande ha prodotto e arrangiato questo suo nuovo lavoro.
Segni particolari: L’idea di base di Faini è quella di una trilogia: un asse geografico – musicale che parte da Berlino passando per Reykjavik, per poi approdare a Londra. Il primo capitolo 7, registrato nella capitale tedesca, usciva nel 2015; Birth è il secondo e viene registrato nella città islandese, negli Sundlaugin, lo stesso in cui dove hanno registrato Sigur Ros, Jon Hopkins, solo per citarne alcuni.
Ingredienti: Faini non ha mai nascosto il suo amore per la musica classica e per quella elettronica e, fin dall’origine del progetto Dardust, la sua sfida personale era la fusione dei due generi, apparentemente così lontani e differenti. Il disco si divide in due parti: cinque brani “slow” che si ricollegano al percorso neoclassico intrapreso con 7, e cinque brani “loud”, che portano il sound verso il prossimo disco. Nel disco d’esordio, infatti, il pianoforte era sempre in primo piano e l’elettronica si inseriva a completamento di brani dalla prevalente struttura neoclassica. In questo nuovo capitolo, invece, la parte elettronica viene non solo maggiormente enfatizzata, ma addirittura portata all’estremo, pur mantenendo un equilibrio costante. Birth è schizofrenia controllata: infinite e dolci distese pianistiche classicheggianti, spesso accompagnate da archi leggeri e soavi (Slow is the new loud ), incontrano tappeti sintetici più duri e densi (Gran finale), approdando talvolta in territori lussureggianti (una per tutte è Bardaginn – the battle: un terremoto devastante capace di scuotere corpo e mente).
Densità di qualità: L’intento di estremizzare le due componenti, da un lato il minimalismo pianistico, dall’altro l’electro “da club”, è assolutamente ben riuscito. Solitamente, nei dischi strumentali prevale sempre il lato emozionale, mentre viene totalmente annullato quello narrativo, proprio per l’assenza del cantato. Le parole non contano, si gioca tutto sul piano emozionale ed evocativo. Birth, di fatto, è un disco essenzialmente strumentale che riesce non solo a suscitare emozioni ma anche a creare immagini in chi ascolta. In altre parole, Birth è un disco visionario, proprio perché capace di creare incredibili visioni che si proiettano nella mente dell’ascoltatore, traccia dopo traccia, in modo spontaneo e naturale. Questo disco è una continua libidine sensoriale e percettiva, che regala un viaggio di sola andata verso l’Islanda e le sue meraviglie: l’aurora boreale, le onde di un mare agitato, tramonti infiniti, piogge violente.
Velocità: L’alternanza di brani slow e loud dona al disco una velocità estremamente variabile e si è in continuo movimento.
La dichiarazione: “Abbiamo scelto l’Islanda perché è un paese che ha regalato alla musica artisti che ho sempre amato. Birth è stato inciso nei Sundlaugin Studio, dove hanno registrato, tra gli altri, anche Sigur Ros, Jon Hopkins, Damien Rice. Precede il terzo capitolo che verrà registrato a Londra. In Dardust convivono l’anima elettronica e quella classica, innovazione e tradizione, così come in Islanda fuoco e ghiaccio formano un equilibrio perfetto” (Tychemegazine.it, 2016).