Interview: Andrea Mirò
Andrea Mirò è cantautrice raffinata e capace di smarcarsi da etichette, confini e schemi: la sua è certamente musica pop dalla vena cantautorale, ma contaminata e vibrante, con spalle large e ampi polmoni per respirare in autonomia totale, senza dover appoggiarsi a mode o arie da classifica. Il suo nuovo album, Nessuna Paura di Vivere, è appena uscito per la prestigiosa etichetta Mescal ed è una delle uscite più suggestive che mi sia capitato di ascoltare in questo 2016. Testi mai banali e chiari/scuri musicali che mettono in luce la capacità di Andrea di creare melodie che, ad ogni ascolto, entrano sempre più sotto pelle, per rimanerci.
Con grande gentilezza Andrea Mirò ha risposto alle nostre domande…
Ciao Andrea, come stai? Da dove ci scrivi?
Bene grazie! Scrivo sul treno da Roma a Milano: sto tornando da Roma reduce dal Concerto del 1° maggio in Piazza San Giovanni.
Senti, comincio con una domanda che potrebbe sembrare curiosa: io scrivo per Indie-Roccia. Andrea Mirò si sente “indie o mainstream”? O tutto sommato distinzioni così lasciano il tempo che trovano oggi giorno?
Mah, oggi ormai ci sono realtà indie che sono a tutti gli effetti “mainstream” per importanza e fama. Non mi sono posta mai troppo quest’interrogativo, piuttosto mi sono accorta presto, dall’inizio della carriera cantautorale, di rivolgermi a un bacino d’utenza trasversale – cosa che negli anni non mi ha reso la vita facilissima – ma esigente e curioso, il che mi ha arricchito di stimoli per spostare l’asticella sempre più in alto.
Stavo dando un’occhiata a cosa Wikipedia diceva di te e sono rimasto colpito dal fatto che il tuo primo singolo è datato 1987!! L’anno prossimo, bene o male, siamo ai 30 anni di carriera!! E’ una cifra pazzesca…
Ha Ha Ha! È vero, trattavasi di un 45 giri. Ero una ragazzina e mi ero trovata nella discografia per gioco, poi il gioco s’è fatto serio e ciò che mi si presentava come carriera non era esattamente quello che mi immaginavo. Sono propensa a datare i miei esordi nel 2000, anno della mia partecipazione al festival di Sanremo come cantautrice e non più solo interprete. Certo prima di ciò ho accumulato soprattutto live, anche lavorando in grandi e lunghi tour.
Dopo tutti questi album hai una tua metodologia consolidata nell’approcciarti a un lavoro nuovo o ancora ti piace variare e cambiare strada facendo?
Questo é il mio 8vo disco in 15 anni circa. Il modo di affrontare un nuovo lavoro è cambiato, compreso il materiale che, coerentemente al mio percorso artistico e umano, ho messo sempre più a fuoco. Credo che mai come in questo disco le canzoni e il suono abbiano una forma estremamente compiuta e caratterizzata.
Ho ascoltato molte volte il disco. In primis permettimi di farti i complimenti. Album molto vario dal punto di vista musicale, legato da canzoni che mi paiono predilegere più ombre che luci e sopratutto ricche di particolari: canzoni che necessitano più ascolti per scoprire ad ogni volta nuovi particolari. Che ne dici?
Mi sembra una giusta interpretazione del disco la tua, perfetto e grazie (i complimenti fanno sempre piacerissimo!).
Nessuna Paura di Vivere a volte mi da l’idea di forza, di volontà di superare le difficoltà guardandosi dentro e trovando energie insperate, ma poi è capace anche di trasmettermi momenti più fragili, con attimi quasi di sconforto. Forse è lo specchio di una quotidianità che spesso ci porta ad alternare questi sentimenti…
È in effetti un titolo aperto a più interpretazioni, in un senso più vasto.
Nessuna paura di accettare le cose come stanno, noi stessi, la nostra indole, a mollare se non ci si sente pronti e a combattere per le proprie scelte se lo riteniamo opportuno. Non aver paura di esporsi, e potremmo continuare in questa direzione. Parla a chi non si sente sempre in sintonia con questa società bulimica dove le richieste d’adeguatezza a stereotipi preconfezionati sono sempre pressanti, anche emotivamente, e a chi in fondo viaggia tranquillamente controcorrente; qualcosa che conosco molto bene.
Che bella la prima parte di ‘Titoli di Coda’, è così suggestiva e realmente cinematografico (visto che parli di film nel testo!), poi c’è un cambio quasi psichedelico. Sicuramente uno dei mie brani preferiti. Mi dici com’è nato questo brano e l’arrangiamento così particolare?
È un brano che ha richiesto tempo. Per dargli questa forma finale abbiamo prima cercato un’ambientazione sonora consona al contenuto testuale, e poi abbiamo tagliato il testo – molto più voluminoso in origine – e ridotto a frasi più ficcanti, come un bignamino del testo originario, tutto giocato sui cori dalle note anni ‘70 per bilanciare e sdrammatizzare la storia.
Poi sono arrivati basso e flauto giapponese di Brian Ritchie che han dato il colpo finale. Psichedelico mi sembra il giusto aggettivo.
Sai, io di lavoro faccio l’educatore e lavoro con gli adolescenti. Mi mette la pelle d’oca ‘Nessuno Escluso’, perché sei riuscita benissimo a cogliere emozioni e immagini di quell’età così complessa. Non è mai facile e mi chiedevo se per un simile tratteggio avessi preso spunto da qualcosa o qualcuno…
Son felice che mi citi Nessuno Escluso. È uno dei brani al quale son più affezionata e da cui son più attratta come ambiente sonoro e racconto filmico. Diciamo che, avendo due figli, mi pongo delle domande, e leggo attentamente di storie adolescenziali con un po’ d’ansia e di inquietudine: il disagio che alle volte si riscontra è tangibile, concreto, violento, disperato, e fa paura e impressione. Nessuno Escluso racconta l’inadeguatezza tipica dei giovanissimi e si allarga anche a figure più adulte, e più in generale cita la tendenza a demandare a qualcuno o qualcosa di mistico e speciale il proprio destino, qualcuno/qualcosa che possa rialzare dalla propria condizione, anche lasciando intendere che spesso in questo periodo storico ciò avviene per mezzo della rete, come se dentro essa si potessero nascondere significati misteriosi e meravigliosi, e anche a sottolineare la vacuità di certe pseudo-storie di pseudo-eroi dal ruolo finto-salvifico. Però tutto giocato sulla superficie delle cose; “e senza sostanza ma ben inquadrati” sta proprio a significare la pochezza di tali proposte con i protagonisti rapiti dall’inquadratura dell’obiettivo fotografico e dallo stereotipo richiesto.
Hai messo insieme un bel po’ di ospiti di massimo rispetto! Quello che più mi colpisce è il grandissimo Nicola Manzan, che spesso siamo abituati a sentire in veste decisamente estreme, mentre qui hai “usato” il suo lato più “orchestrale”…
Nicola Manzan dei Bologna Violenta è un musicista superlativo ed eclettico oltre che di grande sensibilità: qui ha prestato la sua creatività in Deboli di Cuore e in Piove da una vita la sua splendida esecuzione.
Hai tanti dischi alle spalle e ovviamente tanto lavoro in studio. Quello dello studio è un momento che ti piace o magari, più passa il tempo, più tendi a starci meno?
Studio e live sono due momenti molto differenti: lo studio è per me il posto della ricerca, più rilassato; mi piace come preparazione alla situazione live, dove l’emozione è padrona, un momento di liberazione e di sfogo.
Sei sempre impegnatissima con tanti artisti (anzi, ti vedremo sul palco con qualcuno prossimamente?) e immagino che il tuo calendario sia sempre fittissimo: riuscirai a portare in tour quest’album?
Questo disco è la mia priorità, ho fatto un primo tour di date con i Perturbazione, aprendo a loro e suonando in concerto con loro, siamo due realtà artistiche molto affini, ed è un piacere lavorare tra amici, e riprenderemo tra un mese per il tour estivo. Tutto dopo la mia partecipazione all’allestimento e alle repliche in teatro (il Menotti di Milano ) nello spettacolo con la regia di Emilio Russo “Talkin’Guccini”, una specie di talking blues scritto attraverso i contenuti letterari e musicali del cantautore, insieme ad altri 3 attori eccellenti tra cui Lucia Vasini. Nello stesso momento ci sono promozione e presentazioni del disco. Aspettando i live dell’autunno.
Periodo impegnativo.
Grazie ancora per la tua gentilezza e disponibilità. Con quale canzone del nuovo disco potremmo chiudere e mi spieghi il perché di una determinata scelta?
“Piove da una vita”. Scelgo questa perché è una delle canzoni che per prime abbiamo concluso; ha un’atmosfera notturna e una vena malinconica carica di memorie, in cui molti, ognuno a modo suo, possono ritrovarsi. Di contro, ha un incedere dal carattere forte.