Brunori SAS – A Casa Tutto Bene

Genere: songwriting

Protagonisti: la società in accomandita semplice Brunori si compone questa volta di Dario Brunori da Cosenza, la sua band e il produttore Taketo Gohara, giapponese ma espertissimo di musica italiana (ha lavorato con Verdena, Vinicio Capossela, Edda, Pierpaolo Capovilla e chi più ne ha più ne metta).

Segni particolari: A casa tutto bene arriva a tre anni di distanza dal predecessore Vol. 3 – Il cammino di Santiago in taxi, ma in questo intermezzo Dario Brunori è stato tutt’altro che fermo. Ha difatti girato l’Italia in lungo e in largo, di teatro in teatro, proponendo uno show basato sulle canzoni di Giorgio Gaber e intitolato ‘Brunori SRL – Una società a responsabilità limitata’.

Ingredienti: il titolo del quarto disco di Brunori Sas dice più di quanto voglia far credere. Anzitutto che Dario è tornato a vivere in pianta stabile, per quanto una vita da musicista lo permetta, nella sua Calabria, dove peraltro questo disco è stato registrato. Ma anche che qualcosa è cambiato, e questo va evinto dall’assenza della proverbiale dicitura ‘volume numero’ in calce al titolo. Il senso del disco, la direzione in cui un po’ tutti i brani vanno a parare, è infatti la riflessione sull’utilità delle canzoni e dunque dell’azione suo autore. Una riflessione questa che ha portato Dario a sbrigliarsi dal suo solito rifugio lirico, fatto di ironia e citazionismo spinto, e puntare a collocare i suoi versi, perlomeno in termini tematici, tra quelli della canzone d’autore italiana più impegnata. Il costume da torero è da questo punto di vista una dichiarazione di intenti. I dolci stridii strumentali che anticipano lo strumming, dichiaratamente degregoriano, della opening track La verità strizzano l’occhio invece al cantautorato indipendente anglofono di Sparklehorse, Jason Lytle e compagnia bella. Il nuovo suono di Brunori combina dunque l’interesse per queste sonorità al gusto, comunque preponderante, per le orchestrazioni tipiche del pop italiano.

Densità di qualità: si parte con la bellissima La verità, una ballad liberatoria sull’incapacità di liberarci dalle briglie di routine e società, sulla ricerca del coraggio e della forza per ‘scalare finalmente le montagne invece di fermarci al primo ristorante e non pensarci più’. Ma è da L’uomo nero che il discorso di cui sopra acquista corpo e le riflessioni di Brunori si fanno più cupamente politiche. E’ un brano forse un po’ retorico, ma con una melodia incalzante che ricorda il migliore Fossati e che sorprende per il punto di vista anche autocritico sulla crescente ondata xenofoba. Un punto di vista che ritorna, ancora più forte, in Don Abbondio, dove il personaggio manzoniano diventa una gigante, oscura metafora dell’atteggiamento degli italiani nei confronti delle piaghe politico/sociali. Lamezia Milano mescola un groove elettronico a fiati gaberiani e rappresenta un episodio divertentissimo, che specie per i suoi giochi di parole è il pezzo più vicino, insieme alla meno riuscita Sabato Bestiale, al Brunori dei dischi vecchi. L’inevitabile pezzo d’amore del lotto è Colpo di pistola, condita da un bellissimo e un po’ roco lalalalala su cui chiudere gli occhi ai prossimi concerti del nostro. E’ una buona prova questo quarto disco targato Brunori Sas, le riflessioni di Dario hanno dato frutti brillanti. Peccato però che pezzi fuori fuoco, su tutti l’inutile La vita liquida, ci portino a dichiarare la missione compiuta soltanto per tre quarti.

Velocità: media, come quella delle orchestre dei San Remo degli anni migliori.

Il testo: “Ed hai notato che l’uomo nero/Semina anche nel mio cervello/Quando piuttosto che aprire la porta/La chiudo a chiave col chiavistello“, da L’uomo nero.

La dichiarazione: “Ho cercato il coraggio di dire e di dirmi delle cose andando dritto, senza renderle poetiche”.

 

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