Roccia Ruvida: Riff Willer

Decisamente vero quando si parla della quasi impossibilità di poter inventare il non inventato. Anche vero è il citar di quando negli anni ’60 si girava con un 16 mm di 30 anni più vecchio… il vintage certamente ha sempre affascinato ma un conto è utilizzare la tecnologia antica per cercare il passato, un conto è utilizzare tante scorciatoie moderne che emulano il santo passato. Su questo punto direi che il buon Riff Willer non ha afferrato la mia domanda (o magari io la sua risposta). Ecco un altro disco dell’enorme cesta di proposte in cui ci ritroviamo a vivere di emulazioni e di un già sentito su quasi tutti i fronti. “Streets of Chance” è un bel disco, va detto… ma sarebbe stato più coerente se fosse uscito in una Inghilterra anni 70 / ’80 piuttosto che in un Abruzzo anni 2021… certamente oggi è facile emulare, sicuramente oggi è comodo emulare… però ecco, l’emulazione non è che mi faccia impazzire. Riff Willer è un artista ancora giovane come tradisce l’acerbo di alcune risposte, ma di sicuro ci troviamo di fronte ad un giovane talento che da questo esordio sta portando a casa la capacità di narrare la sua vita e di ricercarla nella tantissima musica che dimostra di aver dentro le ossa. E sempre che siamo negli anni ’70, tra rock e post punk… e sempre che il tempo suo non è questo…

Tutti a fare sempre gli alternativi. Giochiamo con un lo-fi, ad esempio, lo imitiamo grazie alle tante tecnologie digitali che con un click imitano alla perfezione tutto. Diverso sarebbe stato se avessimo realizzato tutto con le macchine del tempo, con nastri, con quelle limitazioni che cerano… cosa ne pensi?

Sicuramente! Anche se, a pensarci bene, molti registi degli anni ’60 (ad esempio quelli della nouvelle vague), giravano con la 16 mm. E altro non era che l’antenata del cellulare. Poi dipende anche dal genere: quando farò un pezzo stile Spice Girls, vi chiederò un consiglio sul come girarlo.

Che poi, soprattutto dalle immagini del video come anche nel suono del disco, ci ritroviamo a sentire cose ampiamente ascoltate in generazioni intere. Certo ormai inventare qualcosa è assai arduo… ma la personalità? Secondo te dove la dobbiamo ricercare se seguiamo le mode? Oppure seguire mode “passate di moda” ci fa essere originali?

Sapete meglio di me che non c’è alcun artista che, di punto in bianco, concepisce un qualcosa di mai sentito prima. L’arte è fatta di contaminazioni, di riferimenti e di influenze che si cerca poi di mettere insieme e rielaborare. Più che sentirsi originali bisognerebbe cercare di essere liberi di fare ciò che si vuole senza timore di essere criticati. Perché le critiche fanno comunque parte del pacchetto.

E parafrasando il titolo del tuo disco che inneggia alle tante scelte che la vita ci regala ogni giorno: perché battere dove sono ampiamente passati tutti?

Il senso del titolo è quello di cercare di cogliere le opportunità che spesso ci capitano e non siamo in grado di accorgercene. Poi ognuno è libero di battere dove vuole, in tutti i sensi.

Per Riff Willer, moniker decisamente evocativo, cos’è il rock?

Sì, hai ragione, il mio nome d’arte è molto evocativo. Per Riff Willer il rock è vita, è tutto. E’ un modo di essere che sa scandire, giorno dopo giorno, il ritmo delle giornate, del tempo che passa. Metterlo in musica, questo tempo, mi sembra la cosa migliore da fare.

Abbassando come sempre l’ascia di guerra, sfogliamo le pagine di questa ruggine che arriva dal rock consumato di questo disco. Ho avuto forte l’impressione che sia davvero un lavoro di “resoconti” e di testimonianze della storia personale accaduta fin qui… io credo fortemente che il vero Riff Willer arrivi da ora un poi… cosa ne pensi?

Sì, hai fatto centro. In “Streets of Chance” c’è tanto del mio vissuto personale, le mie storie, i miei incontri, quel che la vita mi ha proposto nei miei 23 anni. Credo che tanti ragazzi della mia età possano trovarci qualcosa che assomigli a loro, alle loro esperienze. Se il vero Riff Willer arrivi adesso o, come auspichi, d’ora in poi, non lo so, sinceramente. Se in quel “vero”, come spero, vedi un futuro, lo diranno le mie prossime storie, la mia chitarra e la mia voce. Una cosa è certa: le opportunità continuerò a cercarle, affidando alla musica tutto me stesso.

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