Obici: non collocabili a prima vista
Già dal titolo sanno mettere in chiaro la direzione lirica: “Solipsistic Horizon” è un disco che mescola grunge, rock, shoegaze e forme pop… e altre tante e incollocabili sfumature di stile. Sono gli Obici, il duo trentino formato da Francesco Armani, polistrumentista e voce, Maurizio Viviani alla batteria. Sono padri putativi di una scrittura lisergica, densa di acidità metropolitane, notturne, apocalittiche… scendere nei bassifondi e ritrovare se stessi. Alla luce penseremo poi…
Il suono cerca la forma pop o devianze di glam rock? Non capisco dove collocarvi in realtà… ed è una cosa assai interessante questa…
Ci piace molto non essere collocati quindi non vi aiuteremo a farlo. Dentro la nostra musica le influenze sono molteplici in quanto veniamo da esperienze e progetti molto variegati. Maurizio continua dire che secondo lui facciamo “Psyco Rock Alpino” e, nella sua assurdità, comincio a pensare che abbia ragione. Sicuramente la sfida è stata fare sperimentazione, ma senza ce questo diventi oltranzismo; quindi si, dentro il progetto vuole esserci anche una componente pop.
Una immersione nel privato, nel solitario… siamo tutti individui isolati oggi?
Il concetto base dei testi è individualista, ma questo non vuol dire essere isolati. Le esperienze e gli scambi con gli altri sono fondamentali, ma la crescita, la conoscenza e anche l’accettazione di noi stessi può avvenire solo dentro di noi. In questa nostra società è spesso avviene il contrario: il metro della crescita individuale è sociale, basato sull’approvazione del prossimo. Ugualmente anche l’accettazione di noi stessi passa dall’ammirazione pubblica che riceviamo dagli altri. Il meccanismo del like è appunto basato su questo. Oggi per assurdo nel momento massimo della condivisione pubblica della sfera personale è proprio l’individualità che viene meno, schiacciata dall’omologazione.
E secondo voi, in “cima alla montagna”, che cosa troveremo dopo tanta fatica?
La risposta è proprio nell’ultimo testo del nostro album: Niente. Solo una volatile sensazione di avercela fatta, di non dover più soffrire, di aver raggiunto una momentanea pace. Questo è quello che si vede fuori, ma è dentro di noi che sono cambiate delle cose. Siamo cresciuti e siamo più forti. Altre sfide future sono ora più vicine e avvertiamo una distanza tra quello che eravamo ieri e quello che siamo oggi. Dopotutto è questo che da senso ad una giornata e a lungo andare anche ad una vita intera: guardarsi indietro e poter vedere un percorso, a volte impervio, che ci allontana da quello che eravamo per farci arrivare a qualcosa di meglio.
Quindi possiamo dire che il post rock degli Obici non ha orizzonti distopici, distruttivi? Una mia sensazione pensando alle tante melodie in maggiore che trovo…
Il maggiore lo abbiamo cercato più volte volontariamente per dare appunto un orizzonte più variopinto. Riflette anche il nostro stato d’animo che non è più quello incendiario dei vent’anni e quindi cercare pose da ribelle distruttivo dopo i 40 sarebbe anche un po’ ridicolo. Nel disco quindi trova spazio un po’ di ironia e anche qualche sorriso che si adagiano appunto su sonorità più solari. Chiaramente questo è anche uno stratagemma per poi tornare a tuono su atmosfere più tese con un gioco di chiaroscuri che da spessore al brano. Il nostro orizzonte quindi non è distopico, ma al contrario un’utopia alla quale tendere per crescere.
Un video ufficiale? Un disco così visionario…
Il video c’è ed è quasi pronto. In anteprima vi riveliamo che sarà il video della canzone “Catafalco”, l’unica cantata italiano da Maurizio. Si tratta di un video d’animazione creato su un’idea proprio di Maurizio che tiene particolarmente a questo brano. La data di uscita sarà verso Natale probabilmente.