Interview – Tigri

Esce venerdì 10 settembre 2021 Estate, il nuovo singolo (assolutamente non estivo) di TIGRI. Questo è il terzo singolo del progetto indie-pop di Milano estratto dall’album Serenata Indiana, previsto per autunno 2021. La canzone è ispirata alla poesia “Di Luglio” di G. Ungaretti, e racconta un’estate che non è quello che sembra. È un’estate misteriosa e avventurosa, nella quale gli incontri inaspettati ci aiutano a scoprire noi stessi e a mostrare le nostre macerie senza paura. Un beat midtempo si unisce a sintetizzatori dai suoni crepuscolari, calando l’ascoltatore nella sua estate atipica.

Ne abbiamo parlato con lui.

Estate non è un singolo estivo, nonostante il titolo, come è andata?

Estate parla di una “storiella” estiva, di quelle che faticano a durare più di due giorni ma che sul momento concentrano tutte le nostre attenzioni, facendoci sentire diversi e più disponibili ad aprirci, forse perché in fondo consapevoli delle limitazioni di un incontro casuale d’estate. 

tornando più indietro, la prima ispirazione mi venne studiando una poesia di Ungaretti, Di Luglio, che mi piacque molto per la visione decisamente drastica dell’estate, vista come stagione “distruttrice” che confonde gli uomini. ho conservato dentro di me molte di quelle immagini e parole, alcune le ho anche citate nel testo.

Che rapporto hai con la letteratura e la poesia?

in realtà non sono un grandissimo appassionato di poesia, nel senso che mi fermo agli autori più importanti e approfondisco solo quando scopro prima il pensiero che si cela dietro l’opera di un autore, o certe volte la sua biografia. ad esempio quando al liceo ho studiato il significato del “correlativo oggettivo” mi sono innamorato di Montale. discorso diverso per i libri: spazio molto a livello di genere, e ogni tanto mi basta il titolo di un romanzo per attirare la mia attenzione (anche se ovviamente non sempre rimango soddisfatto). col passare del tempo comunque ho imparato a fruire della letteratura in maniera diversa, diciamo più disimpegnata. 

Com’è la nuova Milano musicale dopo il Covid? Quali sono i luoghi che ti accompagnano di più nei momenti in cui componi musica? 

a me sembra che la Milano musicale post-covid sia estremamente energica. sono già stato ad un paio di situazioni live più o meno strutturate e vedo proprio che chi suona e chi organizza è motivato, e non penso solo per una questione economica di guadagno. io stesso, che finora non avevo particolarmente in testa un set live, mi sono sentito trascinato e ho cominciato a impostare i miei pezzi dal vivo, registrando qualche session in studio (che si può trovare su YouTube) e non vedo l’ora di trovarmi su un palco.

non ho dei luoghi specifici in cui compongo, però ti posso dire che una delle cose che mi piace di più è prendere un treno, o la metro, e scrivere delle note sul cellulare. si tratta di bozze disordinate, ma alla fine è il metodo che mi accompagna da sempre nella scrittura.

Che differenze hai riscontrato con Roma?

ti direi che c’è un abisso tra Milano e Roma, ma non penso che una città sia assolutamente meglio o assolutamente peggio dell’altra. sono due luoghi diversi, artisticamente parlando, e non ho mai afferrato bene il perché della competizione. non è uno stereotipo, c’è ancora tanta vicendevole diffidenza, e alle volte anche un po’ di ostracismo: molti progetti mi sembra che nascano ad uso e consumo del luogo in cui si trovano, senza l’obiettivo di esportare la propria musica fuori dal comune, come se l’ambizione fosse la comfort zone. 

Che ne è stato della tua precedente band, i Vena?

Ognuno ha preso direzioni diverse ma siamo rimasti tutti attaccati alla musica, c’è anche chi lo fa ad un livello professionale alto. purtroppo non ci si sente quanto si dovrebbe causa distanze e mille cose da fare. certo credo che tutti siamo cambiati sul piano musicale/artistico, non solo perché è passato del tempo ma anche perché rispetto a 10 anni fa il mondo dell’industria musicale ha totalmente cambiato faccia. quando abbiamo pubblicato il primo EP, non avevamo idea di come muoverci, di cosa fare. ora trovo che sia tutto un poco più decodificato.

Cosa ci puoi anticipare del tuo disco in arrivo? 

saranno 9 tracce per circa mezz’ora di musica, 8 pezzi cantanti e 1 strumentale. ci ho buttato dentro di tutto, è un bel mix di cose che mi piacciono. scegliere i singoli è stata una tragedia, ogni pezzo vive di vita propria perché ho preferito sacrificare la compattezza compositiva in favore dell’eclettismo dei generi. non mi piacciono troppo le regole formali e non le so seguire benissimo, preferisco divertirmi quando creo qualcosa di mio. altrimenti che senso ha?

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