Interview: Bachi Da Pietra

Incontro Giovanni Succi, chitarra, voce e metà dei Bachi da Pietra, prima del set (affollatissimo) al Magnolia. Il tour è alla quarta data e già le differenze rispetto al passato si “toccano con mano”, come mi dice prima di iniziare la nostra chiacchierata. Un ulteriore segnale che conferma ‘Quintale’, sesto lavoro della band, non è piaciuto solo a noi.

Ti saresti mai aspettato che il progetto di questo gruppo sarebbe durato così a lungo(8 anni)?

In effetti mi stupisco che siano già passati otto anni sono andati così lisci che non sono pesati. Andare in giro con Bruno Dorella è come avere a fianco Obelix e io sono Asterix (ridiamo ndi).

E’ cambiato il vostro modo di comporre lungo i 6 album che avete pubblicato?

Mah sai la composizione richiede metodo, ma io il metodo non lo conosco e credo non lo sappia nessuno. Io rimango in ascolto di qualsiasi idea mi passi per la testa e alcune le prendo , altre le scartoe altre ci provo e poi le butto. Quello che rimane e mi convince lo utilizzo. In generale avviene così ma non abbiamo strategie particolari .

Come nasce un pezzo dei Bachi da pietra? Partite dal testo o dalla musica?

Per prima cosa dire testo o musica è dire la stessa cosa. Dire ”nasce prima il testo o la musica” non ha senso perché il testo è già musica. A volte la musica ti suggerisce un testo e a volte un testo ti suggerisce una musica. Il testo va trattato come musica: ha una sonorità, ha un ritmo e le parole hanno un suono. La parola è musica. Il più grande di tutti, Paolo Conte, dice sempre che compone sempre prima la musica poi il testo, che rimane secondario. La cosa incredibile è che poi ci ricordiamo dei suoi testi e meno della musica.

La mia prima volta di un vostro concerto eravate di spalla ai Massimo Volume al Leonkavallo , a parte il freddo cane che c’era, l’impressione che mi avevate dato era di ‘scarnificatori’ della musica. Ti ritrovi in questa definizione?

Sì ricordo quel concerto! Avevo suonato tutto intabarrato(ridiamo ndi). Nella definizione che dai mi ci ritrovo. E’ un discorso che porto avanti fin dai ‘Madrigali magri’(il gruppo di cui faceva parte prima dei BdPndi)dove già avevamo questo approccio e parliamo del ’94, quindi è da un po’ che batto su questo chiodo e direi che non mi sono ancora stufato(ridiamo ndi).

“Split” con i Massimo Volume come è nato(un EP del 2011 dove i due gruppi si coverizzano a vicenda)?

E’ nato frequentando i backstage, i palchi e gli autogrill insieme . Ci è piaciuta l’idea di voler affrontare una cover reciproca che è anche un attestato di stima. E’ servito a veicolare quella ‘Stige 11’ che per chi aveva voglia di raccoglierlo, dava un segnale di quale sarebbe stata l’evoluzione del ‘baco da pietra’ in natura.(sorridiamo ndi)

Parlando del vostro ultimo lavoro: come è nata la scelta di Giulio Favero.

Una sera ci siamo incontrati a Ravenna sulla porta di un bar e lui ci ha detto :”Ragazzi ho sentito i vostri dischi e se il prossimo non lo facciamo insieme io vi denuncio” . E noi ovviamente, terrorizzati dal pensiero di affrontare il suo pool di avvocati (ridiamo ndi) , controvoglia e di malincuore abbiamo dovuto accettare. Avevamo in mente di fare tutt’altro ma alla fine abbiamo ceduto .(ridiamo ndi)

Il brano che mi ha colpito immediatamente è ”Pensieri parole opere” . Come è nato?

Mi ero imposto una regola: ogni canzone, per quanto stilizzata, doveva rappresentare una storia. E in questo caso la storia era : hai visto mai che un giorno muori? (ridiamo ndi) e ti ritrovi di fronte uno che ti dice ‘ma come eri tu?’ . Ho fatto partire il pezzo in inglese perché nel mio immaginario, come un tempo si pensava che gli dei parlassero latino, ora Dio penso parli inglese, magari anche oxfordiano (ridiamo ndi). Alla fine trovo un Dio assolutamente deludente, gli batto una pacca sulla spalla e gli dico: “ma sì dai ho sbagliato anch’io” . Che umiltà! (ridiamo ndi)

‘Paolo il tarlo’ l’ho trovato il brano più rappresentativo, quello che riassume tutto quello che siete stati finora. Ti ritrovi in questa definizione?

Sì. E’ bello quando fai qualcosa che ti rappresenta e ti viene riconosciuto.

La struttura dell’album è a diversi livelli: i primi brani potenti, poi i successivi più rilassati per poi ammazzarti nel finale con ‘Sangue’. Una scelta del genere è stata fatta apposta?

E’ un bel bastardo vero?(ridiamo ndi) Ebbene sì ogni cosa è studiata fin dai minimi particolari, niente è lasciato al caso . Avrei potuto dirti che abbiamo buttato giù i brani a caso ma non è così, non faccio niente che non sia ragionato per quanto non possa sembrare così. Pensa quando faccio delle cazzate, diventano più gravi perché sono pure ragionate!(ridiamo ndi)

Ci sono tracce che non sono entrati nel disco?

Sì ci sono dei brani che non abbiamo incluso e che probabilmente useremo più avanti.

Che musica ascoltano i Bachi da pietra?

Un sacco di cose e dei generi più diversi. Abbiamo questa fama di gruppo sperimentale e di ricerca quindi ascoltiamo un solo disco nell’arco di 30 anni . In questo momento sto ascoltando ‘Grease’ e Bruno sta ascoltando “Boy” degli U2. Il mio è un percorso più complesso : è un doppio, un concept e con tutta una storia dietro, sto imparando a capirlo. Essendo minimalisti e puristi ascoltiamo solo il vinile originale.

Che genere di letture frequenti?

Il mio genere di lettura preferito è il verso. Ho una predisposizione per la lettura di questo tipo. Sono onnivoro , leggo versi di tutte le epoche e quelli che non mi piacciono mi interessano perché mi fanno capire quello che non mi piace. Poi mi piace leggere i saggi… ma sono cose noiose, perché devo dirtele? Io sono una rockstar cazzo mi chiedi ? Io non so leggere, vaffanculo! (ridiamo ndi) Oppure te lo dico come un ministro del nostro governo: questa domanda è una domanda di merda e tu sei uno stronzo ! (ridiamo ndi)

Non avete mai pensato di allargare la vostra formazione a due?

Come si dice “aiutati che il ciel t’aiuta” quindi noi proviamo a farcela in due .

Pensi lo stesso anche riguardo all’utilizzo di altri strumenti?

La sfida è cercare di fare tutto con quello che abbiamo anche se non è detto che rimarremo sempre con questa formula, per ora ci va bene così. Se vedi ci sono tanti altri gruppi che hanno il nostro stesso tipo di formazione e tutti facciamo una musica diversa. La vedo come se dare dei limiti fosse utile al percorso creativo . Per scatenare la fantasia serve avere limiti. “La fantasia senza limiti” è una cazzata.

Finite le domande parliamo a ruota libera di un po’ tutto compreso l’equivoco in cui quasi tutti (me compreso) i recensori sono caduti parlando di BARATTO@BACHIDAPIETRA.COM . L’ironia delle parole l’abbiamo confusa con una decisa incazzatura che alla fine se c’è non è da ricercare in quel brano “le parole sono importanti” mi ricorda Giovanni e “invettiva” non c’entrava proprio nulla. Incasso e ci salutiamo brindando con un buon vino marchigiano.
Le prime due canzoni della setlist saranno ‘Pensieri, Parole e Opere’ e ‘Paolo il tarlo’ e visto che niente è lasciato al caso …
Grazie a Rossana di Pitbellula che ha reso possibile questa intervista.

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