Interview – Argo
Esce venerdì 30 settembre “Metà settembre“, il nuovo singolo di Argo, il secondo co-prodotto con Trem. Il brano si suddivide in due “fasi” principali, scandite dalle strofe e i ritornelli.
Argo nelle strofe espone a trecentosessanta gradi il fenomeno psicologico dell’overthinking che costringe l’artista, come molte persone, in un vortice di pensieri, preoccupazioni e ragionamenti disordinati che non si riescono a gestire in alcun modo. Nel ritornello, invece, la realizzazione. “Ed è già metà settembre”, come se tutti quei pensieri abbiano reso impossibile mantenere una cognizione del tempo lineare, facendoci cadere dal cielo in una sorta di checkpoint dove si ricomincia tutto da capo. La produzione, abbozzata da Argo, è stata arricchita ed arrangiata in seguito da Trem che ha saputo valorizzare al meglio l’intenzione emotiva del pezzo.
1. Quali sono le tue influenze musicali? C’è qualcosa che non ci aspetteremmo mai?
Ho sempre ascoltato molta musica ma l’espressione più sorpresa la vedo su chi scopre che l’artista che più mi ha invogliato a scrivere è Rino Gaetano.
Ho iniziato facendo rap, di solito chi fa rap ha una cultura musicale che tende ad un interesse maggiore verso sound internazionali, tipicamente degli States.
Io mi sono interessato a molta musica differente ma la musica di Rino Gaetano è stata a dir poco illuminante.
Senza approfondire i suoi dischi non avrei mai iniziato a scrivere.
- Quali sono i risvolti positivi dell’overthinking, se ce ne sono? Ti sono mai arrivate delle buone idee durante questi momenti?
Assolutamente sì, “Metà settembre” è una di queste. Purtroppo i risvolti positivi sono rari da potersi contare sulle dita di una mano laddove non si riesce a controllare ciò che ci passa per la testa. - E che differenza c’è tra la paranoia e l’overthinking?
La paranoia la percepisco come un’esagerazione, una preoccupazione smoderata e logorante che parte da una situazione concreta e reale, magari percepita in maniera distorta. L’overthinking purtroppo è totalmente privo di logica, ancora non ho capito benissimo cosa lo innesca. I pensieri scorrono in loop senza connessioni comprensibili o sensate, è proprio questo che da a questo fenomeno il potere di invalidare le nostre giornate. - E qual è il significato della copertina?
Nella copertina c’è un mio vecchio peluche che chiamavo “Bebolotto”, mio padre lo faceva parlare per farmi addormentare quando non riuscivo a dormire da solo da bambino. Quel pupazzo è l’oggetto che simboleggia al meglio la mia infanzia. Abbiamo fatto uno scatto a Bebolotto lanciato in aria, come se rappresentasse, il vecchio me, piccolo, gioioso e spensierato, che vola via verso la sua strada, lontano da quella che sto percorrendo adesso.
Quando si vivono certi disagi ci si allontana molto dal nostro animo infantile, come se non ci si considerasse più “quelli di una volta” e pensare in maniera così incontrollata e confusa è il sintomo più brusco e caratteristico che si possa desiderare per capire di essere entrati nell’età adulta.
Rivedrete Bebolotto su YouTube, verso novembre, credo.
5. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?
Avresti dovuto chiedermi di chi parlo nel ritornello!
“Dimmi che problemi hai per litigare sempre, ma per quanto mi fai mi sento la febbre”.
Parlo della mia ragazza, la persona che, a modo suo, sa mettere un punto a tutto il casino che a volte decide di invadermi la testa, come un ombrello sotto una pioggia violenta.