Gli EP del mese: gennaio 2023

L’EP è ormai un formato sempre più diffuso per la pubblicazione di nuove canzoni da parte delle band, italiane e non. Spesso, purtroppo, chi scrive di musica tende a privilegiare la trattazione degli album, e questo crea il rischio che lavori assolutamente validi non abbiano lo spazio che si meriterebbero. Da questa considerazione è nata la nostra scelta di raggruppare mensilmente una serie di recensioni brevi sugli EP ascoltati nel periodo di riferimento, così che i nostri lettori possano avere uno sguardo d’insieme anche su questo tipo di pubblicazioni.

di Raffaele Concollato e Smokin Area

Titolo: Io cerco sempre un bivio sicuro
Artista: Marco Giudici

Quattro brani per il sempre sorprendente ed eclettico Marco Giudici composti con gli amici Adele Altro e Alessandro Cau totalmente live. Lo scopo era di catturare la nascita di un brano, il quarto in scaletta, scaturito dopo le improvvisazioni a tre alla Casa degli Artisti di Milano.
Il risultato ascoltato tutto di seguito è veramente impressionante in quanto quello che sembrano solo suoni improvvisati, sussurrati dei primi tre brani (Io, Cerco e Per Sempre) poi ristrutturati e ricoperti da una base melodica e le voci si trasformano in una canzone, se vogliamo anche semplice, ma multistrato e per questo molto affascinante. La vera ‘novità’ è il cantato in italiano di Adele, finora sentita in questa veste solo come corista (vedi Colapesce).
Un esperimento quindi ma ben riuscito (Raffaele Concollato).

Titolo: Where children strove
Artista: Colombo

Colombo torna con un nuovo EP che, anche se non lo è, suona fresco come un esordio, come il migliore dei nuovi inizio. Abile musicista, cantante e artigiano, il cantautore bresciano classe 1994 torna con “Where the children strove“, facendo un collage artistico e dirigendo un progetto che ha dell’incredibile, affondando le radici nel repertorio poetico di Emily Dickinson, protagonista inconsapevole di un gran disco che suona come il più ispirato dei James Black, ispirandosi alle melodie di Dvořák (Sinfonia “Dal nuovo mondo”), Chopin (Notturno op.9 n.2), Tchaikovsky (Concerto per pianoforte e orchestra) e Ravel (Concerto in sol), mettendo insieme di fatto il suo personalissimo pop neoclassico. Di una goduria unica, pane per i denti per tutti gli hipster musicofili là fuori e per chi pensa sia impossibile ormai trovare qualcosa che suoni nuovo. Qui di nuovo di fatto non c’è niente, se non l’approccio pop a Emily Dickinson, ma suona come il più fresco dei dischi del 2023, già lo sappiamo. Consigliato. (Smoking Area)

Titolo: Eroi
Artista: Sem&Stènn

Torna il duo electro-pop divenuto celebre dopo la partecipazione ad X-Factor (durante la stessa edizione dei Maneskin). Dopo aver sperimentato generi ad ambienti, i due sembrano ormai trovarsi a proprio agio in quello che potremmo definire l’ultra-pop per eccellenza, quello che non ha paura di mostrarsi sfacciato e danzereccio, vistoso, esagerato, e decisamente sopra le righe. Tolto anche il filtro dell’inglese, con un nuovo disco in italiano, Sem&Stènn si dichiarano, a partire dal titolo “Eroi“. Arrabbiati e sinceri, i ragazzi della Milano da bere sono finalmente diventati grandi, e noi non potremmo esserne più felici. Da ascoltare. (Smoking Area)

Titolo: Lunaire
Artista: Forse Danzica

La cosa che colpisce di più di questo disco firmato dal progetto enigmatico Forse Danzica, nuovo volto del cantautore e producer Matteo Rizzi, è il mood che riesce a portarsi con sè, così personale e incredibilmente raro che diventerà impossibile, da qui in avanti, pensare a Lunaire senza vedersi davanti strani personaggi inquietanti e Burtoniani, un disco che sarebbe piaciuto a Vincent Price e che avrebbe turbato qualche nonno di quei tempi che appaiono così lontani. Il protagonista di questo disco è un Piccolo Principe di un mondo dark ai confini del nostro, conosciuto. Un disco che vive nei locali underground di Milano e che nasce da una relazione a distanza in bilico: un disco che definisce il genere dell’electro-noir e che conferma Forse Danzica tra le realtà indipendenti più interessanti della scena. Consigliato a chi non poteva fare a meno di guardare a ripetizione Nightmare Before Christmas e che non può che gioire per l’ennesimo remake della Famiglia Addams, e per chi, crescendo, ama infiltrarsi nei locali berlinesi e non può che aspettare novembre per l’arrivo del Club To Club. (Smoking Area)

Titolo: Altrove
Artista: Nebbia

In quella che è stata definita la dark wave padana, troviamo anche Nebbia, alter ego del musicista e cantautore Matteo Bonavitacola che avevamo già conosciuto col progetto “The Cat and The Fishbowl”. Complice la produzione di Simone Manzotti, “Altrove” di Nebbia è un disco elettronico, dove i synth si fondono con il timbro di voce, caldo, basso e triste, di Matteo, che ci porta nelle sue turbe padovane che sanno di casa. È raro oggi trovare dei dischi con un’ambientazione così definita, che al di là di suoni e parole siano così facilmente collocabili in un luogo, e qui siamo immersi nella nebbia invernale, quella che malediciamo quando usciamo di casa e che ci costringe a rallentare, ma che poi ci manca infinitamente quando siamo lontani, quando siamo, per l’appunto, altrove. Un disco che racconta tutto quello che in qualche modo è altro da sé: le persone, gli amori, i posti da cui si passa. Un insieme di pezzi di vita condensati in un contenitore fatto di synth, atmosfere anni ‘80 e neon tra i capannoni. Un disco dedicato a tutti gli ultimi romantici. (Smoking Area)

Titolo: Luminia
Artista: Nolo

Tornano anche i Nolo con un nuovo EP, una sorta di regalo di Natale a tutti i musicofili milanesi che ancora si ostinano, nonostante freddo e povertà, ad andare ai concertini dei circoli Arci. Quello dei Nolo è un trascinante pop liceale, non perchè infantile, ma perchè riporta a quella dimensione di urgenza: quando una canzone giusta, col testo giusto, poteva salvarci la vita. E loro fanno esattamente questo: come in Metrò dove ci raccontano quanto sia facile sentirsi soli e innamorarsi ogni giorno in metropolitana, come ne Le Vite Degli Altri, che ci ricorda tutti quei momenti dove ci siamo sentiti indietro. I Nolo, proprio come quel quartiere di Milano dove ci sono i baretti e un cinema bellissimo, suonano di inverno, di Milano e di casa e forse sono la colonna sonora perfetta per una macchinata solitaria, mentre si va a trovare i parenti in provincia. (Smoking Area)

Titolo: Garçon Ratè
Artitsta: Ali + The Stolen Boy

Uscito forse un po’ sottotono, quello di Ali + The Stolen Boy è un disco che vale la pena recuperare, anche con qualche mese di ritardo. Influenze diverse, che variano tra Italia, Francia e Oriente (a partire dalla prima traccia “Mater Profana”) che si immergono in un universo queer di distorsioni sonore ed inquietudine. Ciò che più colpisce di Ali + The Stolen sia questa totale assenza di caterie ed etichette, lontano dalle logiche di Spotify e di qualsiasi algoritmo possa rinchiuderlo, e forse per questo sarà difficile vederlo emergere: ciò che non si può spiegare, è anche difficile da diffondere. E, nonostante questa massima gratuita, “Garçon Ratè” è un mondo che vi consigliamo di andare ad esplorare: un pizzico di Stromae, un pizzico di Radiohead, un pizzico di noise à la Einstürzende Neubauten. Il tutto sì, si può anche ballare. (Smoking Area)

Titolo: Madness In Heaven
Artista: Cristiano Pucci

C’è una Londra anni Settanta che fluisce nella musica di Cristiano Pucci, cantautore toscano ma che abita da qualche anno nella capitale britannica e che ha contatti continui con l’ambiente musicale inglese (ha anche lavorato nel bar di Bill Wyman, per esempio). E si sente, particolarmente nel nuovo ep, “Madness in Heaven“, uscito da qualche giorno per La Rue Music Records. Cinque canzoni, alcune delle quali già edite come singoli, che si lasciano andare liberamente sulla china delle sonorità glam, con qualche spruzzata di psichedelia e un atteggiamento anche piuttosto sognante. Le percussioni e il drumming sono spesso molto evidenti, in brani come “Magic Roulette” per esempio, che si presenta in modo rumoroso, ma che contiene come tutte le altre un cuore sentimentale molto esposto. Anche quando si fa riferimento esplicito a tutte le magie del sesso, si rimane sempre su un dualismo emotivo (non a caso, il secondo disco di Cristiano si intitolava “Sex & Love“).
Piacciono molto le atmosfere vintage ma non polverose di brani con “I know it’s wrong“, “All the power of desire” oppure “Wild Bloom“, probabilmente la migliore e più originale fra i brani del lavoro. Pucci è già al lavoro su un album nuovo, che in teoria dovrebbe uscire nell’arco del ’23. C’è molta curiosità, dopo questo “antipasto”, per capire dove saprà spingersi. (Smoking Area)

Titolo: Un Giorno
Artista: Argo

La forza di Argo è indubbiamente quella di saper raccontare la provincia nel migliore dei modi, con quella rabbia minimalista di chi vorrebbe i soldi per comprare le belle giornate. C’è un pianoforte delicato, ci sono le parole di chi non sta bene da un po’, di chi vorrebbe muoversi senza preoccupazioni in un genere musicale che gli sta abbastanza stretto. Sì perchè Gabriele, il nome secolare di Argo, non ci sta nel genere urban, perchè condisce il suo disco di influenze rock, quelle di chi è cresciuto a pane e Nirvana e ancora porta le felpe enormi di quando andavamo al liceo. “Un giorno” è un viaggio nella disoccupazione, è un film di Ken Loach ambientato a Roma, è una pausa di chi si vuole sfogare alla fermata dell’autobus, quando l’autobus non arriva. Tra i migliori esordi del 2022, poco compreso perché poco classificabile, ma noi ve lo consigliamo lo stesso. (Smoking Area)

Titolo: naches
Artista: Euthymia

Gli Euthymia, sono band post-rock calabrese. Con “naches” pubblicano tre brani in cui emo, shoegaze si mischiano con il post-rock dando vita a delle sonorità che ricordano quelli di band dell'”ultimo corso” come i Black Country, New Road, ma con un risultato molto più melodico e uniforme.
Ognuna delle tre tracce ha un suo stile: Smell of Holy Hill è aperta, ariosa, mentre più introspettiva (stile Bon Iver o giù di lì) l’affascinante 16 years, mentre la dissonante e sperimentale Palsy Dream richiama i grandi gruppi come American Football e perchè no gli ultimi God is an astronaut.
Un bell’esordio, aspettiamo di sentire sulla lunga distanza se confermeranno le loro qualità. (Raffaele Concollato)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *