Opinions: l’aria fresca di chi non rispetta le regole
Il 2022, finora, non è stata un’annata facile per la musica italiana. Le uscite interessanti non sono mancate, ma quasi mai c’è stato quel guizzo che rende un disco davvero speciale e meritevole di essere ascoltato più volte e di essere ricordato. A essere mancato è stato soprattutto l’effetto sorpresa, che non si ottiene solamente facendo musica originale e/o imprevedibile, ma anche, semplicemente, uscendo dal seminato e imponendo il proprio gusto e uno stile riconoscibile. Se anche ci si ispira palesemente a riferimenti chiari, ma essi sono fuori dalle mode del momento, si fa qualcosa di diverso e, a proprio modo, sorprendente.
Ecco perché, negli ultimi tre venerdì di uscite discografiche, sono stato tanto, tanto contento di ascoltare dischi che mi hanno dato questo effetto e, con esso, la sensazione di respirare finalmente aria fresca, dopo aver passato troppo tempo in una stanza dal clima stantio. Parlo dei lavori di nomi dal vissuto importante come Verdena, Edda e Manuel Agnelli e di quello di un progetto relativamente giovane, ovvero i Little Pieces Of Marmelade.
Sono dischi che hanno certamente qualche punto in comune, ma anche molte differenze tra loro, però, la cosa importante è un approccio che se ne frega di molte cose: di ciò che va di moda, di ciò che coloro che seguono i progetti potrebbero aspettarsi, di nascondere i propri riferimenti e le proprie influenze e di ciò che era stato fatto nei lavori precedenti. Ognuno ha declinato questi punti a proprio modo, ma è indubbio che tutti e quattro si sono approcciati alla realizzazione dei dischi tenendo presente queste idee di base.
Così, se dai Verdena ci si aspetta sempre che si prendano maledettamente sul serio, loro sono tornati con una serie di canzoni che trasudano innanzitutto divertimento, quello che hanno provato loro nel farle; se da Edda ci si aspettano sempre lavori istrionici ed eccentrici, lui omaggia come non mai la forma canzone tradizionale; se era lecito temere che Manuel Agnelli svoltasse verso una proposta molto più commerciale vista la ormai lunga militanza in X Factor, arriva un album senza compromessi, chiaramente rivolto ai fan di vecchia data e non a quelli che lo hanno conosciuto come giudice di un talent; se, infine, dai Little Pieces Of Marmelade, usciti proprio dallo stesso talent, ci si poteva aspettare un lavoro al passo coi tempi, loro propongono un disco molto anni Novanta e parecchio spettinato.
Tutti e quattro, quindi, hanno sbattuto in faccia agli ascoltatori, senza fronzoli, un’idea che dovrebbe stare alla base di ogni produzione, soprattutto se indipendente, e invece è sempre più merce rara: facciamo la musica che ci piace nel modo in cui ci piace farla, e se ci criticate perché è poco originale, manca di innovazione, è tecnicamente imperfetta o comunque non rispetta le vostre checklist su cosa volete dalla musica nel 2022, fate pure, tanto sempre questo noi facciamo.
Perché, ormai, a questo siamo arrivati: a musica fatta con lo stampino per gente che, per giudicare, è altrettanto rigida e manca sia di elasticità mentale che della capacità di lasciarsi trasportare dalle emozioni. C’è proprio una checklist, uguale per tutti tra l’altro (almeno se ognuno avesse la propria sarebbe un pochino meglio, e invece no, nemmeno questo), si spuntano le caselle e in base alle spunte si decide se il disco piace. Coolness: check; capacità di rimandare alle situazioni che viviamo quotidianamente [ma una volta la musica non serviva, invece, a evadere?]: check; suono apparentemente lo fi ma in realtà patinatissimo [del resto, a scegliere l’outfit per una serata al Leoncavallo o all’Hollywood ci si impiega lo stesso tempo]: check; timbro vocale che non esce mai e poi mai dall’impeccabilità formale: check; testi talmente generici che sembrano parlare a te ma solo perché in realtà hanno qualcosa di buono per tutti, tipo i test della personalità delle riviste da spiaggia: check.
Non c’è spazio, da un lato, per una reale ambizione, e dall’altro, per chi ha la necessità di esprimere semplicemente sé stesso. Molti ascoltatori, oggigiorno, cercano qualcosa che sia solo un tramite per guardarsi allo specchio, e la situazione della critica non è molto diversa: li avete visti i vincitori delle ultime Targhe Tenco, vero?
È un bene, quindi, che ci sia stata questa botta di vita nelle ultime settimane in Italia, con dischi che certamente possono essere criticati sotto diversi punti di vista, ma sono stati fatti da qualcuno che ha avuto voglia di fare musica nel modo in cui andrebbe sempre fatta, ovvero seguendo il proprio cuore, la propria ispirazione, il proprio gusto e la propria storia, senza calcoli, né algoritmi.
Perché è vero che tutti questi quattro progetti sono usciti un po’ dal proprio seminato e da quello che ci si poteva aspettare, ma l’hanno fatto a modo loro e non si sono certo snaturati. I Verdena risultano più disimpegnati del solito e Manuel Agnelli va contro ogni lofica commerciale, come detto, ma entrambi hanno comunque fortemente voluto che, tecnicamente, i loro lavori suonassero in modo impeccabile, e ci sono riusciti; l’omaggio alla forma-canzone di Edda è assolutamente nel suo stile, quindi non è certo sparita la sua proverbiale irriverenza, ma è solo stata declinata in modo diverso; i Little Pieces Of Marmelade non hanno guardato in nessun modo alla musica suonata dai propri coetanei di maggior successo, ma nella loro proposta non mancano elementi che riportano all’attualità, sia nei suoni, che nel modo di cantare/non cantare, che nel contenuto dei testi.
Mi piacerebbe sperare che sia l’inizio di un’inversione di tendenza, ma ne dubito. Quello che posso fare è godermi questi dischi il più possibile, e continuare a respirare aria fresca.