Interview: Any Other

Una delle novità più interessante di questo 2015 sono gli Any Other, terzetto composto da Adele, Erica e Marco, giovanissimi ma con alle spalle già un discreto ‘vissuto’ musicale. Adele, la cantante e chitarrista l’avevamo già conosciuta con il duo acusti-folk Lovecats al MIAMI Ancora e il progetto ci era piaciuto molto e ora ritrovarla con la chitarra elettrica a tracolla e un piglio molto più adulto fa un certo effetto. Li ho incontrati al Twiggy di Varese prima del loro infuocato set venuto dopo una, come mi racconterà, riuscitissima serata all’Ohibò a Milano.

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IR: Avete trovato difficoltà a registrare l’album?
Adele:
no principalmente perchè con il mio gruppo precedente (Lovecats ndr) avevo già inciso un disco, avevo pronti dei brani e c’era già interesse.

IR: c’e’ qualche pezzo su cui hai dovuto lavorare di più?
Marco: forse His Era in cui non ho trovato la via giusta
Adele: in effetti avevamo provato solo io ed Erica in acustico prima di arrivare alla forma elettrica dell’album, ma per il resto abbiamo registrato in due giorni a Ravenna.

IR: sulla pronuncia inglese hai dovuto lavorare molto? Ti hanno aiutato? Adele: no l’ho solo studiato molto, mi piace come lingua e cerco di fare il meglio possibile anche a livello di scrittura spero di migliorare (ride ndr).

IR: la nostra recensione diceva tra l’altro: “provate semplicemente a immaginarvi la prima Alanis Morrissette che suona con Modest Mouse, Built To Spill e Waxahatchee” ti ritrovi?
Adele: sinceramente di Alanis Morrissette non avevo mai sentito molto, non era certo nei miei ascolti e finché non mi hanno paragonata nelle recensioni non la conoscevo. Comunque mi fa piacere.

IR: Leggendo le vostre interviste ho scoperto una passione per Elliott Smith: la canzone o l’album che ha più significato per te?
Adele: Oddio, è molto difficile. A me piacciono tutte, se dovessi scegliere direi qualcosa da From Basement on The Hill, non so Memory Lane, ma non ho una preferenza netta.

IR: Erica e Marco anche voi siete addicted da Elliott Smith?
Erica e Marco: (sorridendo ndr) sì sì è una cosa che ci accomuna tutti e tre.

IR: Avete visto il documentario su di lui (Heaven Adores You ndr)? Adele: non ancora! Ma devo! Non me ne hanno parlato benissimo.

IR: In che modo la tua musica e i testi riflettono questa influenza?
Adele: in realtà mi ritrovo molto nei suoi testi perchè riflettono molto spesso qualcosa che ho vissuto, rivedo i miei stati d’animo e il mio vissuto. Qualcosa in quello che ho scritto penso proprio si possa intravedere (ride ndr).

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IR: Ho trovato molto simile il tuo atteggiamento con quello di un’altra ragazza che ho intervistato, parlo di Maria  Antonietta. Benché diversissime avete molto in comune come persone: fragili ma decise e che provano a superare le difficoltà di essere donne in un mondo di uomini.
Adele:
non mi stupisce affatto che una persona come Maria  Antonietta abbia riscontrato lo stesso problema. Non dipende dal genere di musica che si fa, quindi dalle persone che frequentano un certo ambiente, è un problema che riguarda l’essere donne.

IR: Aldilà di questo, comunque “Silently. Quietly. Going Away.” è stato accolto molto bene: tantissime date, recensioni molto buone. Si riflette anche nella presenza di pubblico ai live?
Adele:
per trovare le date ci stiamo sbattendo un sacco, siamo diventati tre piccoli stalker (ridiamo ndr): promoter, amici, contattiamo chiunque possa darci una mano. Non è sempre facile ma vediamo che ne continuano ad arrivare e di questo siamo contentissimi.

IR: Ho visto che avete date anche verso Roma.
Adele: sì settimana prossima saremo a Viterbo, Roma, Frosinone, come ti dicevo in modo assolutamente inaspettato, sappiamo benissimo che non è facile! (ridono ndr)

IR: Ieri sera era la presentazione milanese dell’album insieme agli Intercity e gli Arirang, come è andata?
Adele: sì sì benissimo, il locale (Ohibò ndr) era pieno!

IR: Leggendo i testi parli di perdite ad ogni livello. Ricantare ogni sera ti aiuta a superare questi dispiaceri o come di dice: “a ricucire una ferita nell’anima”?
Adele: c’e’ questo meccanismo di associare la canzone ad un tentativo di stare meglio, ma riguarda più la scrittura. Rifacendo i pezzi live è come ritirare fuori quello che ti aveva portato a scrivere il brano. La dinamica è: ti succede una cosa brutta, per riuscire a gestirla scrivo un testo ma poi per farla rendere live devi rivedere la scrittura. Non è che mi fa stare meglio risuonare questi pezzi però scriverli mi ha aiutato.

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IR: Cosa ascoltate quando viaggiate con il vostro furgone/auto?
Adele:(guardando gli altri un po’ vergognosa) in realtà nessuno di noi ha la patente! (ridiamo ndr)

IR: quindi ascoltate quello che ha in macchina il vostro accompagnatore? Marco: in realtà sono io che riciclo le mie passioni del liceo: oggi ho messo il primo album dei Caravan poi ho i Wilco e i Cream.
Adele: io odiavo i Wilco! Marco ci aveva provato a farmeli ascoltare ma niente. Ora però è saltato fuori questo disco in macchina e ho visto la luce! (ridiamo ndr)

IR: ma come, facevi folk e non ti piacevano i Wilco?
Adele: sì sì è così, comunque non ascolto solo folk ma ora sto rimediando! (ridamo ndr)

12132541_856757901110032_7680873035120201049_o Foto by Luca Bertoni

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