Drunken Butterfly – Codec_015
GENERE: post punk, elettronica, industrial.
PROTAGONISTI: Lorenzo Castiglioni (voce, chitarra, sinth, drum machine e pedali), Fabrizio Baioni (batteria e percussioni), Giorgio Baioni (basso, sinth e pedali).
SEGNI PARTICOLARI: Codec_015 è il sesto disco dei Drunken Butterfly. Nei mesi di Febbraio e Marzo 2015, la band marchigiana si ritrova al Morphing Studio di Bologna per produrre il nuovo album sotto la supervisione di Cristiano Santini dei Disciplinatha. Il disco viene masterizzato da Giovanni Ferliga degli Aucan al Tapewave Mastering Studio di Brescia.
INGREDIENTI: il rock incontra l’elettronica generando una miscela esplosiva, un’ondata sonora che travolge, scombina. Il sound dei Drunken Butterfly è potente, pungente, aspro, diretto, immediato. I testi sono una chiara denuncia sociale, un grido esasperato creato da giri violenti di batteria e dall’uso dei sintetizzatori che dominano e predominano ogni traccia del disco. La voce è definita e pulita, capace di rendere istantaneo e fulmineo il messaggio racchiuso nei brani.
DENSITA’ DI QUALITA’: rabbia, furia, collera, indignazione e sdegno: Codec_015 è un album da ascoltare tutto di un fiato per coglierne la vera essenza ed assorbire l’energia che promana. E’ un collage composto da emozioni, storie, persone. Una fotografia del nostro paese e dei nostri tempi: la corruzione nella politica, il malaffare, l’illegalità e l’immoralità nelle istituzioni. Il bel paese, brano che apre il disco, racconta la grande ipocrisia che regna liberamente in mezzo all’indifferenza dilagante. Senza filtri, senza giri di parole è Genova, che narra le note vicende del G8, un testo di denuncia contro abusi e violenze delle forze dell’ordine. Codec_015 è questo, ma anche altro. Un’insofferenza ed agitazione diversa si avverte in Nervi e in Nuovo ordine, in cui sembra di ascoltare un lamento esasperato, straziante, un’enorme angoscia dovuta alla propria condizione, alla propria vita. Un disco di impatto, crudo, estremo: difficile rimanere indifferenti al suo ascolto.
VELOCITA’: un fiume in piena, irrefrenabile, impetuoso, rovinoso.
IL TESTO: “Terra di affamati e governanti corrotti. Avvocati unti di brillantina e mani sporche. Milioni di piccoli borghesi come porci, pascolano tra case coloniali scrostate. Caserme e seminari. Governanti come magnaccia fanno affari al buio, ammiccano in silenzio e scambiano parole d’ordine. Nuove leggi dove non c’è più nessuna legge. Mareggiate di grattacieli coprono l’orizzonte. Tutto tace intorno a loro. Come una puttana, come una regina. La tua terra un pezzo di strada, il tuo trono un rudere, il tuo scettro una borsetta di vernice rossa. Ora che non esisti più, sprofonda nel tuo bel mare, abbaia nella notte, sporca e feroce”, da Il bel paese.
LA DICHIARAZIONE: “Noi non ci proclamiamo paladini di chissà quale verità: la nostra ottica offre una fotografia di ciò che vediamo. Di fronte a noi il pubblico non rimane impassibile… o ci evita perchè non si riconosce in questa visione, oppure ci apprezza sentendo suo ciò che realizziamo. Credo che sia normale: non facciamo le canzonette”, da un’intervista per Losthighways (agosto 2015).