Interview: Anna Belle
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Anna Belle, giovane cantautrice nuovo ingresso nel roster di Romolo Dischi che ha di recente pubblicato un nuovo singolo dal titolo St. Valentine, per tutti i romantici che non si sono ancora arresi. Ci ha parlato di viaggi e futuro. Buona lettura!
Come mai hai scelto questo primo singolo St. Valentine per farti conoscere per la prima volta?
Tutte le canzoni che fanno parte di questo EP mi stanno molto a cuore ma St. Valentine è un buon equilibrio di melodia, leggerezza e romanticismo. Peraltro un brano molto semplice, mi piaceva l’idea di esordire con una canzone immediata e che arrivasse dritta all’orecchio dell’ascoltatore.
E’ autobiografico? Di che cosa parla e, soprattutto, cosa ci anticipa?
C’è sempre una traccia della mia vita nelle canzoni che scrivo. Poi nel flusso della scrittura le mie esperienze si mescolano a proiezioni, visioni, memorie per entrare in un mondo vagamente surreale. St. Valentine parla del desiderio di innamorarsi a tal punto da invocare ironicamente il Dio dell’Amore per chiedergli di colpire al cuore e farlo in maniera forte.
È volutamente estremo: il dolore diventa vita insomma – prendi questa espressione “cum grano salis” – quello che voglio dire è che un certo stato di turbamento è funzionale per sentirsi vivi e innamorati. Di sicuro l’uscita di questo singolo apre le danze a un progetto con una certa estetica: un’anima pop ma decisamente interessante per le scelte ritmiche, per il suo sapore orchestrale, per il suo potere evocativo.
Come sei entrata in contatto con Romolo Dischi?
Ho contattato Romolo Dischi perché con l’etichetta Filibusta Records
(che ha in catalogo artisti anche nell’ambito della canzone d’autore) hanno valutato che il mio lavoro fosse adatto alla label spin off, completamente autonoma nelle scelte e nell’immaginario, che pubblica alcuni artisti della scena indie – romana e non – del nuovo cantautorato, nuovi suoni, che reputo interessanti, appunto Romolo Dischi. Ho scritto una email con link di ascolto alle mie tracce e con grande sorpresa ho poco dopo ricevuto un primo riscontro estremamente positivo, un entusiasmo che non mi aspettavo. Ho scoperto inoltre delle persone con cui mi sono subito trovata in sintonia e abbiamo deciso così di iniziare questa avventura insieme.
La tua finora sembra essere stata una vita da nomade, ce la riassumi?
Si molto, nomadismo emotivo soprattutto. Le canzoni che ho scritto in questi anni appartengono al mondo: Milano, Londra, Parigi, NYC. Ho bisogno di muovermi, di conoscere e spero di continuare a farlo. Mi piacerebbe fare un tour in Europa nel 2020.
Hai messo radici a Milano o conti di spostarti ancora?
Milano è la mia base per ora ma non escludo spostamenti.
In genere le mie partenze suonano più come un “I’ll be back soon”.
Quali sono le tue influenze musicali? Qualcosa che non ci aspetteremmo?
Ho avuto la fortuna di essere esposta a diversi generi musicali, devo per questo ringraziare la mia famiglia per avermi dato la possibilità di avvicinarmi all’arte e alla musica. Ricordo le domeniche mattina da piccola, mi svegliava la musica del giradischi di mio padre, non ero affatto infastidita. Alle origini c’è molta musica italiana: Lucio Battisti, Lucio Dalla, Mina. Poi John Baez, i Beatles per confluire infine nel jazz e trovare la massima espressione del sincretismo nella bossa nova: Stan Getz, Tom Jobim e la vocalità evanescente di Astrud Gilberto. Nelle mie prossime produzioni vorrei abbracciare di più queste sonorità e poi svuotare creare arrangiamenti sofisticati. Anche i vuoti e le pause hanno molto da dire.
La domanda che non ti ho fatto ma che avrei dovuto?
Qual è il tuo sogno ricorrente?