AVVOLTE: il ritorno del rock torinese
Ecco il nuovo futuro della storica band torinese degli Avvolte formatasi nel 1998, composta da Christian Torelli (voce e chitarra), Davide Cortese (basso), Mario Arisci (batteria e synth). Dopo 3 dischi ottimamente accolti dalla critica e la scena calcata anche al fianco di grandi pilastri della scena italiana e internazionale, oggi rompono un tempo lungo di silenzio con un nuovo EP di inediti dal titolo “Fenice”: quel suono deciso, mai ruvido ma anzi assai sicuro e preciso, quel groove che sfoggia soluzioni efficaci sin dal primo ascolto. Bello anche il video ufficiale della title track per la regia di Stefano Cannarozzo. Siamo in bilico tra il post-punk e il pop rock italiano. Metteteci in mezzo della personalità e capite bene che il gioco è fatto.

Un nuovo Ep che rompe un silenzio lungo. Cosa è capitato in questo tempo?
Me lo sto ancora chiedendo anche io! Forse ne abbiamo fumata qualcuna di troppo! Hahahaha
Ogni tanto mi ricapita di guardare le foto e i video degli ultimi concerti e non mi capacito di come il tempo sia potuto fuggire come un ladro tanto astuto quanto silenzioso, portando con sé 12 anni delle nostre vite lontane dai palchi. La musica è comunque rimasta la compagna fedele di sempre, scorrendo tra le nostre dita, a volte per sollazzare la mente e altre per rimarginare le cicatrici della vita. Per la cronaca, in un primo momento lo stop dai live è stata una decisione presa in seguito alla scelta del nostro amico e chitarrista Eugenio di lasciare la band dopo dieci anni insieme. La nostra volontà è stata di restare a quel punto un trio e metterci al lavoro per rinnovare il sound degli Avvolte. Durante questi anni le nostre vite ci hanno regalato esperienze bellissime in famiglia, ma anche alcuni momenti drammatici che abbiamo superato supportandoci a vicenda grazie alla nostra fratellanza.
E cosa è arrivato a dare il colpo di grazia a questo silenzio dalle scene discografiche di inediti?
Indubbiamente quella voglia di suonare live per tornare a condividere quell’energia che ti fa sentire vivo, unisce ed emoziona le persone grazie alla musica.
“Fenice” dunque nasce per una rinascita o per testimoniare una continuità?
“Fenice” è nata spontaneamente come inno di rinascita per i profughi di guerra, come messaggio di denuncia e indignazione per gli abomini dell’uomo che “è il peggior nemico di se stesso”. Nello stesso momento in cui l’abbiamo scritta, ci siamo detti l’un l’altro: “è tempo di tornare live!”.
E nel vostro vissuto, la fenice ha una simbologia ben precisa al di la di quella che conosciamo tutti?
Per noi la fenice rappresenta quella capacità di non dimenticare ciò che siamo stati, il valore della memoria grazie alla quale possiamo crescere e migliorarci rispetto al nostro passato, senza rinnegarlo, ma facendo tesoro degli errori commessi per rinascere ogni giorno.
E questo suono cosa rappresenta? Anche qui: il vostro futuro o la vostra continuità?
Il suono di “Fenice” rappresenta un passaggio tra ciò che eravamo e ciò che saremo. Indubbiamente giocare con l’elettronica abbiamo scoperto che ci piace e potremmo continuare a farlo, così come l’abbandonare una forma di scrittura ermetica che oggi sentiamo appartenerci meno, per lasciare spazio a dei testi più visionari. Abbiamo cambiato anche il nostro modo di arrangiare i brani, ma siamo in continua evoluzione e finché l’artrite non ci inchioderà le dita, penso che continueremo a rocckeggiare come se non ci fosse un domani!