Andrea Piersimoni: un lavoro alto, di consapevolezza
Colpiscono le sonorità nordiche di una canzone d’autore intima, introversa, personale. La voce di Andrea Piersimoni è una perla preziosa che non si lascia toccare con mano ne offendere dall’estetica delle mode. “Città pericolosa” è un esordio che sottolineiamo con passione perché sa di carne e di ossa… e di oscure alcove individuali dentro cui rifugiarsi per fare i conti con i propri demoni. Una città, notturna, che diviene rifugio e sicurezza ma anche limite ingombrante all’espressione di se…
Bellissima produzione. Partiamo da qui: come ci hai lavorato?
“Città pericolosa” è un progetto a cui ho lavorato con il mio team musicale nel corso di più di un anno. Quando abbiamo iniziato a lavorare all’EP non avevamo delineato precisamente il punto di arrivo, abbiamo nutrito la musica nel corso del tempo. Il punto di forza del progetto è stato aver costruito l’idea a partire da quattro visioni simili e, allo stesso tempo, differenti. Cercando di parlare ad un universo intimo e sensibile ci siamo tutti connessi per raccontare una storia intrinseca di dinamiche ben specifiche. Ogni singolo del progetto ha una dimensione ed un’intensità proprie. In progressione l’EP parte dalla testa, arriva con tutta l’energia al corpo per slanciarlo verso il cielo e lo riporta giù con una forza nuova. Musicalmente abbiamo voluto creare questo viaggio giocando con dinamiche e suoni eterei.
La voce come strumento: questo mi arriva. Più delle parole, della melodia, del messaggio… il suono e la sua evocazione. Cosa ne pensi?
Essendo “Città pericolosa” il racconto di un viaggio sensoriale dalla costrizione alla liberazione è stato fondamentale per me dare alle canzoni un valore Altro rispetto a quello strettamente narrativo. Ho voluto creare qualcosa con un valore che non fosse circoscritto semplicemente alle parole.
Il vero pericolo di una città è il suo confine o la sua incontrollabilità?
Lo snodo gnoseologico della storia è proprio a metà tra un senso di costrizione ed uno di liberazione. Nel progetto, infatti, racconto corpo e testa sia come bolle isolatrici che come mezzi per superare i limiti della città intesa sia a livello fisico che emotivo.
E tu come uomo e come artista, hai confini o sei aperto ad oltrepassarli?
La musica mi ricorda che oltre ai limiti esistono possibilità. Aver avuto l’opportunità di trasformare un conflitto in musica mi butta oltre l’ostacolo. Seppur io sia pieno di limiti, sono in viaggio per superarli.
Penso che molto sia biografico nella radice di quel che sento. Ma è quello che sei o quello che vorrai diventare?
“Città pericolosa” è un ponte tra quello che sono stato e quello che sarò. Nel frattempo vive nel presente con vita propria e si trasforma sempre.