Gli EP del mese: ottobre 2017
di Riccardo Cavrioli, Gilda Romeo, Stefano Bartolotta
L’EP è ormai un formato sempre più diffuso per la pubblicazione di nuove canzoni da parte delle band, italiane e non. Spesso, purtroppo, chi scrive di musica tende a privilegiare la trattazione degli album, e questo crea il rischio che lavori assolutamente validi non abbiano lo spazio che si meriterebbero. Da questa considerazione è nata la nostra scelta di raggruppare mensilmente una serie di recensioni brevi sugli EP ascoltati nel periodo di riferimento, così che i nostri lettori possano avere uno sguardo d’insieme anche su questo tipo di pubblicazioni.

QUALUNQUE – Il Primo Lunedì dell’Anno (Costello’s Records)
Torna Qualunque dopo l’ottimo esordio. E sono ancora 4 brani che guardano agli anni ’90 con le sedute terapeutiche in musica, che noi ascoltiamo con il batticuore, perché alla fine sono cose che ci toccano da vicino. Forse manca l’elemento sorpresa che c’era in quel primo disco, che davvero ci lasciava senza fiato, ma lamentarsi sarebbe un delitto. Dalle stilettate di Panico a quel maledetto emo da lacrimoni di Binario: qui la lezione è conosciuta alla perfezione e riproposta con il cuore in mano. E a noi basta e avanza (Riccardo Cavrioli)
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LOMAX – Oggi odio tutti (autoproduzione)
I Lomax sono un giovane trio del modenese, composto da Valentina Gallini (voce, chitarra), Greta Lodi (batteria) e Matteo Capirossi (basso, chitarra). Il loro Ep d’esordio contiene sei tracce che già a partire dai titoli non lasciano spazio a dubbi ed ambiguità Oggi odio tutti, Non vedo l’ora che muori. Schietti e siceri, senza filtri, i Lomax esprimono il proprio disprezzo verso il mondo circostante, verso tutto e tutti. Questo aspetto che interessa i testi si riflette altresì sul loro sound, diretto e voloce, cattivo e irruento: l’attitudine hardcore è sempre presente, e il trio passa dall’alternative rock al puro punk rock, giungendo a navigare in territori noise, come in Dio. Un ascolto che a noi quasi trentenni (o giù di lì) ci fa sorridere e provare un po’ di nostalgia, facendoci ricordare quel periodo adolescenziale, quando “oggi odio tutti” era il mood quotidiano (Gilda Romeo)
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GLI ULTIMI COSMONAUTI – Sputnik2 (autoproduzione)
Giunge al secondo capitolo il progetto di Giuseppe “Gido” Guidotti, che consiste nel trovare ogni volta collaborazioni diverse, per scrivere e/o realizzare le canzoni. Qui, trag li altri, abbiamo Rumor, Giuliano Dottori, David Ragghianti e, We Are Wawes. I quattro inediti spaziano tra chitarre ed elettronica, con melodie e parti vocali rotonde e un suono pulito e valato di scuro quanto basta e la voglia di proporre all’ascoltatore qualcosa che goda di impato e genuinità emotiva. La missione riesce grazie a una buona qualità melodica e ad un’interpretazione sempre in perfetto equilibrio tra impeccabilità formale e incisività. Il remix di uno dei brani del primo EP da parte di Mulai aggiunge un’interessante dimensione in più al repertorio del progetto, grazie a una veste allo stesso tempo compassata e tagliente (Stefano Bartolotta)
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IO E LA TIGRE – Per Sempre (Garrincha)
Adorabili le nostre fanciulle che non smettono di giocare a quel dualismo che ormai le contraddistingue piuttosto bene, carezze che graffiano, anni ’60 che si vestono di punk, anche se a tratti qui il punk va bellamente in panchina (Non Finirà, peccato per l’inserto rap che fa francamente ridere), per poi riprendere vigore e portarci sul piatto d’oro delle belle chitarre che saturano l’aria (Bianconiglio). La spartana L’indifferenza è davvero un gioiellino. C’è fiducia, ma niente rap, please. (Riccardo Cavrioli)
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THE LAVA CAKES – Layer (autoproduzione)
New wave, elettronica e noise per il nuovo progetto di Andrea Zaffy, già membro dei We are not pop music.
L’ep – composto da cinque tracce – si presenta estremamente variegato nei mood musicali (un po’ meno in quelli emotivi): si passa dalle distorsioni, ai loop elettronici, a ritmi danzerecci. Infatti se Fate sà dei migliori Bluvertigo (“La mia vita è guidata dal caso, la tua vita pure. La mia vita è gettata nel caso, la tua vita pure“), Answer to job ricorda quasi i Rammstein; mentre Country for old man, di chiusura all’ep, è un brano inaspettato in cui versi in italiano, instrisi di dolcezza e romanticismo, si lasciano cullare da una musica lenta che cresce progressivamente, arricchendosi di distorsioni destinate a per poi espoledere nel finale. Progetto interessante (Gilda Romeo)
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ANDY K LELAND – Happy Daze (Mattonella Records)
Ci ricordavamo Andrea nei My Cruel Goro a macinare alt-rock bello sonico, ma lo ritroviamo invece qui in una dimensione decisamente raccolta e lo-fi, acustica e folk se vogliamo, ma non tanto un folk da grandi distese solitarie, quanto più con tratti urbani, da club intimi nei quali fare grandi sogni che spesso rimangono tali, davanti a un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Il salto con il passato è deciso, ma il talento del nostro di risultare suggestivo e coinvolgente, anche in tratti così spartani, è innegabile. (Riccardo Cavrioli)
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