Giorgio Poi @ Monarch, Berlino

Il Monarch è uno di quei locali che puoi trovare soltanto a Berlino. È piccolino, non ha un ingresso in strada e per vederne l’insegna devi impegnarti, una volta su serba però uno spettacolo non da poco. Le ampie vetrate del locale di Kreuzberg ne svelano la suggestiva collocazione della pista, che corre parallela alla piattaforma sopraelevata della stazione della metropolitana di Kottbusser Tor, per gli amici Kotti. E così mentre Giorgio Poi o chicchessia suonano al Monarch gli fanno da sfondo i proverbiali trenini gialli.

Rachel Glassberg, cantautrice americana e goffa chiamata ad aprire la serata, ha proposto un songwriting molto carino, che come recita la descrizione del suo bandcamp tratta di uomini, donne, film orribili e di fare la fila per entrare al Berghain. Più Phoebe Buffay che Alanis Morisette, Rachel ha accompagnato con gentilezza le prime pinte di Lowenbrau della folla, quasi tutta italiana, che a poco a poco ha colmato il localino fumoso.
C’è anche Giorgio, impegnato a salutare tutti, uno ad uno, i numerosi amici conosciuti durante la sua lunga permanenza Berlinese. Tra questi riconosciamo il bravissimo attore Luca Marinelli (a proposito, a breve potremo testare il suo Faber), che appena attaccata la musica, da vero fan, s’è piazzato nelle primissime file e non s’è perso un secondo di gig.

Tempo due canzoni e Giorgio lo ha detto, il tour del suo primo disco solista non poteva che finire nella capitale tedesca. Fa niente, portato in tour finora soltanto in Italia, è stato infatti scritto proprio a Berlino. Tubature, suonata quasi alla fine del concerto, è stata accolta dalla folla con entusiasmo e gioia, è un pezzo immediato e buffo, ma soltanto chi ha vissuto qui per un po’ può capirlo sino in fondo. Altri boati sono stati riservati a Niente di strano e al pop elastico del singolone Il tuo vestito bianco, veri e propri classici dell’ultimo indie italiano. Anche tutta la bravura da strumentista di Giorgio e dei suoi due compagni di ciurma è venuta fuori spesso, come sul finire L’abbronzatura dove tra la ritmica impazzita e inzuppata di flanger si è fatto spazio un penetrante assolo di flauto. Riuscitissime, davvero, sono state le cover (Il mare d’inverno di Ruggeri e Ancora ancora ancora di Mina), brani importanti che Poti ha avuto il coraggio e la furbizia di rendere estremamente personali, imbrogliandone un po’ le melodie e le metriche.

Che altro dire… il tour di Fa niente è finito, dove e come (gioiosamente) doveva finire, ma data la creatività e la felicità che Giorgio ha espresso in quest’oretta di musica siamo sicuri che presto avrà nuove storie da mettere in musica e portare in giro per l’Italia e oltre.

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