Giorgieness @ Tambourine, Seregno (MB), 07/02/2025
Ho compiuto da poco 50 anni, ho vissuto ogni tipo di esperienza legata alla musica, a parte suonarla, e, ancora oggi, uno dei ricordi più intensi e piacevoli che mi porto dietro è legato alla mia prima sera in giuria al Pending Lips Festival, che si svolgeva al Maglio di Sesto San Giovanni. Inizia la serata, sale sul palco la prima band e una ragazza tanto minuta quanto determinata ci spara in piena faccia una performance che definire intensa e carismatica non le renderebbe giustizia. Un impatto devastante che letteralmente ci spettina tutti. Io, Simone e Teo ci guardiamo e abbiamo dipinta in volto la sensazione di chi non può credere a quanto incredibile sia quello a cui stiamo assistendo.
Quella ragazza era Giorgieness, la canzone era Sai Parlare, e da lì in poi la mia attenzione verso tutto ciò che faceva Giorgia D’Eraclea in ambito musicale è sempre stata altissima. Il giorno dopo avevo comprato l’EP su Bandcamp, l’attesa per l’uscita del primo album era stata spasmodica, e poi tanti concerti, le opinioni scritte, le interviste e, soprattutto, l’assistere a un’evoluzione musicale sempre ben calibrata e perfettamente a fuoco.
Ricordo bene quando l’ho intervistata l’ultima volta, guarda caso proprio a Seregno ma in un altro locale, e mi aveva detto della sua decisione di iniziare un nuovo corso, e anche quando ha pubblicato Maledetta confessando un po’ di timore perché chi l’aveva ascoltata finora forse non avrebbe apprezzato la svolta. Invece, il seguito non le è mai venuto a mancare e l’esposizione è certamente aumentata in questi anni. Il quarto disco Giorgieness E I Cuori Infranti è la perfetta quadratura di un cerchio la cui tracciatura è sempre stata impeccabile.
Purtroppo, era un po’ che non la vedevo dal vivo, c’era sempre qualcosa che me lo impediva, sia per tutte le opportunità che si erano manifestate durante il tour del precedente album Mostri che per la recente data al Magnolia. Ma stasera non potevo mancare, perché al fatto che suonava una delle mie musiciste del cuore si affiancava il fatto che anche la venue è una di quelle a cui sono maggiormente affezionato. Così eccomi qui, al tavolino da solo ma circondato da un bel numero di partecipanti, a ritrovare Giorgieness nella sua dimensione migliore, quella live.

Tutta questa lunga introduzione non serve (solo) per guardarmi l’ombelico e compiacermi, ma per far capire a chi legge che questo set acustico è destinato a essere apprezzato soprattutto da gente come me, che ha seguito il percorso di Giorgieness fin dall’inizio e non ha mai smesso di apprezzarlo nonostante i marcati cambiamenti. Quindi, caro lettore, se anche tu sei una di queste persone, fidati di me: non perderti per nulla al mondo le prossime date, perché, molto semplicemente, per quelli come noi un concerto così è una figata assurda. Per ora abbiamo Asti e Genova il 28 e 29 marzo, ma speriamo che se ne aggiungano altre, perché davvero uno spettacolo come questo è destinato a lasciare un segno profondo in chi ci va.
Intanto, perché Giorgia e il chitarrista Domiziano eseguono una setlist in rigoroso ordine cronologico, iniziando proprio con Sai Parlare, passando da Che Cosa Resta e Questa Città e dando ampio spazio, com’è giusto che sia, agli ultimi due album. Poi perché la voce della Nostra è in uno stato di forma clamoroso e inarrestabile, con un’unione sbalorditiva di potenza, espressività e versatilità. Riascoltare i vecchi brani con un miglioramento vocale di questo tipo è davvero emozionante, e ci si chiede come suonerebbero i primi due dischi oggi se Giorgieness provasse a rifarli. Ascoltare le canzoni più recenti, comunque, rende ancora più convinti sulla bontà dell’evoluzione musicale intrapresa da quest’artista fantastica, capace come poche di far capire inequivocabilmente quanto crede in ciò che fa.
In un contesto così raccolto e partecipato, Giorgia ha anche molta voglia di parlare, di raccontare le proprie canzoni e gli eventi che l’hanno portata a scriverle, scambiando anche qualche battuta col pubblico e dialogando molto piacevolmente col suo compagno di palco. C’è una bella intesa tra i due, si scherza sul fatto che finora Domiziano ha partecipato alla scrittura di una sola canzone, ma, per quello che si è visto in questa occasione, si spera che altre ne arriveranno, perché anche noi non musicisti sappiamo che se c’è un buon rapporto a livello personale nel team di scrittura le canzoni vengono meglio perché risultano ben cucite addosso a chi le deve eseguire.
I 75 minuti passano in un lampo e usciamo tutti dal Tambourine contenti e emozionati, anche perché la protagonista della serata è lì fuori in cortile e non fa mancare un saluto e una manifestazione d’affetto a nessuno. È stata davvero una serata memorabile e, ribadisco il consiglio, non vi perdete i prossimi appuntamenti se avete l’opportunità di andarci.