Birthh – Born in the woods
Genere: songrwriting, elettronica, elettro pop.
Protagonisti: Alice Bisi.
Segni particolari: Disco d’esordio per la giovanissima Alice Bisi, in arte Birthh. Abbandonato il suo passato musicale che la vedeva arpeggiare una chitarra acustica nel suo progetto folk Oh Alice, oggi l’artista intraprende una strada decisamente diversa, un viaggio cantautorale che si scontra con l’elettronica.
Ingredienti: Born In The Woods – nata nei boschi – è il titolo del disco di esordio di Birthh. L’ascolto di questo disco equivale proprio ad una passeggiata nei boschi, in cui si (ri)stabilisce un contatto tra l’essenza dell’animo umano e la natura. L’animo umano è ricco di substrati dalle mille sfaccettature, governato da paure profonde ed inconfessabili, così come la natura, che è tanto affascinante, quanto piena di insidie e pericoli. Di conseguenza, Birthh compie la sua avventura primordiale, evocando le sue paure più inconsce, più intime, le sue ferite ancora aperte. Lo fa lungo queste dieci tracce, in cui mette a nudo le proprie emozioni, le proprie angosce esistenziali, senza inibizioni; si spoglia per rimanere completamente indifesa, e l’ascoltatore, da parte sua, non può che raccogliere ogni lembo delle sue vesti. Nei suoi testi, Birthh racconta tutto questo: il suo dolore “I thuoght love was enough, but truth is love is dead“; il suo male di vivere, emblematica è la frase “This is how I wanna die” che apre Interlude for the lifeless. L’oscurità che caratterizza i suoi versi viene compensata dal calore della musica che li accompagna: ogni beat genera profonde pulsazioni, i riff riverberati, le seconde voci, gli arpeggi di chitarra che si adagiano su tappeti di synth riescono a creare un ambiente intimo
Densità di qualità: Difficile credere che si tratti di un disco d’esordio. I dieci brani, considerati nel loro complesso, delineano uno stile che è già maturo, un modo ben preciso di creare, ma soprattutto di “sentire” la musica. L’autobiografia di Birthh è raccontata con suoni classici, semplici, caldi di una chitarra e con suoni nuovi, complessi, freschi dell’elettronica, il tutto senza eccessi, in un equilibrio sonoro stabile e rassicurante. Born In the Woods rappresenta una piccola gemma preziosa da custodire gelosamente, da ascoltare nei momenti più introspettivi, in un completo stato di abbandono.
Velocità: L’immersione “in the woods” non può che avere un’andatura lenta.
Il testo: “‘Cause I’ve lost my sense of humane and I’ve lost my sense of time” (da Bhanhof)
La dichiarazione: “Penso che uscire dall’adolescenza abbia qualche “effetto collaterale” comune: si comincia a scoprire se stessi e si sente molto il peso del futuro, ci si guarda indietro e ad un certo punto ci si rende conto di essere diventati adulti tutto in un colpo, senza forse essere pronti del tutto. Scrivere ed espormi in questo modo ha attutito molto il colpo di questo tuffo a capofitto verso una cosa simile all’età adulta, credo che per scrivere cose che siano vere si debba frugare tra i propri pensieri e fare ordine, facendo così si scoprono tante cose di se stessi e del mondo esterno che talvolta si ha voglia di far uscire fuori” (intervista rilasciata a Rockit).