Warm Morning Brothers – A Bunch Of Weeds
GENERE: songwriting, sunshine pop.
PROTAGONISTI: Andrea e Simone Modicamore
SEGNI PARTICOLARI: terzo album per il progetto dei due fratelli piacentini, che può anche vantare un EP pubblicato dalla Shelflife. Al momento il disco è acquistabile in CD in una bellissima edizione limitata a 200 copie. Dovrebbe uscire anche il vinile e staremo a vedere se ci sarà anche la possibilità dell’acquisto in digitale e dello streaming (per ora ci sono solo 3 canzoni su soundcloud).
INGREDIENTI: partiti come una proposta prettamente folk melodica, i Warm Morning Brothers avevano ampliato il proprio spettro sonoro già col precedente album (Stolen Beauty, 2013). L’obiettivo di questa terza prova, oltre a quello di proporre belle canzoni che suonino bene, sembra essere duplice: da un lato un ulteriore affinamento degli arrangiamenti, dall’altro una maggior ricerca nel songriting, con melodie meno pop ma più funzionali all’impianto sonoro e una struttura dei brani molto più a forma libera rispetto al classico schema strofa-ritornello. Di conseguenza, un ascolto meno attento porterà a una maggior attenzione nei confronti del morbido e avvolgente incrocio tra chitarre, tastiere, archi e fiati, mentre bisognerà essere sufficientemente concentrati per cogliere l’importanza delle melodie nell’economia delle singole canzoni.
DENSITÀ DI QUALITÀ: questo è un disco di altissimo livello, soprattutto per questa capacità di fornire allo stesso tempo un ascolto facile e una gran quantità di spunti a chi saprà e vorrà dedicargli attenzione. In soli 42 minuti di durata, questi 11 brani offrono un’infinità di piacevolezze, grazie a una costruzione sonora nella quale coerenza e varietà vanno di pari passo, con armonie vocali e giri strumentali che si sovrappongono e compenetrano di continuo. Allegria e introspezione sono i due estremi, con tutte le sensazioni che si trovano in mezzo pienamente espresse nel corso del disco. Non c’è mai un momento di stanca e non è mai possibile immaginarsi come si evolverà un brano, l’ascolto dà le stesse sensazioni che potrebbe provare un bambino nel paese dei balocchi, con sorprese emozionanti a ogni angolo. Il songwriting, come detto sopra, ha la capacità di rendere l’opera ulteriormente intrigante e di aumentare ogni volta quel senso di lieve mistero su dove ci porterà questo viaggio, un po’ come capita a Alice quando si ritrova nella sua Wonderland. Sembra quasi di ritrovarsi in una caduta senza rete, ma senza nemmeno precipitare, quasi fluttuando, in modo che non si sappia bene dove si atterrerà ma non manchi la consapevolezza che sarà sempre tutto bello.
VELOCITÀ: prevalentemente lenta, con qualche leggera accelerazione.
IL TESTO: “All work and no play mkes me a dull boy” (da Dull Boy)
LA DICHIARAZIONE:“ Undici storie di vita quotidiana grottesche, malinconiche e a volte disturbanti, raccontate con una sorta di ironia dolceamara, cantate e suonate con la freschezza e la gioiosità del sunshine pop”.