Volvedo – Volvedo

GENERE: alt-rock, cantautorale,

PROTAGONISTI: Marco Polito (chitarra e voce), Ivan Gentili (basso, synth e voce), Angelo Aloisi (chitarra e voce), Igor Montani (tromba, Octapad e batteria).

SEGNI PARTICOLARI: primo album per questa band, nata dall’unione di due formazioni della Valnerina, in Umbria: Volvedo e Koimbra che condividevano il batterista, Igor Montani. Saremmo orientati a pensare che essendo una commistione di tutti i membri di entrambe le band, risultino in formazione due cantanti: sbagliamo, ce ne sono tre e tutti meritano particolare attenzione perché dotati di caratteristiche vocali differenti e complementari. Dal più melodioso Ivan Gentili al più ruvido e potente Marco Polito, passando per un cantato che ha caratteristiche intermedie fra i due, quello di Angelo Aloisi, che risulta essere l’ago della bilancia, in quanto evita di eccedere e sconfinare troppo negli spazi dei suoi compagni. Una formazione ben equilibrata e affiatata, che mostra già da questo primo album un filo conduttore ed uno stile “Volvedo”, riconoscibile nelle ricercate liriche e nell’altalenarsi di pezzi dai suoni orecchiabili ad altri di carichi rabbia e sfogo per l’anima

INGREDIENTI: il modo migliore per approcciarsi a questo sound è quello che passa dall’ascolto di “Amaranto“, il pezzo più orecchiabile dell’album. Il testo è a tratti crudo e duro, ma il messaggio dei Volvedo lascia sempre una speranza e una via di uscita anche dalla situazione più disperata. L’intro di Igor Montani, con la tromba, è di richiamo, non si può far a meno di prestare attenzione. Il ritmo è facile da seguire e con lo scorrere del pezzo, che dura oltre sette minuti, le ritmiche diventano più serrate e veloci, il cantato inizia ad essere assistito da una seconda voce che lo rende più potente. Ottimo il finale, un reprise che racchiude l’essenza del pezzo e del messaggio. Ora che la creatura Volvedo ci ha ammaliato e rapito, possiamo lasciarci andare a quello che è il pezzo forte dell’album, “Bering”. Si tratta di un messaggio forte e diretto: credere nei proprio sogni, andare avanti comunque e ad ogni costo. Bering, infatti, è stato uno dei navigatori più importanti della storia, ha realizzato una impresa che è paragonabile a quella di Colombo o ai viaggi di Cook, pagando alla fine con la vita, ma andando fino in fondo, per fare la storia. E’ ciò che questi ragazzi vogliono fare, lasciare un segno indelebile del loro passaggio nel panorama musicale che conta. Il ritmo della batteria è incalzante e deciso, il cantato di Marco Polito è perfetto e struggente; particolarmente ficcante è, ancora una volta, la tromba di Montani.

DENSITA’ DI QUALITA’: lo stile Volvedo è delineato, anche se non ancora definitivo. La tendenza a presentare pezzi di durata medio-lunga, permette ai fan di trovare un legame con queste canzoni che diviene sempre più forte con il trascorrere degli ascolti. Di contro, non è altrettanto semplice riuscire ad entrare in questa dimensione a causa di un suono diverso, non per questo inferiore, a quello che molte band in circolazione ci ha abituato. L’approccio migliore è quello del live, dove si può avere una valutazione esaustiva del genere proposto. Il genere che i Volvedo propongono è difficilmente riconducibile ad altre formazioni in maniera netta, perché molto variegato, per questo si eviterà di trovare a forza delle similitudini. Di certo, una volta che il Cd ha compiuto un giro completo, senza essere interrotto, difficilmente si potrà fare a meno di questo sound coinvolgente, quanto intimo e personale.

VELOCITA’: i 10 brani di questo album scorrono bene nel loro alternarsi fra pezzi rabbiosi e melodici, nei 53 minuti di ottima musica proposta.

IL TESTO: Le tue lacrime che non escono dagli occhi perché cadono nell’anima sono come pioggia acida, che corrodono il tuo cuore perché il cuore tuo è di ferro
ed è avvolto dalla ruggine e ti accorgi che non hai mai imparato a piangere
“ da ‘Amaranto

LA DICHIARAZIONE: “Volvedo trae origine dalla noia dei monti, dalla neve, dai chilometri, dai silenzi assordanti, dall’ossessiva sperimentazione, dall’ovattata confusione, dai pieni di se, da chi c’è e da chi non c’è più, dalle vittime, dalle donne, dagli uomini, dalle famiglie e dagli amici, dalle comete e dalle pietre fredde, dalle migliori menti della nostra generazione. Dedicato a chi non ama e a chi non può farne a meno, a chi ormai non sogna più, a chi si sveglia alle sei, a chi non si sveglierà mai, a chi resta sempre in piedi: amore puro a decibel spaventosi” esclusiva Indie-Roccia.it

UN ASSAGGIO: Amaranto

IL SITO: Facebook – Volvedo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *