Umberto Maria Giardini-La Dieta Dell’Imperatrice

GENERE: cantautorato alternativo

PROTAGONISTI: il titolare del progetto é lo stesso autore, nella cui precedente esperienza artistica era noto come Moltheni

SEGNI PARTICOLARI: abbandonato il progetto precedente e collaborato come batterista nei Pineda, questo é il ritorno (si dice ispirato nientemeno da Anna Calvi) su disco di quello che, ad ogni buon conto, va comunque ritenuto come uno tra i più sopraffini autori della penultima generazione italica.

INGREDIENTI: non c’é un abissale distacco artistico dalle ultime prove con il Moniker precedente, ma ciò che salta subito all’occhio é un lavoro più preciso sulla voce che riesce a dominare con più sicurezza e solennità la scena (a differenza, magari, di ‘Fiducia nel Nulla Migliore’) e il mood generale del disco che sfrutta appieno le dinamiche elettriche di un comparto sonoro molto solido. Le chitarre acustiche (anche se nella splendida ‘Anni Luce‘ quella elettrica é usata con la stessa leggiadra eleganza) non hanno ruolo di primo piano e l’incedere ritmico delle canzoni é tanto ipnotico quanto eclettico, con i brani strumentali che non assumono il ruolo di banali stacchi per raffreddare la densità delle canzoni ma sono senz’alcun dubbio architetture necessarie allo scorrere inappuntabile della tracklist.

DENSITA’ DI QUALITA’: ciò che probabilmente, con un margine di errore non troppo alto, si poteva imputare ad alcuni episodi della precedente storia artistica di Umberto era il non centrare nello stesso pezzo la solennità e il pathos strumentale con una interpretazione e dei testi all’altezza. Cioé avere un’ottima base melodica ma delle parole non convincenti o incisive, o viceversa. Invece il vero, grande miracolo artistico di questa “dieta” é nell’impressionante flash da “instant classic” regalato da buona parte dei pezzi. Una sicurezza dei propri mezzi impressionante, senza scorciatoie o artifici di alcun tipo. Un po’ come l’irripetibile ‘Piccoli Fragilissimi Film’ di Benvegnù : ecco, si potrebbe definire questo album come un successore ideale, spirituale, dell’LP del buon Paolo. Senza dubbio con molti meno spiragli di luce e più pacatezza, ovvio. Non sorprendono le soluzioni decisive nel bel mezzo di canzoni dall’andamento che si credeva sicuro ed inesorabile (‘Discographia‘, esemplare campione del rinnovato vigore da interprete e del giusto peso dato alle code strumentali) , le pur irrilevanti “coincidenze” con delle impostazioni Agnelliane (‘Fortuna Ora‘ che non avrebbe sfigurato in ‘Quello Che Non C’é’ tra ‘Bye Bye Bombay’ e ‘Bungee Jumping’, eseguita con precisione chirurgica, dominata da incalzanti percussioni e da Umberto che svetta altissimo e con sapienza lascia ancora spazio a una prepotente strumentalità ), le canzoni che semplicemente si potrebbero ripetere all’infinito perché a questa dimensione di piacere esse appartengono (‘Saga‘, autori sessantenni con decine di album alle spalle darebbero un rene per averla scritta). Sterilmente ridotto a un maligno ritorno di un progetto mai abbandonato, nell’accezione reale della sua materia ‘La Dieta Dell’imperatrice’ raccoglie, distribuisce e plasma con sapienza decine di idee illuminanti provenienti tanto dalla tradizione quanto da correnti di puro surrealismo (ridi cerbiatto/ che quaggiù in città dove vivo io/l’uomo é vigliacco/dice sempre no a meno che non gli conviene/femmina é la fame/maschio il letame/giungimi in ritardo/ma nel farlo lascia almeno la tua mail da ‘Genesi E Mail‘), aggiornando il verbo di un autore tanto innamorato di se stesso quanto dell’arte e già che ami quest’ultima é soddisfacente.

VELOCITA’: senza sbalzi, costante.

IL TESTO: “Acqua di fiume, scende al contrario, allaga i monti, riempi le fonti in cui disseteremo i nostri dei..“ da ‘Saga

LA DICHIARAZIONE: alla domanda “Come in ogni tuo disco, anche questa volta hai voluto proporre dei pezzi strumentali come ‘L’imperatrice’ e ‘Il Desiderio Preso Per La Coda’. Come nascono questi tuoi pezzi?”, l’autore risponde: “Nascono esattamente come gli altri, la sola differenza sta nel non scriverci nulla sopra. Le parole a volte rovinano, le canzoni come le vite delle persone“ da un’intervista a ‘Ilgiornale web’

IL SITO: ‘Latempesta.org

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