Matt Waldon – Oktober
GENERE: americana, songwriting.
PROTAGONISTI: Matt Waldon non é un nuovo esponente della scena di Jacksonville, ma un songwriter di Rovigo il cui nome sulla carta d’identità é Matteo Baldon. Nell’album é accompagnato da una formazione variabile canzone per canzone, gli ospiti di maggior spicco sono Caitlin Cary, ex violinista di Ryana Adams, il cantautore/produttore statunitense Kevin Salem e Cesare Carugi.
SEGNI PARTICOLARI: prima lavoro sulla lunga distanza per Waldon, dopo un paio di EP e la militanza precedente nei Miningtown, che si destreggiava tra composizioni proprie e cover di Ryan Adams.
INGREDIENTI: la proposta di Waldon ha l’evidente scopo di rinverdire la nobile arte dello scrivere canzoni in uno stile country rock tradizionale. Melodie rotonde, giri acustici di chitarra, mandolino e ukulele ravvivati con morbidi tocchi di quella slide e/o dagli interventi del violino, timbro vocale alla ricerca di una certa profondità accompagnato all’occorrenza dalle armonie di un’altra voce più solare e tendenzialmente femminile, titoli come ‘Born To Be Alone’, ‘Nasty Mind’, ‘Can You Feel The Silence’: c’é, insomma, tutto per tuffarsi nelle ambientazioni della provincia americana e per viverne i grandi spazi e le grandi riflessioni solitarie alle quali essi inducono.
DENSITA’ DI QUALITA’: il metro di giudizio per dischi come questo é sempre il solito: é un lavoro puramente calligrafico o ha una propria anima e sa guardare al tempo in cui é pubblicato e non solo a quello nel quale é nato lo stile di riferimento? La risposta, in questo caso, é la seconda: Matt Waldon non é un amanuense ma sa far arrivare un’idea di autenticità all’ascoltatore. Ci riesce grazie a due ordini di pregi, uno prettamente sonoro e uno più legato alla composizione. Dal primo punto di vista é importante come il suono non dia mai l’impressione di essere vecchio e muffoso e sembra una stupidata a dirlo, ma é importante la mancata presenza dell’armonica a bocca, strumento facilmente associabile nell’immaginario collettivo a qualcosa di antico e superato. Per quanto riguarda il songwriting, Waldon é bravo a dividere la propria opera in due parti, la prima metà con le melodie molto pronunciate e caratterizzata da grande immediatezza, la seconda, invece, molto più sfuggente e cerebrale. Entrambe le caratteristiche non sono esattamente proprie del songwriting tradizionale americano, normalmente fermo su una via di mezzo tra questi due estremi; pertanto, l’autore mostra coraggio nell’aver voluto cercare una sorta di estremizzazione in entrambi i sensi dei cliché compositivi del genere e abilità nel confezionare un risultato che non dà mai l’impressione di essere nostalgico, pur mostrando chiaramente il background dell’autore.
VELOCITA’: nelle ampie pianure del Tennessee serve il tempo necessario per osservare attentamente il paesaggio e le storie e interiorizzarne l’anima.
LA DICHIARAZIONE: dalla recente intervista a noi di ‘Indie-Roccia.it’, alla domanda “Che senso ha fare dischi, soprattutto come ‘Oktober’, in inglese e di “genere” in Italia?”, la risposta é un eloquente: “ Nessun senso!! Autolesionismo puro!“.
IL SITO: ‘Mattwaldon.com‘