Tying Tiffany-Drop

GENERE: electro-pop.

PROTAGONISTI: la padovana (ma bolognese d’adozione) Tiffany, sotto questo moniker dal 2005. Non ama rivelare le sue generalità  e persino il web, solitamente indiscreto, si dimostra galantuomo, inchinandosi alla volontà  dell’intrigante fanciulla.

SEGNI PARTICOLARI: quinto disco per l’ex suicide girl, che arriva a due anni dall’ultimo lavoro sulla lunga distanza ed a pochi mesi dall’ep ‘One’, del quale contiene quattro tracce. Basta menzionare USA Today, uno dei quotidiani che si è occupato della sua ascesa, per spiegare che, superate le sperimentazioni giovanili, Tiffany ha ormai trovato la ricetta per comunicare col suo linguaggio ed allo stesso tempo fare presa su un pubblico sempre più ampio.

INGREDIENTI: un lavoro solitario e notturno. Nei toni, nel tipo di fruizione che ci sentiamo di consigliare, nella copertina, probabilmente anche nella sua gestazione. Alcune soluzioni fanno pensare all’ambient o all’acid house, ma sono solo lievi sfumature, non ci si perde mai nelle derive tipiche di questi generi. Si va oltre anche rispetto all’electro punk dei precedenti lavori, dimostrando di riuscire a mutare le atmosfere solitamente cupe, che in passato facevano l’occhiolino alla dark wave, in qualcosa di più vicino al pop capace di fare presa su larga scala. Per lei forse si tratta di un compromesso, uno scendere a patti, ma come biasimarla, se la qualità  in questo suo lavoro risulta essere così elevata?

DENSITA’ DI QUALITA’: la prima cosa che salta all’orecchio è che, se ci fossimo messi all’ascolto a scatola chiusa, senza sapere chi ci fosse dietro queste tracce, non avremmo mai percepito la matrice italiana del disco. Suona internazionale ed è proprio per questo che non si dà  confini, dando l’impressione di poter essere suonato nei club in luogo della solita Lykke Li, ma anche nei lounge bar dove va a riprendersi chi nel club ci ha passato la notte prima. Le dieci tracce omaggiano, o per meglio dire attualizzano, i lavori elettronici più apprezzati dei 90s. Rispetto a quell’epoca, in cui il peso dato alla musica faceva pendere dalla sua parte la bilancia rispetto a quello che si affibbiava alle liriche, qui le parti vocali prendono quasi il sopravvento, senza che nessuno possa eccepire nulla ed anzi rendendo più umani quei muri di synth che svettano senza soluzione di continuità . I brani trattano di infelicità  e solitudine, come già  il titolo (‘Drop’ significa Caduta) lascia presagire, ma il ritmo della maggior parte dei pezzi ci fa muovere, o comunque fa tutto tranne che deprimerci. Abbiamo rifuggito abilmente fino all’ultimo il gioco delle somiglianze, ma non possiamo evitare di citarne almeno una, quella a nostro avviso più calzante: in questo disco Tying Tiffany sembra le Cocorosie nei loro momenti migliori.

VELOCITA’: quella giusta. Se questo disco fosse una macchina lanciata in autostrada, andrebbe a 130 km/h. Se fosse in città , a 50.

IL TESTO: “The second to this time it’s a poison arrow / Or maybe one frame will freeze the answer / Leaving this place away from my house through the backyard” da ‘One Second‘.

LA DICHIARAZIONE: “Negli anni Novanta c’erano due fazioni ben distinte, chi ascoltava elettronica e chi il rock. Io amavo entrambe, andavo a ballare nei club, in qualunque luogo del mondo mi trovassi, e poi però ascoltavo anche i Nirvana, i Soundgarden e gli Alice in Chains. Negli album precedenti avevo scelto dei riferimenti alla new wave, in questo no” dall’intervista rilasciata a Wu Magazine.

UN ASSAGGIO Spin Around

IL SITO: http://www.tyingtiffany.com/

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