The Winstons – The Winstons
Genere: Rock psichedelico, progressive.
Protagonisti: Enro Winstons (tastiere, fiati, voce), Rob Winstons (basso, chitarra, voce) e Linnon Winstons (batteria, tastiera, voce). Fratelli che condividono la passione per la musica? No. Dietro gli pseudonimi si nascondono tre longevi esponenti della scena indie-rock italiana: Lino Gitto, presenza costante in molteplici release ed eventi della scena milanese, Roberto Dell’Era, bassista degli Afterhours, ed Enrico Gabrielli di Calibro 35.
Segni Particolari: Disco di esordio? Difficile parlarne in questi termini, considerata l’esperienza musicale dei tre. Forse è meglio dire che The Winstons è semplicemente il primo disco di un power trio d’eccezione; di quelli che non si sente spesso. Un album progressive e psych rock, dal tiro internazionale, uscito per l’AMS Records, casa discografica molto attenta al presente come al passato di questo genere musicale.
Ingredienti: Capelloni e barba, pantaloni a zampa e camicie a fiori. I tre “fratelli” riesumano quelle atmosfere anni ‘60/’70 in modo non solo personale, ma anche originale. Si percepiscono echi passati; si calpestano territori di una vecchia Canterbury (quella straordinaria scena musicale vissuta dai nostri padri e scoperta anacronisticamente dai più giovani, che vide come protagonisti leggende come King Crimson, Gong, Soft Machine); a polmoni aperti, si respirano fumi di una lontana Inghilterra. Ma terra ed aria assumono una densità ed una consistenza moderna. Con Freak nicotine comincia questo viaggio fuori dallo spazio e dal tempo. Il brano, che peraltro ha anticipato anche l’uscita del disco, giunge diretto all’orecchio, ma soprattutto al cuore dell’ascoltatore. E’ un tripudio di colori, di allucinazioni visive, di immagini fantastiche e surreali. In questo magico pianeta prog e psych, il trio è capace di creare nuove forme di vita. Infatti, sperimentando incroci di generi, la matrice progressive e psichedelica (sempre presente) si innesta a suoni solenni e jazzati (Driprotodon); ambienti caldi e pop (She’s my face che profuma di Doors), atmosfere astrali (in… On a cloud, si intravede l’ombra dei Pink Floyd). The Winstons è un opera colossale, di quelle che ti prende al primo ascolto.
Densità di qualità: Immaginate un dipinto colorato, coloratissimo. Un quadro, il più astratto possibile, che acquista forme e colori diversi, traccia dopo traccia. Sagome informi, perimetri indefiniti; sfumature calde, tinte più scure. Ogni brano fuoriesce dalla tela, prendendo vita incredibilmente: le tastiere diventano un percorso obliquo a pendenza variabile; i fiati sono uccelli deformi che volano leggiadri; basso e chitarra frutti magici ed ipnotici. The Winstons è un disco allucinante ed allucinogeno, che trascina chi ascolta in un universo stupefacente, creando uno stato di naturale alterazione psichica ed emotiva. Come una sostanza psicotropa crea assuefazione. Straordinariamente visionario.
Velocità: Si scalano montagne dalle alte cime, si attraversano foreste in corsa, si naviga in acque scure. Il tutto a velocità variabile.
Il testo: “Hold down, hold down, she’s my face, recluse, recluse, she’s my plain”. (da She’s my face).
La dichiarazione: “The Winstons sono un power trio basso, batteria, tastiere e voci dedito alla psichedelia e al culto dell’anarchia ancestrale. I loro grandi templi non sono lontani dal pianeta Gong: si stagliano nell’orizzonte di una Canterbury distrutta, a destra dalla tomba di Hugh Hopper dei Soft Machine e a sinistra di quella di Kevin Ayers. Navigano negli acquitrini maleodoranti del progressive, non curanti dello sporco che resta addosso ai vestiti. E chissenefrega, tanto lo sporco nel rock’n’roll diventa puro stile…”(dal comunicato stampa, 2016).
Peccato…”THE WINSTONS” stavano emergendo, ma la pandemia ha messo liro il badtone tra le ruote..😥
Correggo: la pandemia ha messo loro il “bastone tra le ruote”
Correggo: la pandemia ha messo loro il “bastone tra le ruote”