Selfishadows – Step On
PROTAGONISTI: Daniele Giustra (voce, synth, drum machine)
SEGNI PARTICOLARI: Selfishadows è un plurale maiestatis che risponde al nome di Daniele Giustra, un one man band della Factum Est Records. Quest’ultima è la neonata etichetta che fa riferimento alla più quotata ed affermata Jestrai Records (label di Verdena, Ulan Bator e tanti altri), la quale attraverso questa “costola” si prefigge l’obiettivo di racchiudere in sé realtà di nicchia, poco avvezze allo stesso scenario underground.
INGREDIENTI: “Step On” è un album del 2013 ma che non avrebbe sfigurato in quella cerchia di dischi pubblicati tra la fine degli anni ’70 e la metà degli ’80. Nove brani interpretati in inglese, il cui sound è assimilabile alla fredda wave dell’europa continentale di matrice tedesca, pertanto è facile trovare riferimenti e citazioni di artisti che hanno segnato quella sconvolgente epoca. Il timbro di Daniele Giustra, davvero ben gestito, richiama la calda voce di Blixia Bargeld leader degli Einstürzende Neubauten. Ed ancora: le atmosfere eteree e fumose create dalle distese di sintetizzatori, la fredda ed essenziale drum machine, componenti che conferiscono all’intero long playing un’impronta ambient cara ai Tangerine Dream che solo in rari episodi sconfina in orchestrali frammenti sigurossiani.
DENSITA’ DI QUALITA’: valutare un disco con un sound così inusuale rispetto al panorama indipendente italiano è davvero complicato, poiché si può cadere facilmente nel tranello “novità = qualità”. Step On soddisfa parzialmente questa uguaglianza.
La partenza è scandita, neanche a farlo apposta, dall’ingrediente che accompagnerà tutt’e nove i brani: i sintetizzatori. ‘You Know‘ è l’incipit sonora di “Step On”, la dichiarazione d’intenti che Giustra consegna all’ascoltatore, tanto che il verso you know my tastes, non sembra affatto casuale. La forza ed al contempo il punto debole di quest’opera prima è l’omogeneità nella scrittura delle tracce: il percorso non subisce cambi di direzione e la strada viene percorsa seguendo le indicazioni del primo brano come se questo fosse la stele di Rosetta dei restanti otto tasselli del puzzle. Va sottolineata, inoltre, la struttura che definisce la quasi totalità dei brani: intro di drum machine, letto di sintetizzatori sul quale si adagiano i testi scarni. Questa formula è vincente solo a tratti: infatti se in alcuni pezzi la trama cattura l’attenzione (a tal proposito spiccano le accattivanti ‘Change‘ e ‘My Faces‘), in altri prevale un tema ridondante che finisce per distrarre chi è al di là dell’altoparlante.
L’affinità sonora è così caratterizzante che al netto di numerosi e minuziosi ascolti nessun brano rimane impresso. Questo aspetto che in prima-e superficiale- analisi si tradurrebbe in una debolezza offre, invece, un’interessante chiave di lettura:”Step On” è un piccolo e coraggioso concept album che non affronta un tema particolare in quanto il vero “concetto” è proprio il suono.
I testi asciutti si affiancano al gioco di ombre che Selfishadows è riuscito ad imbastire, come se fossero le liriche ad accompagnare l’arrangiamento.
E’ un vedo non vedo costruito e prodotto egregiamente: tutto è perfettamente amalgamato e la cura dei dettagli (volumi, cori) è davvero notevole. Sembra di avere a che fare con una vera e propria band.
Impavido e fuori da ogni tipo di preconcetto musicale, “Step On” è un’opera prima che non elemosina nulla al fruitore al quale risparma la solita captatio benevolentiae di cui l’indie italiano è ampiamente infarcito.
Chi vuole avventurarsi in questo gioco d’ombre?
VELOCITA‘: 9 tracce per 42 minuti. Ma ne sembrano molti molti di più
TESTO: “please step on and close your eyes” da ‘Step On‘.
LA DICHIARAZIONE: “SELFISHADOWS è l’aspirazione di un set improvvisato e la necessità di una forma canzone ritrovata” da Facebook.com/selfishadows/info
UN ASSAGGIO: Now She’s Dead
IL SITO: Facebook – Selfishadows