Movie Star Junkies – Evil Moods
GENERE: Blues Punk
PROTAGONISTI: Stefano Isaia, voce e organo; Caio Miguel Montoro, batteria e percussioni; Vincenzo Marando, chitarra e voce; Alberto Dutto, chitarra e contrabbasso; Emanuele Baratto, basso e organo.
SEGNI PARTICOLARI: l’album, registrato in Italia e mixato a Berlino, mette in evidenza un sound acido e tagliente che propende per collocare idealmente la band oltreoceano per le sfumature psych, blues, garage e post-punk proprie della cultura USA che emergono da questo ultimo lavoro.
INGREDIENTI: Evil Moods è un disco sorprendente fin dal primo ascolto delle dieci tracce che lo compongono. I ritmi incalzanti e cadenzati delle chitarre elettriche in primo piano coinvolgono nei continui riff e nelle progressioni lisergiche che si susseguono instancabilmente. Spesso con riferimenti a testi di letteratura noir e poesie, l’album è anche ricco di spunti autobiografici. Apre il disco A Promise, un pezzo a cavallo fra indie e psych che racconta di un incidente potenzialmente fatale. Jim Thompson rappresenta molto probabilmente una delle canzoni più coinvolgenti e immediate di tutto il lavoro in cui risulta importante la collaborazione con Claudio Jolowicz, Jason Liebert e Bastian Dunckert, visto il largo spazio dato ai fiati. Sfumature anni Settanta emergono invece da A Lap Full Of Hate dal taglio graffiante dalle chitarre e dal cantato tormentato. Nel pezzo fanno capolino i sapori orientali che stanno alla base dei La Piramide Di Sangue, progetto parallelo di Stefano Isaia. L’album viene chiuso dall’accoppiata Red Harvest – il cui titolo fa riferimento all’omonimo romanzo di Dashiell Hammett – e Move Like Two Ghosts il cui testo è ispirato ad una poesia di Dylan Thomas in cui è la voce di Stefano Isaia a dare forma e suggestioni.
DENSITA DI QUALITA: ai Movie Star Junkies va riconosciuto il pregio di aver saputo forgiare un sound unico che ne rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica nel panorama alternativo italiano e non solo. La band ha il pregio di non essere mai rimasta ferma e di essersi messa continuamente in gioco senza la paura di timori reverenziali. La grande personalità di Stefano Isaia gioca un ruolo fondamentale per questa formazione: non si può evitare una menzione speciale per lui. Il lavoro di Vincenzo Marando è più ambientale e riempie i vuoti con un surplus di sfumature. Si percepisce senza la necessità di porlo necessariamente in primo piano. L’album bilancia brani più spinti a ballate, senza mai risultare piatto o radio friendly. Probabilmente, Evil Moods è l’album della piena consapevolezza di sé di una band uscita dalle cerchie ristrette del culto con una forma canzone che svela un quintetto al di sopra delle classificazioni e intento, in primis, a inseguire il proprio suono ideale.
VELOCITÀ: la forza della parole scandisce un ritmo incalzante.
Il TESTO: “don’t believe in hell / you can’t have it twice” da Jim Thompson
LA DICHIARAZIONE: « credo sia un disco bello nervoso, venuto fuori per necessità. Avevamo bisogno di mettere in chiaro un sacco di cose tra di noi e trasformare questo sfogo in musica, di alzare la voce… Rispetto a Son of the Dust che era un disco più meditativo qui non ci sono momenti in cui cala la tensione, il che è dovuto anche alla struttura di certi brani, due accordi sbattuti in faccia e via… » Stefano Isaia per Indie-Roccia.it