Mamasuya & Johannes Faber – Mexican Standoff
GENERE: jazz-funk-blues
PROTAGONISTI: Nicola Bruno, Matteo Carboncini e Stefano Resca + Johannes Faber
SEGNI PARTICOLARI: per questo secondo lavoro la formazione torinese si avvale di un collaboratore di spessore quale il trombettista tedesco Johannes Faber (Billy Cobham e Chaka Khan tra gli altri). Nato come gruppo strumentale votato al funk in questo lavoro i Mamasuya introducono nuovi elementi, talvolta svianti, pur mantenendo fede al percorso iniziato nel 2009. La sulla ricerca sonora e soprattutto una forte componente psichedelica, lasciando meno spazio rispetto al passato, ai soli di chitarra del virtuoso Matteo Cerboncini.
INGREDIENTI: l’iniziale The driver contiene già molti degli elementi che poi si ritroveranno scorrendo i brani: psichedelia, riff e spruzzate di free-jazz. Più distribuito il carico nelle altre tracce: tra la title-track un desert-song che permette di assaporare lo ‘stallo’(standoff) del deserto come lo si viveva nei film di Leone, la notturna Brain Rain, il funk-jazz di A frog in the fog e la più sperimentale Pussy trap, si spazia in diversi luoghi, anche mentali, trasportati dalle visioni sonore dei tre e dalle improvvise variazioni di marcia di Faber. Menzione a parte meritano il singolo El pueblo : Tarantino incontra Morricone mischiando talmente le carte da risultare veramente qualcosa di particolare e Ley de Fuga, quasi dieci minuti a duecento chilometri all’ora con poche aree di sosta: il pezzo che vale il disco intero. La soft e cristallina Amore mio con i fraseggi di J.Faber a condurre il brano e la decisamente funk-rock The pond/Ducks concludono il lavoro.
DENSITÀ DI QUALITÀ: Si diceva Morricone meets Tarantino, in realtà è un po’ riduttivo ma è funzionale per capire quali riferimenti sonori ha questo disco. In alcuni passaggi si rischia di finire nell’ “effetto fusion” dove l’ottima tecnica è fine solo a se stessa e non al mood del brano, come in A frog in the fog veramente troppo fuori contesto. Poi però ogni brano ha una sua personalità più o meno definita portando il giudizio complessivo molto positivo. Un disco di frontiera : vario, istintivo,allucinato e allucinante.
VELOCITÀ: variabile ma tendenzialmente alta
LA DICHIARAZIONE: “Rispetto al primo disco siamo stati più istintivi, abbiamo suonato senza il metronomo in cuffia, senza la precognizione di aggiustare a posteriori il nostro lavoro. E si tratta davvero di uno stallo alla messicana, riportato però nella dimensione urbana.” (da Alessandrianews)
IL SITO: http://www.mamasuya.it/