Kama – Un Signore Anch’Io
GENERE: cantautorato pop.
PROTAGONISTI: Kama: voce, chitarre, percussioni, batteria, cori. Hanno contribuito in modo fondamentale: Giacomo Vaghi: chitarre; Lou Capozzi: batteria, percussioni; Max Carinelli: chitarre; Tiziano Del Cotto: basso; Luca Bossi: piano, Fender Rhodes, wurlitzer. Musiciti aggiunti: Alberto Mota: basso; Davide Lasala: chitarre, cori; Stefano Caldonazzo: percussioni.
SEGNI PARTICOLARI: il primo e unico album di Kama (Alessandro Camattini da Milano) risale a esattamente dieci anni fa, si intitola Ho Detto A Tua Mamma Che Fumi ed era uscito per Eclectic Circus. Dopo non molto tempo, l’artista aveva firmato con la Sony, ma l’accordo ha prodotto giusto un paio di canzoni. In seguito, Kama non ha più fatto niente per molti anni, ma ora è improvvisamente tornato
INGREDIENTI: già dal lungo elenco dei musicisti che hanno partecipato, si capisce che questo disco suona più come il lavoro di una band che di un singolo autore. La cosa, in realtà, valeva anche per il disco precedente, rispetto al quale Kama ha mantenuto dei punti di contatto ma ha anche provato a fare cose diverse. Si può parlare di continuità con il passato per quanto riguarda due aspetti importanti dello scheletro delle canzoni, ovvero lo stile melodico e il timbro vocale, entrambi caratterizzati, ora come allora, da freschezza e immediatezza. Attorno a esso, ci sono un paio di aspetti, ovvero i testi e le atmosfere generali dei brani, per i quali alcune canzoni guardano di più al suddetto passato, mentre in altri casi si nota qualcosa di nuovo. I brani del 2006 erano quasi tutti votati al disincanto e al valore delle piccole cose e della quotidianità nella vita di una persona, mentre qui c’è una maggior varietà dal punto di vista delle prospettive sotto le quali le storie vengono narrate. Accanto a brani più vicini a quelli del passato, come Caffè Scorretto, Chi Ritrova Le Parole, Scegli Me, ce ne sono altri che percorrono nuove strade. L’iniziale Acqua, ad esempio, è cupa e intensa e racconta di quanto possa essere importante per due persone aggrapparsi alla protezione reciproca; Città Paradiso utilizza metafore quasi da fiaba per dare l’idea della voglia di scappare dalla società attuale, nella quale ci si sente sempre più sotto pressione quando si cerca di uscire da certi schemi precostituiti nel modo di condurre la propria vita; Sentirsi Come Robert De Niro, dal canto suo, racconta in modo sincero e spietato un certo modo di vivere tipico delle grandi città, caratterizzato da frenesia e necessità di apparire piuttosto che essere se stessi. Lo scarto più evidente rispetto a dieci anni fa riguarda la costruzione del suono, molto più ricca di elementi, dettagli, stratificazioni e soprattutto caratterizzata da una costruzione delle armonie dal forte tocco beatlesiano.
DENSITÀ DI QUALITÀ: non sembrano affatto passati tutti questi anni tra il primo album e questo, perché Kama è riuscito a fare come tutti quegli artisti in grado di partire da quanto fatto in precedenza per dare al proprio repertorio uno sviluppo interessante, che ne amplia gli orizzonti mantenendone i punti di forza e la personalità. Nonostante ne sia passata di acqua sotto i ponti, chi ascolterà questo disco conoscendo il precedente, riconoscerà subito Kama, e chi invece si approccia per la prima volta a questo autore, capirà subito che il suo stile non si conforma ad alcuno schema, se non a quello generale che prevede che le canzoni pop abbiano strofe, ritornelli, melodie e testi. Camattini è riuscito a trasferire alle novità presenti in questo disco la capacità di far risaltare concretezza, pienezza sonora ed efficacia senza appesantire le canzoni sotto nessun punto di vista. Tutto è nuovamente al posto giusto per fare in modo che questa risulti musica leggera nel senso più nobile dell’espressione, ovvero capace di arrivare al cuore dell’ascoltatore senza banalità e ruffianeria. Non era facile ottenere un simile risultato con un impianto decisamente più ambizioso, ma la missione è stata perfettamente compiuto, e Kama è chiaramente tornato per dire qualcosa di diverso, riaffermando al contempo la propria natura artistica. Ora speriamo di poter ascoltare queste canzoni il più possibile dal vivo e che non passino altri dieci anni per un nuovo album, ma intanto è bello ritrovare un artista di indubbio talento in questo stato di forma dopo un’assenza così prolungata.
VELOCITÀ: quasi sempre media, con qualche variazione di ritmo anche all’interno della stesa canzone.
IL TESTO: “Voglio avere il tempo per cercare le parole, per guardarti in viso, senza sesso, solo odore, un istante in questa vita fatta di stronzate, stai in alto, nell’aria. Ma il tuo caffè è scorretto, e poi mi mostri il petto, così non hai ascoltato niente di quello che ti ho detto. Che cosa devi vendermi? Coi trucchi i maghi incantano per una notte sola” da Caffé Scorretto.
LA DICHIARAZIONE: quando si estrae il cd dalla custodia, sotto si leggono queste parole: “”Ah. Dio non esiste. Fatela finita. Proteggete i vostri figli dal catechismo: i bambini hanno il “vizio” di credere alle favole”.