Joseph Bruno – Joseph
Protagonisti: Joseph Bruno, cantante e musicista di Sapri, che vanta militanza o collaborazioni con molte altre formazioni (Aura, Tarantanova, Enjoy the Void, Barracca Republic). Al lavoro partecipano Pietro Lorenzotti (basso in ‘Beyond the way’), Giovanni Trotta (batteria in ‘Live you life’), Arianna Cirillo e Caterina Fucciolo (cori). In uscita per Some Music Records, Joseph è stato arrangiato, mixato e masterizzato da Christian Botti, che ha anche contribuito da musicista.
Ingredienti: in un’epoca in cui a prevalere sono l’elettronica e le produzioni curate che in molti casi superano l’idea di base, Joseph Bruno tira fuori un lavoro (finalmente) concentrato su melodia e struttura. Il riferimento sono gli anni ’80, strizzando gli occhi al pop-rock dei ’90, ampiamente influenzati dalla decade precedente. Tutte queste influenze sono racchiuse perfettamente in ‘Father’ e ‘Live your life’, che richiamano alla mente tanto i cori dei Police (con tanto di progressioni di synth), quanto il “rock da stadio” a cui gli U2 ci hanno abituati. Non mancano gli interessantissimi spunti acustici, a tratti America, a tratti Paolo Nutini (‘Forgot’) e le ballate alla Keane (‘The world in my hands’).
Densità di qualità: composto durante il lockdown, Joseph risuona di riferimenti al presente. E così ci si può riconoscere nelle idee di evoluzione, accettazione, cambiamento, che permeano i 10 brani e che per molti di noi sono stati accentuati dalla pandemia in corso. Pur mantenendo questo forte legame col presente, questo è tuttavia un lavoro che musicalmente guarda al passato. In quanto tale può far storcere il naso a chi sostiene la modernità musicale a prescindere, ai “puristi del futuro”. Eppure, al di là della questione puramente ideologica, c’è un’attenzione alla melodia che non può essere ignorata e che piacerà tanto ai nostalgici del passato quanto ai semplici amanti delle belle canzoni. Un altro punto di forza è la capacità di combinare elementi molto diversi. Gli echi new wave di ‘The time has come’ (a tratti quasi Talking Heads), vanno perfettamente a braccetto con gli spunti di ‘Fly’, che potrebbe anche essere stata composta da Wild Beasts o The Horrors, per fare qualche esempio. Le già citate ‘Forgot’ e ‘The world in my hands’ arricchiscono l’insieme di influenze folk, che però riescono a non rompere con l’insieme. Il tutto non è semplice citazionismo, ma una precisa idea di musica portata avanti nel dettaglio, e con criterio. La differenza si sente e si fa apprezzare tutta.
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7/10
Giudizio riassuntivo
Un lavoro che combina con maestria gli universi musicali a cui fa riferimento e che convince nel non ridursi al citazionismo.