Clustersun – Avalanche

Anno: 2021
Genere: psych rock, shoegaze.
Etichetta: Icy Cold Records, Little Cloud.

Protagonisti: I Clustersun sono Marco Chisari (voce e basso), Mario Lo Faro (chitarre), Andrea Conti (batteria).

Ingredienti: E’ evidente il progressivo abbandono di quelle atmosfere più fluide e shoegaze a cui i Clustersun ci avevano abituato. In questo nuovo episodio ci si ritrova in un ambiente più terreno, schiantati violentemente al suolo. Il ritorno alla materia primordiale. Dimenticatevi quindi l’etere cosmisco e preparatevi a scendere giù, direttamente all’interno crosta terrestre. Lo stato liquido e aeriforme diventa solido. La materia perde rarefazione ed acquista il suo giusto volume, la sua giusta forma. Questo è Avalanche. Questi sono i Clustersun nel 2021, nella loro spontanea e naturale evoluzione: i suoni, l’attitudine, l’approccio diventano maggiormente diretti e impattanti, più psych, post punk; si accentuano le venture cupe, lo sfondo nero, ma si mantine sempre una intrinseca e naturale purezza.
Già a partire dall’opener Desert Daze le temperature di fanno elevate, si intraprende un viaggio nell’arido deserto, la pelle è urticante, bruciata da ardente sabbia, tra rocce vulcaniche, a contatto con la lava incandescente. Il sisma sonoro generato da colpi di batteria si fonde alle trame tracciate da un basso infuocato e da una chitarra rovente. “I got fire in my hand“. Acida. Psych. “And so this is the end?“: cala la notte con il blues desertico di All your pain che riecheggia come un loop ipnotico, così dolcemente nervrotica. Lo stesso mood in Closer/Deeper, mentre Juggernaut è intrisa di cupa drammaticità e si muove in ambienti più goth. Una onirica oscurità emerge in Avalanche (Legion 5) che custodisce qualcosa di epico e visionario. Barricades rompe il muro del tempo: ci si ritrova intrappolati in un labirinto ermetico, senza via di fuga. Il tutto è enfatizzato da una chitarra che sembra urlare e riprodurre i tuoi peggiori incubi. L’oscurità rende la luce più splendente: dopo la notte arriva l’alba coi suoi tenui colori e Sinking in to you è una carezza al cuore. Struggente con i suoi toni shoegaze e dream pop. Ma è solo un attimo, perchè a chiudere il disco è l’incendiaria Scar.

Densità di qualità: Ogni pezzo di Avalanche ha una storia da raccontare, un’anima profonda, ma tutte sono unite da un unico filo conduttore, da un unico disegno mistico; cupo e brillante allo stesso tempo. La verità è che ogni traccia può atteggiarsi a singolo, perchè tutte funzionano. Da sole e nel loro insieme. Dall’inizio alla fine.

  • 10/10
    Voto - 10/10
10/10

Giudizio riassuntivo

Un unico disegno mistico; cupo e brillante allo stesso tempo

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