Nuovo singolo di An Early Bird (+ intervista)
Oggi, 15 maggio, esce il nuovo singolo di An Early Bird dal titolo From Afar. Prodotto, ancora una volta, con Lucantonio e Claudio dei MasCara al loro Faro Studio, la canzone rappresenta un nuovo tassello nello svolgimento del percorso artistico del musicista campano. Visti l’interesse e la stima che da sempre nutriamo per lui e che non abbiamo mai mancato di manifestare, abbiamo ritenuto che le cose siano arrivate a un punto per cui fosse molto più interessante scambiarci alcune domande e risposte. Qui di seguito trovate la chiacchierata, che mette in luce diversi aspetti di ciò che sta succedendo.
Facciamo un po’ d’ordine: nel 2020 sono già uscite tre canzoni a nome An Early Bird: faranno tutte parte del disco nuovo o qualcuna è solo un singolo a sé?
L’apripista di febbraio Talk To Strangers, pur facendo parte della stessa sessione di registrazione, è un episodio a sé stante mentre One Kiss Broke The Promise e From Afar sono estratti dal mio secondo album che sarà pubblicato a settembre. Prima di allora però di singoli ne usciranno altri due.
Non so perché, ma i tre titoli (li ricordo: Talk To Strangers, One Kiss Broke The Promise e From Afar) danno la sensazione di essere pezzi della stessa storia. Ho intuito correttamente?
In realtà la più vecchia è From Afar, l’ultima uscita in ordine cronologico. Poi OKBTP e infine Talk To Strangers che è stata scritta durante lo scorso tour. Se vogliamo al centro hanno un disperato bisogno di connettersi l’uno all’altro.
Tra il primo album e il successivo EP c’è una differenza in termini di arrangiamenti, con l’utilizzo di un ventaglio sonoro più ampio che mi sembra avere lo scopo di dare pienezza al risultato complessivo. Invece, in queste tre canzoni nuove, ho l’impressione che si cerchi qualcosa di diverso, ovvero di aumentare la gamma delle sfumature e la profondità ma senza dover riempire a tutti i costi. Cosa ne pensi?
L’approccio è stato quello del “less is more” – quindi provare a individuare delle soluzioni che potessero funzionare anche con pochi elementi. Quindi abbiamo lavorato sul suono e sull’accostamento di arrangiamenti ed elementi in genere estranei al classico formato da folksinger. L’EP forse aveva tante idee, forse troppe, e stavolta ho voluto “arrivare pop” nelle intenzioni ma attraverso un’estetica più elaborata e personale. From Afar è un esempio perfetto: c’è la cassa dritta in alcune parti, dei grossi sintetizzatori e dei disturbi elettronici ma di base è una ballata acustica che potrebbe funzionare anche da sola.
Le due canzoni precedenti sono entrambe prodotte con Lucantonio e Claudio, anima dei MasCara che tanto amo. Anche questa lo è? E anche il resto di questo secondo disco? Com’ è andato comunque il lavoro con loro due?
Tutto l’album è stato realizzato con loro, come del resto l’EP. Lavorare con loro mi piace molto perché ci intendiamo molto bene su un terreno che ci è comune ma esiste un altro terreno – di scontro amorevole – che si gioca sulla loro visione più alternativa e la mia tendenza ad avere il controllo sul modo di concepire e vestire le canzoni. Tutto questo rende la cosa interessante perché alla fine il risultato è un lavoro che sposta più in là l’asticella del mio modo di fare musica.
Detto che continuo a ritenere il tuo stile sia tra i più riconoscibili al momento in Italia, con le ultime due canzoni mi sono tornati alla mente un paio di band della prima metà del decennio scorso, rimaste per poco tempo sotto ai riflettori ma molto apprezzate tra noi orfani del britpop: parlo dei Thirteen Senses per One Kiss Broke The Promise e degli Electric Soft Parade per questa From Afar. Forse, col britpop revival più fiorente che mai, inconsciamente ti è tornato in mente quel periodo che ancora oggi rimane una sorta di scrigno nascosto ma che ci ha permesso di godere di tante belle cose?
In realtà non ho mai approfondito i due gruppi che hai citato anche se qualcosa degli Electric Soft Parade l’ho assimilata – il disco di debutto Holes In The Wall è meraviglioso. Non so cosa possano richiamare in mente, personalmente OKBTP mi ricorda il David Gray di White Ladder mentre per From Afar faccio molta fatica a trovargli appigli in qualcosa – merito dei ragazzi del Faro Recording Studio che hanno provato a svestirmi di scimmiottamenti e condizionamenti artistici. Ascoltare con me non è il termine più adatto perché sono abituato a divorare la musica ed esplorare in una continua ricerca di cose nuove e cose che un musicista “deve conoscere”. Questo penso che mi metta in testa una visione di quello che faccio che però non corrisponde a come vengo percepito da chi mi ascolta: e questo è il bello di chi fa musica. Comunque sarà un caso ma il nuovo album degli Electric Soft Parade è appena uscito!
Cosa possiamo aspettarci dal resto del disco? Tra gli elementi di cui abbiamo parlato nelle precedenti domande, ce ne sono almeno alcuni estendibili alle altre canzoni? E c’è, invece, qualcosa di diverso che scopriremo solo con l’ascolto?
Il disco ha 10 canzoni che sono tutte abbastanza diverse le une dalle altre ma una cosa è certa: hanno una propria anima e vivono di vita propria. Pensa a una galleria di un museo che ospita diversi artisti che appartengono a uno stesso filone: ogni opera avrà un proprio tocco e una specifica sensibilità ma vivrà in ogni caso all’interno di un filone e di un universo estetico coerente. Tecnicamente parlando, ho registrato tutto il disco con una Guild della serie Troubadour accordata in mi maggiore, senza plettro e spesso in finger style. Inoltre in alcuni pezzi – e non solo in Talk To Strangers – ho coinvolto Old Fashioned Lover Boy che ha registrato delle voci e delle chitarre.