Vorianova: sono tempi scueti quelli che viviamo
La rete ci ha accolto con l’anteprima del video del singolo “Salina” che penso possa essere un manifesto di questo nuovo disco di inediti dei Vorianova. Disco di commistioni e di nuovi scenari. Elettronica e terra arida di antiche tradizioni. La Sicilia del duo formato da Biagio Di Gesaro e da Alessandra Macellaro La Franca che per l’occasione trovano riparo anche dentro i suoni e la direzione artistica di Leonardo Bruno, in questo disco dal titolo “Tempi scueti” è il centro nevralgico del nuovo tempo: tempo di decadenza e di rinascita, tempo di nuove cose difficili da comprendere. Tempo dentro cui dobbiamo imparare linguaggi nuovi. E la commistione tra passato e futuro è assai interessante…
Beh avevamo presentato “Salina” e attendevo questo disco per capirne la direzione. Il futuro è la direzione o sbaglio?
Prendiamo a prestito una citazione del grande informatico americano Alan Kay che dice “Il miglior modo di predire il futuro è inventarlo”. Questa frase rappresenta ciò che abbiamo voluto e cercato in questo disco; sono stati tre lunghi e intensi anni di lavorazione, intesa e collaborazione con Leonardo Bruno, che di questo disco è il music producer. La curiosità è stata la nostra bussola, un desiderio condiviso di superare gli schemi e di esplorare nuovi territori sonori. Messi da parte i preconcetti, ci siamo immersi in un’odissea musicale, setacciando i meandri dell’elettronica più sperimentale. I primi battiti ritmici, timidi e promettenti, sono stati il punto di partenza di un percorso affascinante, dove Leonardo ci ha guidati con la maestria di un alchimista, svelandoci nuove possibilità espressive. Come in un gioco di costruzioni, abbiamo assemblato sonorità disparate, intrecciando il suono antico degli archi con ritmiche serrate e articolate. Un contrasto che, lungi dall’essere stonato, ha generato una sinergia inaspettata, dove il passato dialoga con il presente in modo sorprendente. La voce, con le sue antiche assonanze dialettali, è diventata il fulcro attorno al quale si sono articolate le nostre sperimentazioni. Un omaggio alle radici, ma anche un invito a guardare oltre, a esplorare nuovi orizzonti linguistici. Leonardo è un musicista visionario, capace di coniugare tradizione e innovazione con una naturalezza disarmante. La sua creatività è una forza inarrestabile, che ci ha spinto a superare i nostri limiti e a realizzare un progetto ambizioso e originale.
In questo album, abbiamo voluto celebrare la libertà espressiva, l’importanza del gioco e della sperimentazione. Un viaggio musicale che ci auguriamo possa coinvolgere gli ascoltatori, stimolando la loro curiosità e la loro immaginazione.
E l’uso del dialetto? Per voi che significa?
Da sempre il nostro progetto riflette un forte senso di appartenenza ad un territorio reale, ma che è anche mentale se così si può definire, radicato dentro di noi. Il nostro modo di esprimerci, le nostre canzoni e la nostra musica nascono tra le alture delle Madonie, luoghi ancora quasi incontaminati dall’uomo, lontani dalla frenesia delle città, luoghi dove puoi vivere a pieno l’essenza della tua impronta su questa vita.
Usare il dialetto siciliano, più specificamente il dialetto del nostro paese Isnello, è sempre stata per noi un’esigenza dettata dalla spontaneità con la quale ogni giorno ci esprimiamo. Tradizione è per noi identità, non è omologazione con quel tipo di tradizione che oggi in modo molto scontato si vuole per forza far accostare al folklore. La nostra identità è profondamente mediterranea, la nostra storia personale ci parla di un’infinità di culture diverse che ci hanno forgiato e che hanno dato una fortissima impronta originale al nostro essere un popolo del “Sud”. L’espressività del dialetto è data da questo, è una vera e propria lingua che non ha bisogno di essere veicolata attraverso schemi musicali predefiniti; la nostra ricerca verte sempre verso l’esplorazione di nuovi mondi sonori che possano dare forza alle parole dialettali. Da sempre proviamo a muoverci verso il futuro, facendo della tradizione le fondamenta sulle quali costruire mattone dopo mattone una nuova idea di musica dialettale.
E nel futuro che fine farà il dialetto?
Lo Stato Italiano in questo momento vive uno dei suoi anni più bui, è incapace di vedere e di ammettere le diversità come oggetto di valore e valorizzazione, uno Stato che sotto una contorta idea di patria snobba e denigra le differenze regionali, culturali e sociali. La Tv, e ancor di più il cinema, scimmiottano dialetti napoletani o siciliani che nulla hanno a che vedere con la vera lingua parlata, ricca di fonemi ed espressioni che purtroppo via via stanno sparendo. La scuola può ancora fare tanto, ma bisogna lavorare sulla valorizzazione delle piccole realtà locali o provinciali; diversamente i dialetti rischiano di sparire. Purtroppo. Ma la cosa che più ci spaventa è il fatto che di conseguenza sparirà ancora di più l’interesse per quelle aree, ricche di cultura, tradizione, storia. C’è comunque da dire che qualcosa si sta muovendo in questa direzione, sono piccoli semi che stanno germogliando, ci auguriamo che il futuro riservi una vera valorizzazione delle diversità culturali. E’ anche questo uno dei messaggi che da sempre veicoliamo attraverso le nostre canzoni, che si fanno bandiera per la valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale siciliano.
Tanta orchestrazione nel disco… anche tantissimo pop se vogliamo. Il futuro per voi non passa anche per la ricerca di una forma?
Ci siamo inoltrati, come intrepidi esploratori, nelle intricate mappature sonore del nostro tempo, senza mai dimenticare le radici profonde della nostra tradizione musicale. Assetati di novità, abbiamo incontrato l’eclettico musicista madonita Leonardo Bruno con il quale si è instaurata un’immediata e profonda sintonia. Leonardo, da sempre proiettato verso orizzonti sonori inesplorati, ci ha guidati in un viaggio affascinante. Abbiamo lavorato sulla sonorità del nostro dialetto, intrecciando le parole della nostra letteratura con sperimentazioni musicali audaci. Il vecchio e il nuovo si sono fusi in un connubio inaspettato, creando un sound unico e coinvolgente.
Le sorprese di Leonardo sono state continue: incastri ritmici geniali, sonorità enigmatiche e quasi esoteriche, il tutto condito da una buona dose di pop e rock. Con lui, la musica è diventata un gioco stimolante, un continuo fluire di groove e beat che ci ha coinvolti fin dalla prima nota. Il nostro disco è come una partitura classica, rigorosa e complessa, ma allo stesso tempo vibrante e appassionata. Non vediamo l’ora di portarlo sul palco, insieme a Leonardo, per condividere con il pubblico questa emozionante avventura musicale.
Che sia un disco politico questo?
È un disco che, come un grido lacerante, denuncia le storture del nostro tempo. Un’opera che non si limita a descrivere la realtà, ma la interroga, la mette a nudo, la giudica. È un disco che anela ad una sinistra rinnovata, capace di riaccendere le speranze e di indicare una via d’uscita da questo presente oscuro. Un disco che, come una bussola smarrita, cerca una nuova stella polare.