Roccia Ruvida: DECA
È inevitabile. Quando il suono diviene foriero di visioni altre, c’è sempre (o quasi sempre) una storia degna di essere ascoltata. Ed è quello che cerchiamo di fare noi con questa piccola rubrica e con il gioco delle domande acide. DECA, al secolo Federico De Caroli, scrittore, ricercatore di suoni, compositore e tantissimo altro, ha da poco dato alle stampe il suo ventunesimo disco dal titolo “Strategia Esoterica”. E subito capisco di non avere armi nel confrontarmi con chi di questi temi si nutre con cultura spessa e qualitativa, con consapevolezza, con puntualità. Un impatto sonoro che distrugge non solo la consuetudine della forma canzone, ma anche quella della composizione tout court. Ho provato a metterlo in difficoltà. Non ci sono riuscito neanche sul tema ostico di Spotify. Dopo l’ascolto reiterato, si rende palese l’abbandono. Chiedo al disco di guidarmi e senza l’uso di alcun dispositivo industriale. Buona lettura e buon viaggio…
Un suono che sembra messo li… come a dire: suono cose a caso poi ci trovo un significato. Che mi rispondi?
Potrebbe anche essere così, in effetti. A un primo approccio è difficile capire se c’è un concept iniziale alla base del lavoro o se si tratta solo di una raccolta di pezzi che si sono coagulati successivamente attorno a un tema attrattivo. Sicuramente chi non conosce la mia discografia quando ascolta Strategia Esoterica può fare mille congetture. Anche chi non conosce il mio retroterra culturale potrebbe sospettare che ho cercato di gettare il sasso nello stagno giusto. Invece chi mi conosce e mi segue da tempo sa bene quale tipo di percorso ci sia dietro a ogni mio lavoro, soprattutto quelli più sperimentali. E lascio da parte i due album ispirati ad altrettanti miei romanzi (“Aracnis Radiarum” e “Onirodrome Apocalypse”) perché lì la prova è inconfutabile. Strategia Esoterica chiude un’ideale trilogia di cui fanno parte i precedenti Lucifero Alchemico e Antimateria Psichica: il primo basato sul legame tra la figura di Lucifero e la Via Alchemica, per l’appunto, frutto di oltre due anni di ricerche e di registrazioni che trovassero una perfetta aderenza alle iconografie da cui è nato il progetto; il secondo basato sullo studio delle onde cerebrali, dove ciascun brano è caratterizzato da una specifica frequenza (onda Delta, onda Theta, ecc.). Dietro ogni capitolo del mio lavoro c’è un concept di base che rispecchia via via le tappe della mia evoluzione personale, dei miei studi, degli interessi talora anche morbosi che mi hanno appassionato. Il tema di ogni disco sta a monte della produzione musicale. Comunque per i malfidati è a disposizione l’archivio coi files di lavorazione. Lì trovi decine di frammenti e spezzoni del work in progress, sia per la parte sonora, sia per la parte grafica. Tutti datati e da cui si evince che i temi del progetto sono antecedenti o contestuali alla produzione musicale.
Voci registrate quando stavano in stato di trance. Ho capito bene? Che poi oggi possiamo prendere e fare tutto, modificarlo in ogni modo e inventarci chissà quale storia da metterci dietro… o no?
Già avere una buona idea per metterci una storia dietro non è male. Ci sono musicisti che ormai fanno dei copia/incolla spudorati, delle vere ruberie creative senza la benché minima personalizzazione. Altro che inventare una storia… Per carità, adesso con l’intelligenza artificiale peschi a caso nel magma del web ed esce di tutto. Però la differenza si sente. Quanto meno se sei un addetto ai lavori la senti. Per questo io ho continuato a sperimentare in autonomia cercando di mantenere una certa modalità artigiana per generare i miei suoni. Sperimentavo quarant’anni fa coi mezzi di allora e sperimento oggi senza aver fatto chissà quale balzo tecnologico in avanti. Anzi, uso sintetizzatori vintage, sto lontano dai software, dai simulatori, persino dai sequencer perché essendo un pianista vero posso permettermi di suonare manualmente tutto. Sperimento con curiosità e tento strade che altri reputano follia, non fosse altro che per il tempo che richiedono. Dunque, le voci in stato di trance non sono una balla per fare colpo, io non ho bisogno di fare colpo. E poi non si tratta di chissà quale novità mirabolante. Ricordi che già nel 1976 il regista tedesco Werner Herzog girò un film facendo recitare gli attori in stato di ipnosi? (Herz aus glas – Cuore di vetro). Io quando ho registrato Strategia Esoterica mi sono trovato in una condizione analoga, benché imprevista. L’ascolto ripetuto di alcune sonorità che avevo elaborato a un certo punto ha indotto uno stato ipnotico. Stato da cui mi era difficile uscire perché era come se mi facesse sprofondare in certi ricordi molto emozionali. Mi ci sono ritrovato inconsapevolmente. Sono rimasto affascinato e sconvolto nel contempo. In quella condizione ho deciso poi di registrare consciamente delle tracce vocali. La voce fluiva fuori dal corpo senza che io la controllassi. Il risultato è stato molto particolare, straniante. Non avrei mai potuto ottenere quel tipo di vocalità in stato di coscienza.
Esoterismo, viaggi dentro l’anima, simbologie e ritualità. Il nichilismo della realtà nuda e cruda spaventa troppo? Bisogna per forza rifugiarci in credenze non terrene?
Già separare terreno e ultraterreno vizia a monte la domanda e l’eventuale risposta. La tradizione esoterica non è svincolata dall’esperienza sensibile. Chi pratica una Via Iniziatica viene introdotto alla conoscenza di un sapere esoterico che non implica assolutamente slegarsi dalla realtà dimenticando le cose pratiche della vita. Non è che la ritualità porti su un piano ulteriore che può fare a meno dalla materia. I simboli si studiano sui libri. La ritualità rende funzionali all’eggregoro oggetti, gesti, parole che non esulano dalla dimensione tangibile. E francamente parlare di “credenze” getta un’ombra di scetticismo dozzinale su questo discorso. Tra l’altro io sono stato più volte additato proprio come un nichilista, per via di una certa visione che ho della radice antropologica della società umana. Dalla mia musica così come dai miei scritti affiora una visione del mondo tutt’altro che new-age o spirituale. Dunque, non c’è alcun rifugiarsi. Semmai c’è una volontà di evoluzione ed espansione. Per meglio comprendere. L’obbiettivo è sempre quello di vivere secondo una chiave alchemica, ovvero passare dalla Nigredo all’Albedo per poi giungere alla Rubedo. E questi passaggi si fanno necessariamente con l’esperienza materiale, interiorizzandola nel modo corretto.
E anche a te la domande delle domande: mesi di lavoro, soldi investiti, sforzi mentali, fisici e tanto altro. Poi? Poi regaliamo tutto questo alla rete che con un click gratis può ascoltare tutto. E ci lamentiamo del sistema ma voi artisti siete i primi a pagare per venir distribuiti gratuitamente dalla rete. Spotify in primis… esoterismo a parte, scendiamo nel concreto: non ti sembra un paradosso?
Veramente io, più che pagare, incasso. Di musica ci campo. Ma ti faccio un esempio calzante sul tema. Cinque anni fa col mio editore decidemmo di mettere in rete alcuni miei vecchissimi brani degli anni ’80. Uno di questi, un brano strumentale fino ad allora inutilizzato, fu quasi subito inserito nel trailer di un film della Marvel. La Marvel, non lo youtuber che cazzeggia e usa la musica a sbafo. Ora… partiamo dall’assunto che non è un paradosso mettere a frutto la propria arte. Non lo è mai stato, sebbene da sempre ci siano artisti che sono degli ottimi venditori di sé stessi e altri che a parità di valore fanno la fame. La musica è sempre stata inevitabilmente legata a una forma di mercato che è cambiata coi tempi e con gli scenari socio-economici delle singole realtà geografiche. Oggi lo scenario è globale e regole e modalità si stanno omologando: rendere la musica a portata di mano subito e ovunque. Però se è davvero gratis spesso hai limitazioni, pubblicità, eccetera. Sennò paghi. Sembra che attraverso il web quasi tutto sia reperibile, ma con la lente di ingrandimento vedi che la qualità non sempre è la stessa e che la fruizione random dello streaming priva una buona fetta di pubblico di tutti quegli appaganti dettagli che la musica ti può dare. Non si spiegherebbe perché un sacco di gente continua a svenarsi per comprare vinili e per andare ai concerti. L’esperienza musicale ha una stratificazione che non può limitarsi agli mp3 in rete. In questi ultimi anni diverse etichette in tutto il mondo hanno ristampato miei vecchi lavori e raccolte antologiche sia su vinile che su cassetta. Edizioni per collezionisti che si esauriscono nel giro di poche settimane. Strategia Esoterica lo trovi su YouTube e Spotify, ma sta vendendo bene anche l’edizione in CD. Poi dal mio cospicuo catalogo – che è quasi tutto disponibile sul web – attingono network televisivi internazionali e case di produzione hollywoodiane che pagano royalties. No, non è un paradosso.
E come sempre chiudiamo abbassando l’ascia si guerra. Grazie di cuore per esserti prestato al gioco delle domande spigolose. Ma la verità è che dietro questo suono possono essere molteplici, anzi infinite le letture che ognuno di noi può fare… come ti poni nei confronti di chi legge il tuo lavoro in modo assai distante dai messaggi che hai voluto affidare al suono?
Spero di avere risposto in modo adeguatamente spigoloso! Trovo sia un bene che la mia musica possa essere ascoltata liberi dal vincolo del concept di base. Significa che ha un suo valore intrinseco e interpretabile. Se uno si mette le cuffia e si concentra su Genesi Apocrifa – per citare uno dei pezzi dell’album – non deve sentirsi condizionato dal titolo. Tanto meno dalle immagini della copertina. Quelli sono tracce coerenti che ti legano alle idee e alle ispirazioni dell’autore. Ma puoi anche farne a meno. La musica oltretutto si amalgama agli stati d’animo del momento, al vissuto personale. Accade con le canzoni pop (che hanno un testo, tra l’altro) e ragion di più accade con i brani strumentali che esulano da un genere preciso e hanno un potenziale molto più elastico. Una delle tante interviste pubblicate in queste settimane titolava “Deca: il suono, la visione, la potenza”. Concetti altisonanti, ma sintetizzano bene l’approccio che la mia musica ha verso chi ascolta; e non solo, anche l’approccio che l’ascoltatore può avere verso la mia musica. L’iconografia esoterica ha una sua rilevanza, permea l’opera dell’essenza della sua radice e le dà una valenza che rispecchia chi sono e dove sto guardando Non deve però imbrigliare le percezioni individuali nell’esperienza immersiva dell’ascolto.